Il Coronavirus fa paura, le case di riposo si blindano: si va verso lo stop alle visite parenti

Domenica 4 Ottobre 2020 di Redazione
Casa Serena a Pordenone
PORDENONE - Le case di riposo della provincia di Pordenone entrano in una specie di stato di “allerta arancione”, anticamera di quella rossa vissuta durante la scorsa primavera. Il focolaio scoppiato a Casa Serena e il caso scoperto all’Asp di Cordenons, dove un’operatrice è risultata positiva, hanno fatto suonare il campanello d’allarme in tutte le strutture per anziani del Friuli Occidentale. E i direttori delle singole case di riposo sono pronti a varare immediatamente nuove misure di sicurezza per proteggere anziani e infermi, cioè le due categorie che maggiormente possono andare incontro a conseguenze fatali dopo aver contratto il Coronavirus. D’altronde i dati della Regione parlano chiaro: dall’inizio dell’emergenza, approssimativamente un morto di Covid su tre si trovava in Rsa o in casa di riposo. Proteggere ad ogni costo diventa quindi il primo imperativo da mettere in pratica per dimostrare di avere imparato la lezione di primavera. E le strade saranno due: la limitazione ulteriore delle visite parentali, sino alla chiusura totale, e l’incremento del ritmo con il quale vengono effettuati i test. E questo secondo tema andrà a toccare anche i conti delle singole case di riposo. 
I DETTAGLI
I direttori delle principali strutture per anziani della provincia di Pordenone si dicono pronti a sospendere le visite dei parenti degli anziani ospiti. Al momento le regole rimangono quelle dell’estate, con ingressi contingentati e su appuntamento, ma la stretta è già pronta. «Il focolaio di Casa Serena -spiega ad esempio Alessandro Santoianni, direttore della casa di riposo di San Vito - , cui va tutto il nostro affettuoso incoraggiamento e la nostra vicinanza, oltre che i recenti casi nelle scuole a noi prossime o in zone molto limitrofe, sottolineano la necessità di mantenere molto alta la cautela ed ogni precauzione possibile». E ancora: «Non esiteremo nemmeno un secondo a “sigillare” la casa di riposo se la situazione dovesse peggiorare, interrompendo assolutamente le visite. Ci rendiamo conto del problema, ma la nostra priorità è quella di difendere gli anziani». E sulla stessa linea si posizione la maggior parte dei colleghi, mentre a Casa Serena e all’Asp di Cordenons le visite sono già state sospese e al momento non è dato sapere quando e se riprenderanno a breve. In alcune residenze (San Vito in testa) sono già stati ridisegnati i percorsi dedicati al personale esterno (ad esempio per i tecnici che si dedicano alle manutenzioni), in modo tale da limitare al minimo i contatti con i membri interni delle singole strutture. Il sistema in poche parole si sta blindando, ma c’è un tema che rischia di pesare più degli altri sul fronte della già difficile prevenzione del contagio nelle residenze per anziani. 
GLI ESAMI
Il tema in questione è quello dei tamponi. A livello regionale è previsto uno screening periodico sul personale, ma in provincia l’operazione sta subendo gravi ritardi, come testimoniato alcuni giorni fa su queste pagine. Ci sono case di riposo che sono indietro anche di un mese e mezzo rispetto alla tabella di marcia e che risultano quindi “scoperte” e più a rischio. Per questo alcuni dirigenti hanno pensato di fare da sé, acquistando dai privati i test antigeni rapidi e sottoponendo il personale a dei controlli extra. È il caso ancora una volta della casa di riposo di San Vito, ma da una ricognizione provinciale emerge come quello sanvitese non sia l’unico. Intanto ieri a Casa Serena tutti negativi i trenta operatori “trasversali” tamponati. 
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