Occupazione abusiva, la figlia del 96enne: «Sollevata, ma anche dispiaciuta. Sono persone in difficoltà»

Venerdì 21 Aprile 2023 di Giulia Soligon
Casa occupata e sgomberata in via Barcis 1

PORDENONE - La rabbia di veder trafugati i ricordi di una vita, le stanze in cui ha condiviso la quotidianità familiare, viene spazzata via nel giro di un’ora quando si trova davanti i due che hanno occupato abusivamente la casa del padre in via Barcis al civico 1. «Tristezza e pena» questo prova Velia Cassan, che dopo essersi accorta della presenza di alcune persone nell’abitazione del 96enne si è rivolta a tutti, stampa, forze dell’ordine e sindaco compreso, il quale però non ha mai dato risposta. E se dalla casella mail del primo cittadino non è arrivato nulla, la telefonata alla polizia locale non l’ha fatta attendere molto. Scattato il blitz, l’operazione ha dato subito buoni frutti, grazie ai documenti che i due occupanti, lì dallo scorso 12 aprile, avevano lasciato all’interno delle stanze. «Potevo immaginare ci fosse chiunque, ma ora vedo che sono persone in difficoltà».

Così la forte irritazione di sentirsi toccata e invasa in una delle cose più care, «perché per i friulani la casa è tutto» è vinta dal dispiacere per chi ha cercato di ripararsi alla meglio. Nonostante ciò l’amaro in bocca resta. «Non credo che il problema dell’immigrazione debba essere risolto dai privati. Diverso sarebbe stato se qualcuno fosse venuto da me a chiedere aiuto. In quel caso sarei stata disponibile al dialogo. Questa, invece, è una violenza sia per me che per mio papà».


IL PADRE
Ha 96 anni, ma il fatto suo lo conosce ancora. Più volte ha chiesto a Velia, figlia unica, di portarlo nella casa dove stava. E lei l’ha sempre fatto. Solo che per quanto cercasse di spiegargli che lì non si poteva più entrare, perché estranei l’avevano occupata senza permesso, questo era un boccone che non riusciva a mandare giù. Lui che per primo era andato all’estero per lavoro. Originario di Tramonti, ha vissuto in Argentina dove era emigrato negli anni 50 per fare l’impresario. Poi al primo sentore di crisi ha avuto la lungimiranza di vendere tutto e tornare in Italia».
Tutto avrebbe pensato, ma non che qualcuno si sarebbe accampato nel suo appartamento da 120 metri quadri. Ora però che la missione è stata compiuta, anche il signor Cassan può tornare a una serena quotidianità. A portargli la buona novella è stato il genero, incaricato dalla figlia rimasta con gli agenti nell’abitazione. «Questo sicuramente sarà motivo di sollievo per lui, che voleva chiudere il suo percorso di vita senza preoccupazioni».


L’APPARTAMENTO
I due si erano ben attrezzati. «In cucina piastre elettriche e pentole, nelle camere giacigli notturni con materassini da campeggio». I danni però non mancano tra vetri rotti e fili della corrente elettrica tirati.
Prelevati i due occupanti, uno dal posto di lavoro, l’altro a spasso nel centro di Pordenone, gli agenti li hanno accompagnati all’interno dell’appartamento, al seguito della proprietaria. «Hanno raccontato di essere entrati dalla porta laterale», dove si nota il vetro rotto dell’ingresso, «di aver preso l’acqua in qualche fossato, ma non ho capito dove, perché qua di acqua non ne circola». Il lieto fine però è presto giunto e ora la famiglia Cassan potrà tornare a dormire sonni tranquilli. «Fortunatamente si è risolto tutto in tempi rapidi. Un plauso alla polizia, perché è intervenuta tempestivamente, andando subito a segno».

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Ultimo aggiornamento: 28 Aprile, 11:28 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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