Comunità energetiche, l'ennesimo schiaffo della burocrazia: solo un impianto in Friuli e due anni per avere la corrente

Martedì 13 Dicembre 2022 di Marco Agrusti
Pannelli fotovoltaici
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L’emergenza esiste almeno dall’inizio dell’anno, con le prime avvisaglie che alle orecchie degli esperti erano arrivate addirittura alla fine del 2021. La necessità di aggiornare il paradigma energetico, invece, c’era già molto prima. Eppure anche per quanto riguarda una delle soluzioni migliori a disposizione dei privati e delle aziende, a vincere è ancora una volta la burocrazia. Non si sta parlando in questo caso della semplice installazione dei pannelli fotovoltaici, anch’essa vittima di tempi biblici, ma delle comunità energetiche, ritenute “magiche” sia per l’autoproduzione di corrente che soprattutto per la loro capacità di diventare delle piccole centrali in grado di dare energia a quartieri, zone industriali, complessi commerciali. Tutto bello sulla carta, poi però ci si scontra con la realtà: in tutto il Friuli Venezia Giulia c’è solo una comunità funzionante e una seconda segnalata da Legambiente come “in progetto” nell’Alto But, in Carnia.

Si scopre poi come esista un limite che di fatto oggi tarpa le ali ai progetti più grandi, cioè quelli realmente in grado di fare la differenza. 


I NUMERI


Si parte dai dati, pubblicati in un rapporto di Legambiente dedicato esclusivamente alla diffusione delle comunità energetiche sul panorama nazionale. In Friuli Venezia Giulia c’è un esempio, quello del Collinare (San Daniele in testa), che rappresenta anche la seconda comunità energetica a livello nazionale. Cinquantaquattro kilowatt, non tantissimo ma almeno un inizio. Il problema? Per arrivarci, a questa comunità energetica, ci sono voluti due anni. «E ancora oggi siamo attivi solo su una cabina - spiega il sindaco di San Daniele Pietro Valent -, quando invece avremmo richieste anche da altri territori». Già, perché installare banalmente dei pannelli fotovoltaici è relativamente semplice: si acquistano, si trova la ditta per il montaggio ed è finita lì. Il bello viene dopo, la vera perdita di tempo arriva quando si deve creare una società per la distribuzione dell’energia e allo stesso tempo è necessario attendere i tempi per l’allacciamento alla rete. E si tratta di attese bibliche. 


IL CASO MANIAGO


Alla Nip di Maniago c’è un piano più che interessante: una comunità energetica nata tra le fabbriche. Ma anche da lì arriva un’altra piega burocratica in grado di affossare i progetti più importanti. Si apprende infatti come non sia possibile - attualmente - pianificare e mettere in piedi una comunità energetica basata sulle rinnovabili in grado di produrre più di 200 kilowatt. Cosa significa? Sostanzialmente che sono tagliati fuori gli impianti più grandi, cioè quelli realmente utili. «E non è una cosa accettabile - tuona il direttore della Nip di Maniago, Saverio Maisto -, come non lo è il fatto di escludere le grandi aziende dai progetti». Le energivore, ad esempio, cioè le più penalizzate da questa crisi. «Mancano i decreti attuativi per i grandi impianti», è la risposta che si riceve se si indaga più a fondo. 
La Regione in questo senso ha fatto il suo dovere. Ha emanato un bando per aiutare privati ed enti pubblici ad affrontare il percorso delle comunità energetiche. Le richieste - neppure poche - stanno già arrivando a Trieste. Ma come spesso accade, il vero collo di bottiglia è a Roma. Sempre alla Nip di Maniago, ad esempio, il progetto prevede un impianto da 170 kilowatt di potenza. E il piano è in fase avanzata, perché come detto in precedenza l’installazione dei pannelli è quasi un gioco da ragazzi. «In autoconsumo - spiegano i tecnici della Nip - puoi partire anche subito. Il problema, poi, è quello della messa in rete dell’energia e della sua distribuzione». Passano altri mesi, così come avviene per gli impianti singoli dei privati cittadini. Evidentemente esiste ancora un mondo in cui due anni per un progetto potenzialmente salvifico possono essere ancora accettabili.

Ultimo aggiornamento: 18 Aprile, 00:35 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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