CORDENONS - Progetti di efficientamento energetico realizzati in tempi precedenti all'esplodere del problema del caro-bollette. Uso attendo degli impianti e aumento dei prezzi per riassorbire (nel settore delle carte di lusso prodotte questo è finora possibile) i forti incrementi dei costi del gas e dell'energia elettrica. La storica Cartiera di Cordenons - del Gruppo Cordenons, da qualche anno controllato della multinazionale della carta Fedrigoni - è un'azienda energivora con impianti che girano 24 h per il tipo di produzione. Ma sta riuscendo - quasi come un modello virtuoso - ad attutire il colpo dei super-aumenti senza rallentate gli impianti. Nell'azinda della zona del Pasch ci lavorano quasi 180 addetti. Marco Nespolo, l'amministratore delegato del Gruppo Fedrigoni fa il punto su su una situazione che non è facile gestire. «La produzione di carta è un settore estremamente energivoro e ha quindi molto risentito dell'aumento vertiginoso del costo dell'energia elettrica e del gas, che è andato ad aggiungersi a quello delle materie prime cominciato già a marzo 2021 (cellulosa, plastica e materiali chimici, cresciuti tra il 20 e il 50%). Questo ha portato a rincari mai visti e creato grosse difficoltà nell'approvvigionamento e nei trasporti. Fedrigoni è intervenuta in maniera preventiva su tutta la supply chain proprio per evitare interruzioni nella fornitura di materie prime, pianificando acquisti e facendo scorte, e questo ha permesso di evadere tutti gli ordini, anche grazie a una rete distributiva proprietaria, con magazzini dislocati in tutto il mondo, che l'ha resa autonoma dai grossisti».
I progetti di efficientamento e di riduzione dell'uso dell'energia nella produzione hanno poi attutito il colpo del caro-bollette. «Tuttavia - aggiunge l'amministratore delegato - è stato inevitabile trasferire una parte dei costi sui clienti, aumentando i prezzi del 10-12%: noi siamo i primi produttori al mondo nelle etichette per i vini di alta gamma e i primi in Europa per il packaging dei grandi brand del lusso e della moda, settori di nicchia che sono riusciti ad assorbire questi costi. Se però la situazione dovesse protrarsi ancora a lungo, anche a causa della guerra in Ucraina, molte piccole e piccolissime imprese che erano riuscite finora a rimanere a galla pur tra mille difficoltà rischierebbero il tracollo, e l'aumento dei prezzi al consumo già minati dall'inflazione finirebbe per vanificare i benefici della ripresa economica e industriale».
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