All’appello, manca un miliardo di euro in tutto il Friuli Venezia Giulia.
LA SPIEGAZIONE
Quali sono le ragioni per cui gli artigiani mestrini ipotizzano che al rientro dalle ferie i fallimenti potrebbero subire un forte innalzamento ? Se guardiamo la serie storica degli ultimi 10 anni, anche in FVG il picco massimo delle “chiusure” è stato raggiunto nel 2013, ovvero 1/2 anni dopo la crisi del debito sovrano che ha colpito pesantemente il nostro Paese. Pertanto, come in tutte le recessioni, gli effetti si esplicitano successivamente. Cosicché, dopo le difficoltà causate dal Covid nel biennio 2020-2021 e a seguito degli effetti negativi riconducibili alla guerra in Ucraina scoppiata verso la fine di febbraio, a partire dal prossimo autunno il numero dei fallimenti potrebbe tornare a crescere anche nella regione più a est del Paese e subire una brusca impennata nel corso del 2023. Negli ultimi 10 anni, comunque, il numero massimo di fallimenti in FVG si è registrato nel 2013 (281 casi), è rimasto elevato nel 2015 (263 casi), dopodiché c’è stata una progressiva riduzione che ha toccato il picco minimo nel 2021 (658 casi). «Ma la situazione più problematica - rilevano dalla Cgia - rimane lo stock dei debiti commerciali di parte corrente in capo alla nostra Pubblica Amministrazione (PA) che, a livello nazionale, continua vergognosamente ad aumentare. Ciò vuol dire che le imprese che lavorano per la PA non hanno ancora incassato una cifra spaventosa che è pari al 3,1 per cento del Pil nazionale; segnaliamo, infine, che nessun altro paese presente in UE registra un’incidenza così elevata». I settori più a rischio sono il commercio e l’edilizia. Sempre in questa prima parte del 2022, solo la provincia di Pordenone ha subito un leggerissimo incremento (+ 1 fallimento), mentre Udine, Gorizia e Trieste hanno registrato un risultato negativo: rispettivamente -1, -3 e -6.
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