Dieci anni per le coltellate all'infermiera, a salvarla fu il ferretto del reggiseno. «Avrebbe potuto ucciderla»

Sabato 11 Settembre 2021
Un'infermiera (foto d'archivio)

PORDENONE - È stato condannato a 10 anni di reclusione Michael Medini, il 51enne di Valvasone Arzene processato per tentato omicidio aggravato. Il 9 dicembre 2019 sferrò due coltellate a un'infermiera di Cordenons in servizio al Centro di salute mentale di San Vito al Tagliamento.

Avrebbero potuto ucciderla, così è emerso dalla consulenza medico legale. A salvarla fu il ferretto del reggiseno, contro il quale la lama del coltello si era piegata. Il pubblico ministero Andrea Del Missier aveva chiesto 18 anni di reclusione tenendo conto, nelle sue conclusioni, che la perizia psichiatrica ha dimostrato la capacità di intendere e volere dell'imputato. Ieri il collegio presieduto dal giudice Eugenio Pergola (a latere Iuri De Biasi e Milena Granata) ha disapplicato la recidiva e concesso le attenuanti generiche, facendo così rientrare la pena entro i dieci anni. Prima di andare in camera di consiglio i giudici hanno nuovamente sentito il perito, che ha depositato una serie di documentazioni acquisite al Centro di salute mentale e utilizzate per valutare la pericolosità sociale di Medini, le condizioni di salute mentale e la sua capacità di stare al processo.

IL CASO

Medini ha provato sia l'esperienza dell'ospedale psichiatrico giudiziario di Reggio Emilia sia del Rems di Maniago. Aveva infatti ottenuto la libertà vigilata come misura di sicurezza e permessi per trascorrere più tempo con la famiglia. L'avvocato Edoardo Longo ne aveva chiesto l'assoluzione per incapacità totale di intendere e volere, in subordine il minimo della pena con una diminuzione alla luce delle condizioni psichiche dell'imputato, ricordando al collegio che la parte più spinosa del processo riguardava la «tardività d'intervento in una situazione molto critica». La perizia psichiatrica non ha potuto chiederla perchè ad opporsi è stato il suo stesso assistito.

L'AGGRESSIONE

Quel giorno Il 9 dicembre 2019 Medini era stato accompagnato a San Vito perchè doveva assumere dei medicinali. Con lui c'era il padre, che gli è stato sempre vicino in questi anni. Prima di salire in macchina il 51enne aveva infilato nel giubbotto un coltello dalla lama seghettata e lunga 11 centimetri. Il personale del Csm doveva fargli un'iniezione per somministrargli la terapia, ma lui si è opposto perchè diceva che i medicinali avevano effetti collaterali che non riusciva più a tollerare. Preoccupati per il suo atteggiamento e le minacce rivolte alle infermiere, gli operatori chiamarono i carabinieri. Alla vista dei militari, Medini sembrava essersi calmato. Ma quando l'infermiera ha preso in mano la siringa, l'ha aggredita e trattenendola da dietro con un braccio attorno al collo, l'ha colpita due volte prima di essere immobilizzato dai carabinieri. Fortunatamente il primo colpo, diretto al petto, è finito sul ferretto del reggiseno e la lama si è piegata. Il secondo è arrivato al fianco sinistro e ha procurato alla vittima (sottoposta a intervento chirurgico) una prognosi di due settimane. (c.a.)
 

Ultimo aggiornamento: 12 Settembre, 15:52 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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