In famiglia c'è un caso sospetto di Coronavirus: scoppia il panico in farmacia

Giovedì 2 Aprile 2020
Una farmacia
PORDENONE - A una settimana fa risale il caso del 60enne positivo al Covid-19 che, in attesa di sottoporsi al secondo tampone, si è presentato senza protezioni in una farmacia di Udine. Qualcosa di simile è successo anche a Casarsa, dove il marito di una donna che si era appena sottoposta al tampone, è andato a prenderle i medicinali senza mettersi in autoisolamento. I farmacisti si sono subito accorti che i farmaci erano destinati a qualcuno che aveva sintomi influenzati ed è scattato l'allarme. All'ingresso è comparso il cartello chiuso per sanificazione, una situazione che in paese ha creato allarme. La donna sottoposta ad accertamenti è risultata negativa e la preoccupazione è rientrata, resta il problema della sicurezza in tante farmacie che in questo momento rappresentano un presidio sul territorio. Come si tutelano i farmacisti? Come garantiscono le condizioni di sicurezza all'interno delle farmacie?
BATTENTI CHIUSI
In pochi hanno adottato i battenti chiusi, il sistema che si usa nei turni notturni e che permette di servire il cliente da un pertugio. A Pordenone, ad esempio, si può notare alla farmacia Zardo, in qualche punto comunale e e Alla Fede di corso Vittorio Emanuele, dove il dottor Andrea De Toni lo utilizza con estremo rigore. «Spiace - osserva - ma oggi è il modo più sicuro per tutelare i dipendenti e gli stessi clienti. È una questione di responsabilità e di rispetto per tutti coloro che in questo momento lavorano nelle terapie intensive e in pronto soccorso. È una situazione imprevista ed emergenziale, i clienti capiscono, anche se gli anziani fanno più fatica». De Toni auspicava una condotta omogenea da parte di tutta la categoria, ma così non è stato. «Dobbiamo garantire il servizio - afferma - e per farlo dobbiamo limitare i contatti. Io sono presente, ma per le cose importanti, non per andare a rovistare nel cestino delle offerte. Questa è anche una forma di rispetto per coloro che sono stati costretti a chiudere».
BATTENTI APERTI
Massima prudenza per non rinunciare al contatto con la gente in piazza Risorgimento, dove il dottor Emilio Badanai Scalzotto non se l'è sentita di chiudere le porte. «Bisogna che stiamo con la gente - dice - Abbiamo sospese le autoanalisi e riorganizzato le modalità di accesso in farmacia. Ho notato che le persone si stanno abituando all'essenziale, non chiedono nulla che non sia effettivamente indispensabile. Dopo questa esperienza saremo tutti molto cambiati: più attenti all'igienizzazione, meno baci, abbracci e strette di mano». La paura rischia infatti di lasciare tracce profonde. Chi entra nella farmacia del dottor Badanai Scalzotto, anche se non ci sono i battenti chiusi, capisce che tutto è cambiato. Il numero per la coda si prende all'ingresso, dove si deve attendere una chiamata (in molti aspettano in auto per limitare i contatti). Solo tre, al massimo quattro, delle sei postazioni nei banconi sono aperte. Le farmaciste sono protette da una barriera di plexiglass, c'è in funzione uno sterilizzatore d'ambiente a raggi ultravioletti e ogni due ore la farmacia viene sanificata con candeggiante balsamico. «C'è ordine e rispetto - osserva il farmacista - Del resto sono a casa tutto il giorno, ascoltano la televisione, leggono i giornali e sono molto informati».
C.A.
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Ultimo aggiornamento: 17:19 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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