Il presidente Tropeano sfrattato dal sindaco: «E' un atto da zar»

Martedì 4 Gennaio 2022 di Lara Zani
Il presidente Tropeano sfrattato dal sindaco: «E' un atto da zar»
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PORDENONE - L'ufficio della Presidenza del Consiglio, per ora, è ancora al secondo piano del palazzo municipale. Vuoto, perché il presidente Pietro Tropeano si trova a Palermo per una vacanza lampo. Ma sulla scrivania del sindaco e del segretario comunale c'è una lettera dell'avvocato Bruno Malattia che attende risposta. Il legale, per conto di Tropeano, invita Ciriani a revocare lo sfratto del presidente del Consiglio dal suo ufficio di rappresentanza. Malattia evidenzia che l'atto del sindaco è illegittimo, paragonandolo a un ukase, cioè un decreto dello zar. La tensione è alta.

Da una parte Tropeano, che continua a puntare il dito contro un atto il trasferimento imposto in 48 ore che definisce dispotico e in violazione del Regolamento del Consiglio, ma che contemporaneamente conferma la sua disponibilità a un confronto. Dall'altro il sindaco Alessandro Ciriani, che taglia corto: «Un sindaco non ha tempo da perdere con queste cose», demandando la questione agli uffici.


LE TENSIONI

Le tensioni si trascinavano da tempo, e si erano manifestate in particolare dopo la seduta sul bilancio, con il primo cittadino che aveva contestato al presidente la mancata uscita dall'Aula quando al pari degli altri consiglieri di Forza Italia-Udc-Pn Civica e Lega aveva scelto di non votare la delibera sull'aumento dell'Irpef. Poi la missiva di sfratto che aveva fatto esplodere la situazione: «Il 28 dicembre, intorno alle 10, senza alcun preavviso racconta Tropeano , ho ricevuto la lettera dal Segretario generale che mi notificava l'ordine di liberare l'ufficio entro il 30 dicembre. La stessa comunicazione è stata notificata all'assessore Guglielmina Cucci. Una cosa assurda per istituzioni che, a fronte di una necessità, dovrebbero parlarsi. Al che ho replicato, chiedendo che mi fossero spiegati i motivi. Mi è stato risposto che i locali sono del Comune, che può disporne come vuole». Il presidente del Consiglio spiega di essersi consultato con i suoi legali, ribadendo che, come previsto dall'articolo 77 del Regolamento, alla presidenza sono assegnati locali idonei e che tali locali e la strumentazione per il presidente del Consiglio sono individuati in accordo con il medesimo. «Io avrei dato la massima disponibilità, come ho sempre fatto continua -, fermo restando il rispetto dovuto al ruolo di presidente del Consiglio».


LA PORTA CHIUSA

Quanto all'accusa di avere ostacolato il trasferimento chiudendo a chiave l'ufficio, Tropeano ribatte che «io chiudo sempre il mio ufficio. Chi avesse avuto bisogno della chiave poteva semplicemente chiederla al personale che si occupa delle pulizie». Infine, la nuova collocazione: «Non è un fatto banale, ma sostanziale. La presidenza del Consiglio rappresenta l'intero Consiglio: non mi sembra che un ufficio di due metri per due, delle dimensioni di una cella francescana, sia adeguato. Non ne faccio una questione personale, ma di rispetto del ruolo istituzionale». E conclude: «L'atto è stato dispotico, impositivo, privo di significato, dal momento che chi deve subentrare nell'ufficio, l'assessore alla Cultura Alberto Parigi, ha già una sede importante in un altro luogo e che la riorganizzazione è prevista per aprile, l'urgenza non esiste. Nonostante questo, la Presidenza è da sempre disponibile a un confronto».


IL SINDACO

Il sindaco ha spiegato come i traslochi siano parte della riorganizzazione che, nei prossimi mesi, metterà gli spazi dell'ex convento di San Francesco a disposizione di associazioni e scuole di musica: «Se poi si preferisce aggiunge un ex archivio a un ufficio nella parte nobile del municipio...». E conclude: «Un sindaco deve occuparsi di governare la città, non ha tempo da perdere per queste scemenze. C'è un piano di riorganizzazione e se ne occuperanno gli uffici». Dallo scontro fra sindaco e presidente del Consiglio restano fuori le forze di maggioranza. Per Mara Piccin, capogruppo di Fi-Udc-Pn Civica, «si tratta di una questione gestionale e organizzativa, non politica. Da parte dell'opposizione si sta scatenando una tempesta in un bicchier d'acqua che non ha fondamento».

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