Il presidente di Confindustria Alto Adriatico: «Sarà un autunno nero»

Mercoledì 3 Agosto 2022 di Loris Del Frate
Confindustria Alto Adriatico, il presidente Michelangelo Agrusti

PORDENONE Michelangelo Agrusti, presidente di Confindustria Alto Adriatico, in una intervista spiega dal suo punto di vista come sarà il futuro.

Presidente Agrusti, sarà un autunno nero come prevedono in molti?
«Sarà certamente un autunno complicato. Lo vediamo già dal calo degli ordinativi nell’industria. In più verranno al pettine tanti altri nodi tra cui l’insostenibile costo delle bollette energetiche che rischiano di far collassare il sistema manifatturiero».
 

In concreto cosa significa “autunno complicato”?
«Significa che tutta una serie di situazioni che si sono già largamente manifestate, penso all’inflazione che si avvicina alle due cifre, al costo della bolletta energetica, ad un conflitto fuori dalle porte di casa che sta cambiando ed ha già cambiato in modo radicale le traiettorie commerciali, finiranno per generale un autunno dove ad una potenziale crisi industriale corrisponderà anche un’altra sociale di vaste proporzioni».
 

Tutto declinabile sul nostro territorio?
«Noi siamo una regione altamente manifatturiera e quindi siamo compresi dentro queste difficoltà che già avvertiamo, soprattutto le aziende energivore dove c’è sempre maggior difficoltà a tenere i conti in sicurezza. Se a questo aggiungiamo un’altra difficoltà seria, reperire componenti sofisticati per elettronica, possiamo dire che si sta già generando una crisi produttiva che per adesso viene affrontate con qualche giorno di cassa integrazione alla settimana».
 

Dopo la cassa integrazione c’è poco altro. Lei teme che in regione chiuderanno altre fabbriche. Magari di grosse proporzioni?
«Io credo nella capacità di tenuta del nostro sistema industriale, ma credo anche ci sia bisogno di un grande sforzo di solidarietà nazionale che al di là delle formule politiche e dei governi tenga insieme il Paese e crei le condizioni della coesione sociale. Diversamente saranno problemi molto seri».
 

Lei parla di coesione sociale ad alto rischio. Dove possiamo arrivare?
«È evidente che l’erosione dei salari, già bassi sia nel privato che nel pubblico in ragione di una inflazione così alta a cui si aggiunge il peso della bolletta per imprese e famiglie, possa generare quella che già in molti chiamano la tempesta perfetta».
 

Cosa chiede al presidente Fedriga?
«Innanzitutto che si agisca da subito non con provvedimenti tampone, ma abbiamo bisogno di interventi strutturali agendo, come sembra voglia fare il Governo in questi giorni, con l’abbattimento del cuneo fiscale. Ma sono necessari anche altri provvedimenti che da un lato possano mitigare il costo della bolletta e dall’altro consentano di agire attraverso i contratti di secondo livello soprattutto con la leva del welfare per aumentare la capacità di spesa e quindi di sopravvivenza dei lavoratori e delle loro famiglie».
 

Cosa devono fare invece gli imprenditori?
«Innanzitutto nelle imprese è necessario intervenire da subito sull’efficentamento energetico. Come Confindustria Alto Adriatico stiamo elaborando con il Polo tecnologico e alcuni esperti del settore un piano dettagliato, centrato sull’autoproduzione energetica e l’efficentamento sul fronte dei consumi, utilizzando tutte le risorse che sono già oggi a nostra disposizione. Penso alle energie rinnovabili che sul territorio sono sostanzialmente il fotovoltaico e l’idraulico, oltre alla coogenerazione dove esistono imprese che hanno altiforni e disperdono il calore».
 

E i termovalorizzatori?
«Sono una risorsa, anche quelli di piccole dimensioni che oggi si possono realizzare. Per fornire energia alle nostre imprese e alle famiglie dobbiamo utilizzare il nostro “metano”, ossia il combustibile da rifiuto che produciamo in grande quantità e che oggi, invece, alimenta i termovalorizzatori di mezza Europa. Tutto questo può agire concretamente e favorevolmente in modo rilevate sul costo delle bollette. Io spero che Governo e Regione mettano su questi programmi risorse importanti».
 

Abbiamo avuto un pò di tempo per prepararci all’autunno caldo, sono state gettate le basi per affrontarlo?
«Siccome esiste la consapevolezza delle difficoltà a cui andremo incontro, ci stiamo attrezzando per affrontare l’impatto di una potenziale situazione di crisi severa. Certamente ognuno deve fare la propria parte. Ci siamo permessi il lusso di di fare cadere il Governo Draghi che secondo la mia opinione era il più adatto ad affrontare una situazione del genere, ora però non possiamo che confidare nella saggezza dei comportamenti elettorali e in una campagna dove si parli delle cose che sottolineavo prima».
 

La campagna elettorale per le Politiche è già iniziata, ma sembra indirizzata al altri temi rispetto a quelli che lei auspicava ...
«Effettivamente devo dire che sino ad ora ha sentito parlare molto di fascismo e antifascismo, Nato sì, Nato no, ma poco dei tempi reali che ciascuno dovrà affrontare e soprattutto quali devono essere le ricette. Però mi rendo conto che si tratta di una campagna elettorale particolare, dibattuta tra ombrelloni, sdraio e paperette. Bisognerebbe invece avere la consapevolezza che questa sarà una elezione sicuramente tra le più importanti del dopoguerra». 
 

È indifferente che vinca il Centrodestra o il Centrosinistra?
«In politica non c’è nulla di indifferente altrimenti non ci dvideremmo in partiti e movimenti. E poi le ricette non sono tutte uguali».
 

Lei parla di elezioni fondamentali: Confindustria deve schierarsi?
«Confindustria ha elaborato 18 punti di programma che secondo noi sono essenziali per la tenuta del nostro sistema industriale e la sua ripartenza. Li presenteremo a tutti i partiti che vorranno ascoltarci, senza la pretesa che debbano agire sotto dettatura. Pretendiamo però delle risposte serie. Noi per natura non ci schieriamo da alcuna parte, però crediamo profondamente nei valori costituzionali, nel sistema delle libertà, anche dell’impresa e pensiamo che si debba investire su innovazione, ricerca e formazione». 
 

In questo scenario di crisi che viene avanti che senso hanno le spallate tra Confindustria Udine e Confindustria Alto Adriatico? Non sarebbe meglio lavorare insieme?
«Non credo di aver mai dato spallate a nessuno e noi che rappresentiamo i due terzi delle imprese di questa regione siamo aperti a un confronto e a un lavoro indispensabile per tutta Confindustria di questa regione. Sono anche convinto che questo è il sentimento che anima le Confindustrie territoriali del Friuli Venezia Giulia. Noi ci muoveremo su questa strada e non ho dubbi che su quei 18 punti che sono patrimonio di tutti ci siano le condizioni per andare a un confronto unitario con il sistema politico».
 

C’è ancora in ballo la presidenza regionale di Confindustria con il confronto tra lei e il suo omologo di Udine, Gianpietro Benedetti.
«Credo che a settembre il problema sarà risolto con la soddisfazione di tutti»

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