Crisi? Ecco dove vivevano i nonni: nelle "case nere", avvolti dal fumo

Venerdì 22 Giugno 2018 di Paola Treppo
La casa nera di Prossenicco
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CLAUT (Pordenone) - Ne sono rimaste poche, in Friuli Venezia Giulia, di "case nere", di cui una a Claut, sulle montagne del Pordenonese. Non si chiamano così perché al loro interno si sono consumati truculenti delitti, fatti di sangue, o perché le leggende di paese raccontano di presenze demoniache, di fantasmi che le hanno infestate.

Misere e piccole abitazioni
Sono case nere perché hanno le mura nere, annerite in ogni parte dal fumo del fuoco acceso per scaldarsi e cucinare; erano in queste misere e piccole abitazioni, che risalgono all'Ottocento, che vivevano i nostri bisnonni. Famiglie povere ma che non hanno mai piegato la testa, né mai si sono lamentate. Gente dura e coraggiosa. Forte e generosa. Che ha lavorato tutta la vita, morendo spesso di vecchiaia, anche se nelle ristrettezze della miseria. 

Ma come erano fatte le case nere?
Ce lo racconta Bianca Borsatti che ha fattivamente contribuito, con la sorella, a fondare il Museo della casa clautana, dove si possono conoscere le particolarità, uniche, e le tradizioni, antichissime, di questo abitato di montagna: «La Casa da Fum di Claut era di una famiglia molto povera che poi emigrò in cerca di fortuna e poi morirono tutti. Non avevano disponibilità economiche per fare degli ammodernamenti, tanto che la piccola dimora è rimasta intatta, da allora, dall'Ottocento e fino a quando è stata abitata, nella prima seconda metà del secolo scorso». 

Il pericolo degli incendi 
«Allora il tetto della casa era fatto di paglia, di materiale poverissimo. Non si poteva costruire un camino per far uscire il fumo del fuoco acceso nella stanza dove si riuniva la famiglia. Le scintille avrebbero innescato un incendio. Così il fumo del fuoco, che veniva acceso per terra, delimitato da qualche semplice sasso o da un ferro a forma rotonda, si diffondeva della casa».

Nel freddo, all'aperto, tra la neve
«Era una sorta di affumicatoio, dove però, ad affumicarsi, non erano salumi ma le povere famiglie. Così, nelle case nere, si doveva stare sempre seduti e mai in piedi, per riuscire a respirare, e il fumo usciva da una finestra o dalla porta. Le pareti erano completamente annerite e quando c'era il rischio di intossicarsi i membri della famiglia stavano fuori, all’aperto, anche se faceva molto freddo e c’era la neve». 

Era sono musei
Quella di Claut, che adesso è un museo, visitato più da comitive straniere che dai friulani, si componeva anche di una sorta di camera da letto, al piano di sopra: «Si figuri come potevano dormire. Erano tempi di grandi sacrifici e di poche lamentele. C'era, infine, un vano, il più importante, dove venivano riposti i cibi. Pure quello un luogo sacro». Il nero a crostoni sulle parti si vede anche oggi e si sente l'odore di bruciato, come fosse ieri. 

La casa gemella, a Taipana
Una casa nera gemella, simile a quella di Claut, si trova a Prossenicco di Taipana, in provincia di Udine, sulle montagne al confine con la Slovenia; si tratta di un piccolo borgo dove la casina, nera come la pece, conserva gli arredi originali e anche una straordinaria foto, vera, della vecchia proprietaria: una nonna ingobbita che prende il paiolo da mettere sul fuoco, per scaldare l'acqua.

Rimasta come un tempo
C'è solo una sedia, nella stanza buia, un tavolo di legno tarlato.

Un fiasco di vino, un'immagine sacra. Una volta, del resto, si viveva con poco. Per visitare le case ci si può rivolgere nel primo caso al centro di informazioni del Parco delle Dolomiti Friulane e, nel secondo caso, al Comune di Taipana. 

Ultimo aggiornamento: 23 Giugno, 12:06 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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