Casa occupata da due etiopi, l'ombra di una "rete": l'appartamento era già stato violato da un senzatetto rumeno

Domenica 23 Aprile 2023 di Marco Agrusti
Lo sgombero della palazzina occupata a Pordenone

PORDENONE - La casa di via Barcis, di proprietà del 96enne Veli Cassan e occupata fino a venerdì pomeriggio dai due cittadini etiopi rintracciati e denunciati dalla polizia locale di Pordenone, era già stata violata. E nemmeno troppo tempo fa. Sempre gli agenti guidati dal comandante Maurizio Zorzetto, infatti, hanno appurato come lo stesso stabile della Comina fosse diventato la casa temporanea (e non riconosciuta dalla legge) di un cittadino rumeno attualmente senza fissa dimora. Lo stesso soggetto che ha consigliato la palazzina di via Barcis ai due cittadini etiopi. 
E c’è di più: Velia Cassan, la figlia del proprietario dell’abitazione, e i due occupanti abusivi si sono incontrati nuovamente al Comando di polizia locale.

Ed è emerso un dettaglio che è una sequenza umana: «Se volete potete pagarmi l’affitto», ha detto la donna riferendosi ai due cittadini etiopi. 

IL PROBLEMA


Non era la prima volta che la casa di via Barcis veniva occupata. La conferma è arrivata direttamente dal comandante Zorzetto, che nella serata di venerdì con i colleghi ha concluso le indagini sull’occupazione abusiva dell’immobile da parte dei due cittadini di nazionalità etiope.
In precedenza, quindi, la stessa casa era entrata nel mirino dell’abusivismo, con un cittadino rumeno che vi aveva fatto ingresso ben prima che i proprietari si accorgessero dei due nuovi inquilini. E sarebbero da ascrivere proprio alla prima effrazione i danni provocati alla struttura, anche se i due cittadini etiopi sempre venerdì si sono offerti di pagare tutto, anche quanto non commesso da loro. 


IL RETROSCENA


Dopo il primo incontro, avvenuto di fronte all’ingresso della casa di via Barcis, Velia Cassan venerdì ha incontrato per la seconda volta i due uomini che dal 12 aprile vivevano a sua insaputa nell’appartamento del padre 96enne. 
«Ho chiesto io il permesso agli agenti - ha spiegato ieri Cassan - e i due ragazzi si sono scusati. Ho chiesto loro perché avessero deciso di occupare la casa di mio padre, pur avendo un lavoro ed essendo integrati. Mi hanno risposto che non sapevano dove andare». In realtà i due cittadini di nazionalità etiope una casa ce l’avevano. Almeno fino a qualche mese fa. Conferme, queste, emerse tutte nel corso della breve indagine. Erano in affitto, regolarmente. Ma per motivi ancora da sondare si sono ritrovati senza un tetto sotto il quale dormire. 
«Ho spiegato loro che occupando la casa di mio padre gli hanno provocato un grande dolore - ha proseguito Cassan - e loro hanno abbassato gli occhi. Non sono certamente criminali, voglio sottolinearlo. Abbiamo comunque deciso di confermare la denuncia. In caso contrario avremmo creato un pericoloso precedente». 
I due cittadini etiopi hanno nel frattempo rifiutato l’affidamento d’urgenza ai Servizi sociali, proposto e praticamente attivato già venerdì pomeriggio su iniziativa del Comando di polizia locale di Pordenone. Grazie alla generosità di alcuni parenti e amici, infatti, i due trentenni che occupavano la casa di via Barcis in Comina sono riusciti a trovare ospitalità. Almeno temporaneamente. 

Ultimo aggiornamento: 08:20 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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