PORDENONE - È stato il primo caso, ed è normale che facesse un certo effetto. La decisione del dirigente scolastico, Piervincenzo Di Terlizzi, ben guidata dagli esperti del Dipartimento di prevenzione dell’Azienda sanitaria, è stata dettata dal buon senso: non si chiude la scuola, ma si isolano i contatti dei positivi. Eppure - e c’era da aspettarselo - a qualcuno non è piaciuto il modo di reagire all’emergenza: ci sono genitori, infatti, che hanno giudicato l’approccio troppo morbido. E qualcuno chiedeva addirittura che in seguito ai primi contagi si tornasse tutti a studiare a casa. È quanto emerso nei giorni successivi ai due casi rilevati all’interno della scuola media “Centro storico” di Pordenone. La decisione della scuola è stata chiara: non si chiude nemmeno una classe. Sette alunni sono finiti in quarantena dopo due contagi, ma non sono state adottate altre misure. Ed è questo il dettaglio che ha fatto storcere il naso ad alcuni genitori, che volevano azioni più incisive per tutelare la salute degli studenti. In realtà quello che è stato fatto è semplicemente applicare il protocollo, sia quello regionale che quello nazionale. Il Dipartimento di prevenzione è entrato in azione immediatamente, studiando gli spazi interni alla scuola media e valutando le distanze negli ambienti. Poi sono stati tracciati gli spostamenti degli alunni e definiti i contatti. A valutare la gravità della situazione sono stati degli esperti, e in questo momento è fondamentale che ogni componente del mondo scolastico si attenga al suo ruolo. «Ci fidiamo al cento per cento del Dipartimento di prevenzione - ha detto il dirigente scolastico Di Terlizzi - e vogliamo tranquillizzare tutti: le azioni intraprese sono e saranno sufficienti. Ognuno deve attenersi al suo ruolo».
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