Commesse e commercianti a scuola di autodifesa: troppi furti e rapine

Mercoledì 12 Dicembre 2018 di Alberto Comisso
foto di repertorio
PORDENONE - Prevenire è meglio che curare. Così come i medici lo insegnano ai pazienti, Alberto Marchiori, presidente provinciale di Ascom - Confcommercio, lo ripete ai suoi iscritti – i commercianti – sempre più esposti, in particolar modo in questo periodo, ai fenomeni legati alla microcriminalità: furti e rapine in negozio. Marchiori, da sempre sostenitore del fatto che «un esercente, in caso di pericolo, deve essere messo nella condizione di potersi difendere, senza poi subire conseguenze penali», ha già messo i ferri in acqua, trovando anche la disponibilità delle singole amministrazioni civiche, perché chi opera nel terziario possa partecipare a mirati corsi di difesa personale. Non solo: l’idea è quella di aiutare i commercianti a dotarsi dei più comuni sistemi di sicurezza: dall’antifurto allo spray al peperoncino. 
L’AIUTO
«E’ sempre più importante – ricorda – puntare sulla prevenzione. Un invito che voglio fare agli esercenti della città e anche a quelli che non operano a Pordenone è quello di stare molto attenti. Specialmente in questo particolare momento dell’anno, quando ormai il Natale è alle porte. Gli operatori, senza paura di dover disturbare o scomodare le forze di polizia, dovrebbero fungere sempre più da sentinelle e riferire, puntualmente, qualora ci fossero dei sospetti. Stiamo parlando di indizi che potrebbe essere fondamentali se non determinanti». Ecco che tornano di moda le telecamere di videosorveglianza, i sistemi antifurto e lo spray urticante. «Bene che i commercianti ce l’abbiano – puntualizza il presidente di Ascom-Confcommercio – ma è altrettanto bene che vengano messi a conoscenza del fatto che si trovano comunque in possesso di un’arma. Basti pensare a cosa è successo durante un concerto nell’anconese, o nella palestra di un istituto superiore di Pavia. Bisogna entrare nell’ottica che non è un giocattolo e che non può essere spruzzato per gioco».
I CORSI
Ci sono poi i corsi di difesa personale. «Che non devono essere fine a sé stessi – ribadisce Marchiori – ma inseriti in un percorso organico. Allora sì potranno servire a qualcosa. Ascom, dal canto suo, è già in contatto con alcune amministrazioni comunali (Cordenons per citarne una), che si sono rese disponibili ad organizzarli. Indipendentemente da queste partnership, l’associazione che presiedo tornerà a proporre, così come ha già fatto in passato su base mandamentale, i corsi anti aggressione a livello provinciale. Ce lo stanno chiedendo i commercianti stessi e, per questo, non possiamo non venire incontro alle loro esigenze». Anche perché, secondo gli ultimi dati in possesso di Marchiori, per quanto riguarda la sicurezza non è stato ancora raggiunto un livello adeguato tra gli iscritti: «Per negozi o tabaccherie super sorvegliati – mette in evidenzia – ce ne sono tanti altri, anche più volte “visitati” dai ladri, che, oltre a non avere alcun tipo di dispositivo anti intrusione, al momento del furto non erano nemmeno in possesso di una polizza assicurativa a ristoro del danno patito». 
LA LEGITTIMA DIFESA
Sulla legittima difesa, il numero uno di Ascom è altrettanto diretto e schietto: «Parto sempre dal presupposto che il bene supremo è la vita. E’ ora di smettere di fare demagogia – attacca – e di non essere messi nella condizione di poterci difendere all’interno del nostro negozio. Un commerciante non può aspettare che qualcuno gli possa fare del male: deve essere messo nella condizione di usare un’arma, se questa è in suo possesso, a tutela della propria incolumità, di quella dei suoi familiari o dei suoi collaboratori. Se c’è un indennizzo, questo va dato a chi il trauma l’ha subito: chi ogni mattina si sveglia e alza la saracinesca del suo negozio. Con questo non voglio che l’Italia possa diventare un Far West, ma che ci sia una maggiore tutela per noi commercianti sì. Lo pretendo».
 
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