Coronavirus, alla casa di riposo di Zoppola arriva il super-primario. Intanto si conta la quinta vittima

Mercoledì 8 Aprile 2020 di Marco Agrusti
Confronto sulle case di riposo
ZOPPOLA - Nel giorno in cui la casa di riposo di Zoppola affida le chiavi del reparto Covid all'ex super-primario, si è registrato il quinto decesso causato dal Coronavirus. Nel reparto di Medicina dell’ospedale Santa Maria degli Angeli ieri è morta Alfonsa Del Col, nata nel 1918 e originaria di Pordenone.
IL PRIMARIO
Esperto di malattie infettive, 40 anni di carriera alle spalle, ex primario di Medicina a Pordenone per sei anni. Segni particolari, pensionato dal 2017, ma volontariamente tornato in attività per rispondere alla chiamata dell’Azienda sanitaria. Il profilo è quello di Pietro Casarin, il nuovo responsabile del reparto Covid della casa di riposo Micoli-Toscano di Castions si Zoppola. Da ieri, quando per la prima volta ha varcato la porta della residenza, è la persona incaricata di gestire la più grave emergenza sanitaria legata al Coronavirus del Friuli Occidentale. «La sua scelta di tornare in campo - ha commentato il sindaco di Zoppola, Francesca Papais - ci riempie d’orgoglio». Casarin ha già preso “possesso” del secondo piano della struttura, cioè della cosiddetta “zona rossa”, dove sono stati trasferiti i 19 ospiti positivi al Coronavirus. Il suo compito sarà quello di organizzare la “difesa” di un reparto blindato e di evitare che il contagio si allarghi ad altri operatori (quelli infettati sono otto, ma si trovano a domicilio da più di una settimana) o agli anziani degli altri piani. Altri 10 ospiti, invece, sono ricoverati in ospedale a Pordenone.
LA RIUNIONE
La scelta di affidare a Pietro Casarin le chiavi della casa di riposo di Castions di Zoppola è in linea con il piano illustrato ieri da Riccardo Riccardi ai sindaci di Zoppola, Paluzza, Pradamano, San Giorgio di Nogaro e Mortegliano, cioè dei Comuni che nelle province di Pordenone e Udine devono far fronte ai contagi nelle case di riposo. La Regione ha infatti consegnato nelle mani delle Aziende sanitarie la gestione dei reparti che nelle residenze per anziani ospitano pazienti positivi al Coronavirus, i quali di fatto sono stati trasformati in settori separati con un’impronta ospedaliera. Le risposte che stiamo dando alle criticità che si sono registrate in alcune case di riposo - ha spiegato il vicepresidente della Regione, Riccardo Riccardi - sono mirate a offrire agli anziani, già provati psicologicamente dal blocco delle visite dei parenti, le migliori cure all’interno delle stesse strutture, in modo da non costringerli a uno spostamento in un reparto ospedaliero, con i rischi sanitari che questo passaggio comporta». Per quanto riguarda la casa di riposo di Paluzza (Ud), è stata individuata una struttura che offrirà alloggio al personale sanitario, che in questo modo potrà evitare di rientrare a casa esponendosi ad ulteriori rischi. La stessa soluzione è pronta da giorni anche a Zoppola, ma manca il fondamentale assenso dei dipendenti della casa di riposo.
LE RICHIESTE
Sul fronte sindacale, l’emergenza in atto nelle case di riposo è affrontata su quattro livelli distinti. Il primo problema riguarda i dispositivi di protezione individuale in dotazione al personale sanitario, quindi mascherine, occhiali e camici monouso. Per Emanuele Iodice (Cgil) è una «priorità sulla quale intervenire», in quanto le forniture iniziano a scarseggiare. Sul tema è intervenuto anche Riccardi, rimarcando l’importanza dei camici monouso, le cui scorte «rischiano di terminare, mettendo in difficoltà anche gli ospedali». Il secondo fronte è quello prettamente politico: «In questo momento - ribadisce Emanuele Iodice - mancano disposizioni precise ed omogenee su tutto il territorio in merito all’accesso nelle case di riposo dei pazienti positivi provenienti dagli ospedali». Il terzo punto contiene la vera proposta: «La priorità deve essere quella di individuare delle nuove strutture, riattivando per esempio reparti sanitari dismessi, per spostarvi i pazienti contagiati, perché questa è la scelta che mette davvero in sicurezza gli altri ospiti non contagiati e gli operatori sociosanitari delle case di riposo». Infine un aspetto squisitamente sindacale: «Si rivedano gli attuali minutaggi riconosciuti agli operatori delle case di riposo, che erano già insufficienti prima dell’emergenza, per garantire agli ospiti un servizio adeguato». Una richiesta, quest’ultima, ribadita anche dal sindaco di Zoppola, che nella riunione di ieri ha presentato una proposta formale al vicepresidente Riccardi: «Abbiamo chiesto più infermieri e operatori. Il personale che è rimasto in servizio a Castions sta lavorando a ritmi serrati, ma la forza lavoro complessiva è in sofferenza».
Ultimo aggiornamento: 11:06 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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