Invasione di cinghiali che devastano i campi: alleanza agricoltori-cacciatori per salvare i raccolti

Sabato 7 Maggio 2022 di Redazione
Un cinghiale
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 Due albi specifici: uno di cacciatori disponibili al controllo della fauna selvatica, l’altro degli agricoltori che richiedono interventi di prelievo su fondi minacciati dai cinghiali.

Ma anche una specie di planimetria di terreni da segnalare e riconfigurare rispetto alla loro destinazione, in maniera tale da distoglierli dalla minaccia degli ungulati e favorire un prelievo più ragionato. Passa anche da questi interventi condivisi, la difesa dell’agricoltura. 


I DETTAGLI


L’accordo di collaborazione è stato siglato ieri dalla Coldiretti Fvg e dalla Federcaccia Fvg e potrebbe essere imitato anche a livello nazionale. Dieci i punti sottoscritti nella sala Valduga della Camera di commercio di Udine e Pordenone, da parte del delegato confederale Giovanni Benedetti e dal presidente regionale delle “doppiette” Paolo Viezzi, per favorire azioni comuni contro i 20mila esemplari liberi di circolare nelle campagne e nelle aree urbane: animali che danneggiano le colture e mettono a rischio la sicurezza dei cittadini. Insieme, dunque, hanno sottolineato Benedetti e il direttore regionale di Coldiretti Cesare Magalini citando il primo punto dell’accordo, «per collaborare a progettualità che siano di aiuto nella pianificazione venatoria per contrastare il crescente fenomeno dei danni da selvaggina arrecati alle imprese agricole, compatibili comunque con una cultura tesa alla conservazione, all’uso razionale delle risorse naturali rinnovabili e alla difesa dell’ambiente e della biodiversità». Il presidente Viezzi parla a sua volta di «unicum nazionale» a proposito di un’intesa che «si pone l’obiettivo del controllo della fauna selvatica da un lato, con il contributo dei cacciatori iscritti a un apposito albo di soggetti abilitati appunto al controllo della fauna, dall’altro con un’adeguata formazione, nelle sedi messe a disposizione dalla Coldiretti, degli agricoltori interessati a conseguire la licenza di caccia, uno dei presupposti per il controllo dei terreni di proprietà». Più in generale, prosegue Viezzi, «abbiamo avviato una sinergia che auspichiamo possa consentire alle due associazioni di presentarsi unite al tavolo delle istituzioni per difendere esigenze comuni». Tra i contenuti del protocollo mirati a contenere i danni, Coldiretti Fvg e Federcaccia Fvg si impegnano a promuovere iniziative di carattere sociologico, storico-culturale, divulgativo e di carattere legislativo e a valorizzare le imprese agricole sulla base di criteri di filiera corta e a “km zero” in grado di fornire fauna selvatica di allevamento da immettere sul territorio tramite i bandi di gara adottati dagli Istituti di gestione venatoria. 


LA DENUNCIA DELLA CIA 


«Le riserve, i distretti venatori e i loro direttori devono essere chiamati alla diretta responsabilità per i danni che la fauna selvatica causa all’agricoltura e alla pubblica sicurezza». Questa invece la richiesta che arriva dalla Cia Fvg–Agricoltori Italiani, tramite il suo direttore Luca Bulfone. «L’invasione dei seminati ha raggiunto livelli intollerabili. I dirigenti venatori non sempre ascoltano le richieste d’aiuto degli agricoltori i quali, in alcuni casi, hanno addirittura deciso di non seminare il mais. Alcuni di questi direttori hanno ritardato i tempi dell’apertura dei prelievi in deroga. I cacciatori, inoltre, non sono nemmeno usciti e continuano a non uscire perché attendono di poter abbattere animali di un peso maggiore. Tutto ciò non solo negando i danni subiti dai coltivatori, ma anche mettendo in campo uno scarso senso di responsabilità nella prevenzione sanitaria, poiché sappiamo quanto sia grave l’eventuale diffusione della peste suina africana trasmessa dai cinghiali che, dopo il Piemonte e Liguria (109 i capi ammalati), è stata segnalata anche a Roma dove è appena stato trovato un animale infetto».

Ultimo aggiornamento: 11 Maggio, 12:29 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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