I ramarri neroverdi vogliono affondare la capolista di Pippo Inzaghi

Giovedì 13 Febbraio 2020 di Pier Paolo Simonato
il direttore dell'Area tecnica del Pordenone, Matteo Lovisa, stringe la mano a Riccardo Bocalon, uno degli acquisti di gennaio
PORDENONE Quattordici milioni e 235 mila euro (dei quali 430 mila di soli premi) contro 6 milioni e 68 mila. Sono i valori degli ingaggi lordi delle rose di Benevento e Pordenone, sabato alle 15 di fronte al Vigorito. La capolista contro l’outsider, l’armata del rampante Pippo Inzaghi (ex del Venezia e poi a Bologna) contro i ramarri di Attilio Tesser. Troppa differenza economica tra i due organici per nutrire speranze? I 18 punti di “buco” tra le rivali dicono che nel lungo cammino del campionato il paragone è improprio. Ma in soli 90’ può succedere di tutto. Perché i soldi non giocano. Spesso a fare la differenza nel calcio sono compattezza del gruppo, forza morale, organizzazione, conoscenze di squadra, movimenti consolidati. E in questi “valori” il Pordenone, che ha scalato prima la serie C e poi la B, non è secondo a nessuno. Quindi è lecito credere in una grande prova in terra campana, come fanno in questi giorni al De Marchi.
Del resto, analizzando i denari investiti dai club cadetti, si hanno già diverse sorprese rispetto a settembre. Dietro i leader giallorossi c’è il favoritissimo Frosinone con 13 milioni 492 mila euro distribuiti nel parco-giocatori, ma al terzo posto dei “ricchi” si trova una Cremonese in piena crisi d’identità (con buste-paga poco sotto i 13 milioni), al quarto un Empoli ancora in affanno (12 milioni 104 mila) e al quinto un Chievo Verona in grave ritardo (11 milioni 962 mila). Per dire, l’emergente Spezia è soltanto undicesimo in questa speciale classifica (7 milioni 184 mila) e il Pordenone addirittura quindicesimo. Curiosità: il Cittadella, ultimo, ha un monte-stipendi di 3 milioni 36 mila euro.
Nei bilanci conta come si spende, non soltanto quanto. «La serie B - riflette Matteo Lovisa, direttore dell’Area tecnica dei ramarri - è un campionato tradizionalmente equilibrato. Quest’anno lo è ancora di più: tra zona playoff e playout ballano 5-6 punti e forse a fine stagione saranno ancora meno. Per capirci: due vittorie consecutive ti lanciano verso l’alto e due sconfitte ti mettono nei guai». Posto che il Benevento ormai è andato, confermando le previsioni estive, come valuta le vostre rivali per il secondo posto? «Piano - sorride -, il nostro obiettivo primario rimane ancora la salvezza». Raggiungibile tra 9-10 punti, dato che siete a quota 36. Ma guardando avanti? «Il Frosinone è una squadra solida, che subisce pochissimo ed è difficile da affrontare - risponde -. Il Crotone ha grandi qualità offensive, lo Spezia ha trovato la continuità giusta, la Salernitana offre un calcio brioso. Non dimenticherei poi la Virtus Entella, rinforzata dal mercato di gennaio, il Cittadella e il Perugia, che sono sempre lì». Quindi? «Il girone di ritorno, di fatto, diventa un altro torneo rispetto alla prima fase della stagione - sintetizza -. In quest’ottica anche i pareggi assumono un valore preciso e alla fine possono fare la differenza, come accade viaggiando sul filo dell’equilibrio. Poi ci sono i periodi di forma, le squalifiche e gli infortuni. Bisogna essere bravi a gestire le situazioni, positive o negative che siano, per riuscire comunque a trarne il meglio. A metà marzo avremo le idee più chiare».
FORMAZIONE
Al Vigorito non ci sarà Gavazzi, che tornerà in gruppo a metà settimana, ma in mezzo rientrerà Pobega. Possibile conferma di Tremolada per il ruolo-chiave di fantasista nel modulo 4-3-1-2 caro a Tesser destinato a opporsi agli “stregoni”. Questi ultimi, a seconda delle assenze, adotteranno un 4-3-3 con gli esterni offensivi impegnati nella doppia fase, oppure un più conservativo 4-4-2. All’andata finì 1-1: sognare si può.
Ultimo aggiornamento: 14:51 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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