«Quando ho ricevuto la mail, sono rimasto a bocca aperta».
LO STUPORE
«È nostra cura fornirle alcune informazioni relative al trattamento dei suoi dati personali nel contesto dei suoi rapporti con Casa dello studente Antonio Zanussi Pordenone», si legge nel “cappello” introduttivo dell’informativa. Poi si parla di dati anagrafici (è normalissimo), dati di contatto, audio e video. E infine il riferimento alle origini razziali, con tanto di aggancio all’articolo del testo sul trattamento dei dati. Peccato però che proprio il testo europeo sul tema riferisca chiaramente che «è vietato trattare dati personali che rivelino l’origine razziale o etnica, le opinioni politiche, le convinzioni religiose o filosofiche, o l’appartenenza sindacale, nonché trattare dati genetici, dati biometrici intesi a identificare in modo univoco una persona fisica, dati relativi alla salute o alla vita sessuale o all’orientamento sessuale della persona». Insomma, l’esatto contario rispetto a quanto riportato all’utente.
LA PROTESTA
La famiglia allargata di Cesare Genuzio ha origini ebraiche. E in questo caso è lui stesso a rimarcarlo, scegliendo di rendere pubblico un suo dato più che personale. «Ed è per quello che sono rimasto a bocca aperta. Mio suocero era presente in piazza Unità a Trieste quando Benito Mussolini annunciò alla Nazione la promulgazione delle leggi razziali. Siamo sensibili sul tema e nego ovviamente che il trattamento di questi miei dati sia della Casa dello studente. È stato fatto un uso distorto del regolamento».
LA SPIEGAZIONE
Contattati, i vertici della Casa dello studente sono letteralmente caduti dalle nuvole. L’informativa sulla privacy che è stata inviata alle persone che sono in contatto con l’ente, si trova nella parte finale del sito internet della “Casa” e probabilmente si è trattato dell’utilizzo di un modulo precompilato. Con un errore a quanto pare evidente. È intervenuta per spiegare la presidente Laura Zuzzi. «Voglio immediatamente sgomberare il campo da qualsiasi equivoco. La Casa dello studente è stata da sempre un simbolo di apertura nei confronti di tutti e di tutto. E la storia del Centro culturale, nonché la nostra missione. Se si è trattato di un errore, lo correggeremo immediatamente senza alcun problema. Da noi non ci sono tessere, tanto meno razze. Siamo la casa dei ragazzi, ma soprattutto siamo sempre stati la casa di tutti». Per eliminare il riferimento alla razza, basterà modificare il documento che ha fatto indignare il pordenonese che l’ha ricevuto.