BRUGNERA - Morì sbranato da due cani Amstaff nel cortile del nipote. Avellino Corazza aveva 74 anni e abitava in via Livenza a Brugnera. Dell'ipotesi di omicidio colposo sono chiamati a rispondere i proprietari del cane: Massimo Sandrin, 43 anni e Leda Giust, 72, difesi dagli avvocati Alessandra Marchi e Roberto Arduini.
LA TRAGEDIA
Era il 25 ottobre 2019, Corazza entrò nel recinto della villetta confinante con quella di sua proprietà aprendo il cancello con un telecomando. Fu immediatamente assalito. La moglie Maria Rina Sandrin lo sentì urlare, intervenne per soccorrelo, ma fu a sua volta aggredita dai due Amstaff ormai fuori controllo. Fu Giorgio Corazza, figlio della vittima, a salvare la madre abbattendo uno dei due cani - Claus - con un fucile da caccia, un semiautomatico Franchi calibro 12. L'Amstaff rimasto in vita, di nome Ettore, fu sequestrato e consegnato alla custodia del canile di Villotta. Il personale sanitario non riuscì a salvare il pensionato, che morì per dissanguamento.
IL RITORNO DI ETTORE
A distanza di un anno, e dopo un percorso di educazione comportamentale, era stato restituito Ettore. L'avvocato Marchi ne aveva scongiurato l'abbattimento. Un veterinario comportamentalista e un educatore cinofilo gli avevano insegnato a portare la museruola e lo avevano abituato a vivere in una dimensione familiare senza diventare aggressivo. Il dissequestro dell'animale aveva destato un certo scalpore a Brugnera, soprattutto tra le persone vicine alla famiglia Corazza, che riuscivano a capacitarsi del fatto che il cane fosse stato restituito ai proprietari. I parenti del 74enne inviarono anche una lettera al giornale per evidenziare il rammarico per «la scelta di dissequestrare e riaccogliere il cane Ettore nella stessa abitazione dove si sono consumati i tragici fatti, che è posta proprio di fronte a quella dei parenti della vittima».