Troppo caldo in fabbrica, sciopero "per emergenza" nell'azienda che produce condizionatori

Venerdì 22 Luglio 2022 di Camilla De Mori
Caldo torrido
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POCENIA - Sciopero per troppo caldo nell’azienda che produce sistemi di condizionamento e refrigerazione a livello industriale. Sembra un paradosso ma è quello che è accaduto alla Modine Cis Italy srl di Pocenia, in provincia di Udine, che impiega circa 650 dipendenti (il gruppo ha altri due stabilimenti ad Amaro e a San Vito al Tagliamento), dove ieri pomeriggio, dopo la “rivolta” spontanea degli operai, provati dalle torride temperature, la Fim Cisl e la Fiom Cgil assieme alle Rsu hanno dichiarato «per emergenza» lo sciopero del turno pomeridiano dalle 15 al fine turno, vista - si legge nel volantino sindacale - «l’insostenibilità della prestazione lavorativa alle temperature e al tasso di umidità che si registrano», «per tutelare l’integrità fisica delle lavoratrici e dei lavoratori».

I SINDACATI

«C’è stata l’adesione totale. Temperatura e tasso di umidità erano insostenibili», sostiene Fabiano Venuti (Fim Cisl), che mostra anche un termometro fotografato in fabbrica giovedì dagli operai, che segnava quasi 40 gradi. «Nello stabilimento anche le macchine sviluppano calore. Ci sono più di 650 dipendenti. Le altre estati hanno tenuto duro come fanno nel 90% delle imprese, c’è stato qualche colpo di calore ogni tanto. Ma adesso le temperature sono diventate insopportabili: bisogna che le aziende si attrezzino per gestire il rischio microclimatico. Abbiamo chiesto alla Modine di intervenire anche noleggiando un sistema di raffrescamento. Invece, hanno solo messo mano ai vecchi ventilatori che non hanno dato le risposte che ci aspettavamo». E precisa: «L’azienda produce sistemi di climatizzazione industriale, ma non sono pensati per abbattere le temperature in capannoni produttivi». «In tempi non sospetti - aggiunge Maurizio Marcon (Fiom Cgil) - abbiamo chiesto che intervenissero in previsione di un’estate torrida.

Ma non ci hanno considerato. I delegati hanno segnalato il rischio di colpi di calore, ma niente. Abbiamo chiesto delle pause garantite: sono stati flessibili ma non hanno fatto nulla di ufficiale. I ventilatori ci sono, ma muovono solo aria calda». Ieri lo sciopero è scattato «per emergenza. Lunedì l’azienda convocherà le Rsu per vedere cosa fare. Ma noi siamo già in vertenza per il rinnovo del contratto integrativo aziendale, con cui chiediamo anche i raffrescatori. Daremo battaglia», dice Marcon. «Non chiediamo dei condizionatori, ma un sistema di raffrescamento adiabatico, come quello, per esempio, già impiegato da tempo all’Electrolux Professional di Vallenoncello, a Pordenone. I costi? Assolutamente sostenibili: un convettore per 200 metri quadri dovrebbe costare 8-9mila euro. Una decina potrebbero bastare. E poi sarebbe sostenibile in chiave bolletta».

LA PROTESTA

Il malessere, racconta la delegata Rsu Fim Lucia Zamboli, a Pocenia, era montato già da qualche giorno. «Lo stabile è vecchio e con il tetto basso. I ventilatori a pala non bastano per lavorare in maniera dignitosa. In passato si è cercato di sopportare, anche se ci sono stati dei malori - sostiene Zamboli -. Giovedì mi è arrivata la foto dei colleghi con il termometro che segnava oltre 40 gradi nel primo pomeriggio e oggi (ieri ndr) faceva ancora più caldo. Il turno pomeridiano impiega quasi 300 operai. Nel nostro gruppo chat hanno postato che non ce la facevano più, che dovevamo intervenire sennò qualcuno si sarebbe comunque fermato. Così abbiamo contattato le segreterie ed è stato dichiarato lo sciopero». Venuti parla di «una cosa spontanea». «L’azienda - conclude - deve intervenire in modo strutturale. I dirigenti, il climatizzatore ce l’hanno. Gli operai, no. O tutti, o nessuno».

Ultimo aggiornamento: 23 Luglio, 16:31 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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