​«Ti diamo fuoco», 13enne minacciato dai compagni di scuola: ora rischiano i genitori dei bulli

Mercoledì 1 Marzo 2023 di Lorenzo Padovan
«Ti diamo fuoco», 13enne minacciato dai compagni di scuola: ora rischiano i genitori dei bulli

PORDENONE - La scuola frequentata dal 13enne vittima di bullismo, raggiunto da minacce terribili da parte dei compagni, tra cui quella di dargli fuoco, si è già attivata da tempo per cercare una soluzione, coinvolgendo tanto i bulli quanto la vittima e le rispettive famiglie. Lo si è appreso dalla dirigenza dell’istituto di istruzione secondaria superiore di primo grado della provincia di Pordenone dove i protagonisti frequentano - quasi tutti - la classe seconda.
«Quando la mamma, molto allarmata, ci ha esposto la situazione, abbiamo subito adottato misure specifiche. E non stiamo parlando dei richiami o dei provvedimenti disciplinari (che sono legati esclusivamente a episodi che vengono accertati dagli insegnanti nelle mura delle medie, ndr), ma di un’azione ben più approfondita che mira a risolvere il conflitto e a far capire l’enormità della portata di simili frasi o minacce che vengono recapitati, magari senza rendersi conto delle conseguenze, penali e psicologiche, attraverso le chat di messaggeria istantanea». Da qualche anno a questa parte, una possibile pacificazione del conflitto passa dall’attivazione del cosiddetto paradigma della giustizia riparativa.
Cosa vuol dire? «Tradizionalmente i conflitti esplodono a scuola con insulti o episodi di aggressione verbale o fisica verso compagni o adulti, con danni alle strutture o ai materiali scolastici. Sono determinati da opposizione esplicita o, anche, da semplice trascuratezza rispetto alle consegne o alle regole del vivere in comunità. Vengono usualmente affrontati dalla scuola con il mezzo della sanzione, il cui peso è direttamente proporzionale alla gravità del gesto o dell’inadempimento - spiegano dall’istituto pordenonese -. Da una prospettiva meramente retributiva, il male provocato viene sanato con un male, analogo per impatto, che è destinato all’autore della trasgressione. Anzi, è previsto che tutte le scuole si dotino di un codice di disciplina che enuclei le diverse trasgressioni e le corrispettive sanzioni. Questo sistema di contrappeso tra torti e punizioni, strutturato per sanare il danno provocato, nel tempo ha, però, dimostrato una notevole fragilità nella capacità di rispondere alla domanda di giustizia formulata dalla vittima, dalla comunità e, persino, dal responsabile dell’atto».
Il paradigma della giustizia riparativa, invece, «mette al centro la cura - fanno sapere dalla dirigenza -, ovvero promuove l’attenzione di tutte le persone coinvolte nel conflitto intorno alla percezione dei diversi vissuti emotivi e alla loro presa in carico e rielaborazione. Attraverso la narrazione e l’ascolto delle esperienze legate al conflitto, le diverse parti – vittime, responsabili e comunità – sperimentano, non i torti e le ragioni, ma le situazioni e le conseguenze emotive vissute da ciascuno, definiscono i valori che sono stati messi a rischio da tale frattura e si impegnano, se possibile, a proporre atti di riparazione per restituire benessere e centralità a chi ha vissuto lacerazioni e isolamento».
Da segnalare che la vicenda potrebbe avere degli strascichi anche sotto il profilo della responsabilità penale, anche a carico di genitori colpevoli di non aver vigilato adeguatamente sul comportamento dei loro figli 12enni, non imputabili.

Ieri mattina, appreso della denuncia sui social e sulla stampa da parte della mamma del bimbo bullizzato, i Carabinieri della stazione competente per territorio si sono subito mossi, chiedendo lumi alla dirigenza, prima di prendere contatto coi genitori della vittima, per poter verificare di persona le chat in cui si minacciava di dargli fuoco.

Ultimo aggiornamento: 4 Marzo, 15:14 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci