PORDENONE - A messa in sacrestia. Fabbriche, imprese, capannoni, uffici e famiglie. Ma anche chiese. Già, le maxi bollette non risparmiano nessuno, neppure la casa del Signore. E così anche la diocesi di Pordenone - Concordia ha dovuto fare i conti con l'impennata dei costi dell'energia.
LA DECISIONE
Resta il fatto che si è reso necessario fare un taglio alle spese dell'energia e così è stato deciso che le messe feriali si terranno non nella chiesa, ma nella sacrestia. Ogni giorno, dal lunedì al venerdì viene celebrata la messa mattutina alla quale partecipano una quindicina di fedeli, per lo più persone anziane, spesso accompagnante dalle badanti. In alcuni giorni le presenze sono ancora più ridotte. Da qui la decisione di non accendere il riscaldamento in tutta la chiesa che è comunque grande e che si compone, tra le altre cose, di due piani. In più ci sono le luci, alcuni faretti e quelle che illuminano i due altari, quello centrale e quello laterale. Il rito della messa non è stato messo in discussione, ma la decisione per cercare di contenere le spese, è stata quella di tenere il rito in sacrestia che si trova a fianco dell'altare. Una stanza comunque sufficientemente grande per ospitare una ventina di persone e comunque piccola per essere riscaldata e illuminata con poche luci. Sono state messe le sedie e il sacerdote ha recuperato un mobile che viene utilizzato come altare. La domenica la messa viene celebrata in chiesa che solitamente è sempre piena.
GLI ALTRI CASI
L'indicazione generale di risparmiare su elettricità e gas era stata lanciata dallo stesso vescovo, mons. Giuseppe Pellegrini, le settimane scorse. Nulla di scritto, ma una raccomandazione a tutti i parroci a cercare di stringere un po' in modo da evitare sprechi e limitare le bollette. Ovviamente il vescovo non è entrato nel dettaglio su come risparmiare, il modo più corretto senza mettere a rischio i servizi ecclesiastici è stato scelto dai singoli parroci insieme ai consigli pastorali.
MESSE RIDOTTE
Alcune parrocchie hanno ridotto le messe, cercando di accorpare quelle in cui era presente il minor numero di fedeli, altri, invece, hanno ridotto gli orari di apertura durante il giorno in modo da non dover accendere luci e faretti sugli altari. Tutti sono stati inoltre sollecitati a verificare attentamente che alla chiusura delle chiese non rimangano luci accese. Anche perchè a pagare la bolletta sono direttamente i parroci e nel caso in cui non ce la facciano economicamente viene chiesto un contributo alla diocesi. Discorso simile per le chiese più fuori mano, in particolare quelle dei paesi più piccoli della montagna o della pedemontana, dove ci sono anche due o tre chiese. In questo caso l'invito del vescovo è stato di accentrare tutti i riti e i servizi ecclesiastici della struttura più grande del paese lasciando le altre chiuse.
IN DIOCESI
Risparmio dell'energia è diventata la parola d'ordine anche all'interno della diocesi dove ci sono uffici e servizi. Riscaldamento ridotto e dove è possibile luci spente.