Bordelli senza veli, tutti misteri svelati a Villa Varda

Venerdì 28 Agosto 2020 di Franco Mazzotta
Il sistema inventato dalle tenutarie per informare i clienti sulla disponibilità delle signorine

«Un uomo si è perso qualcosa se non si è mai svegliato in un letto sconosciuto di fronte a un volto che non vedrà mai più, e se non ha mai lasciato un bordello all’alba con la tentazione di buttarsi nel fiume per il puro disgusto che prova per la vita», così scriveva nella seconda metà del XIX secolo, lo scrittore francese Gustave Flaubert, l’autore del romanzo Madame Bovary, allora molto discusso. I bordelli, postriboli, case chiuse o case di tolleranza che dir si voglia, sono senz’altro lo specchio di un’epoca passata, che qualcuno ricorda con nostalgia.
La cosidetta “legge Merlin”, dal nome della senatrice che la promosse, abolì la regolamentazione della prostituzione, chiudendo le case di tolleranza e introducendo i reati di sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione.

UN VIAGGIO INEDITO
Reminescenze di questo mondo un tempo così comune, non ne restano molte. Ma per l’appassionato di storia e cimeli del passato sacilese, Davide Scarpa, impiegato in una cooperativa edile, ora felicemente ritiratosi a vita privata, questo mondo è ancora vivo nei tantissimi reperti, relativi alle case di tolleranza collezionati anche grazie a un fortunato ritrovamento in un casale tra Valvasone e Casarsa della Delizia, avvenuto dieci anni fa, di cui a sua volta abbiamo già ampiamente riferito, grazie al quale è venuto in possesso di circa 300 reperti che ha diligentemente restaurato a sue spese. I reperti erano nascosti nelle intercapedini delle pareti dell’edificio, destinati probabilmente al mercato nero. Con questi cimeli Scarpa è stato in grado di allestire un piccolo museo delle case chiuse, che dal 2 agosto è stato trasferito nelle stanze al piano terra di Villa Varda, a Brugnera e che viene aperto al pubblico nei fine settimana. Tre stanze colme di documenti, vestiti, stole, gioielli, mobili, accessori, suppellettili, stoviglie, riviste, dischi, un grammofono, effetti personali, fotografie, manifesti, targhe, medicinali, profumi, trucchi e belletti, dove è addirittura stata ricreata una vera e propria stanza da letto di un postribolo degli anni Trenta. La mostra ricostruisce una casa di tolleranza di 100 anni fa nei minimi particolari, con tutte le supellettili, il mobilio, i dipinti, gli arazzi, i costumi d’epoca, ausili igienicosanitari e persino un ambulatorio medico dell’epoca con un’antica farmacia.
IL VENTENNIO
Davide Scarpa condivide parte dei reperti storici che documentano la vita condotta all’interno delle case di tolleranza, con particolare interesse al ventennio fascista (1922 – 1942). “Un patrimonio che ora sarei anche disposto a cedere, - rivela Scarpa - magari per allestire un vero e proprio museo delle case di tolleranza”. Fra i reperti c’è anche un quadro del maestro della pittura metafisica Giorgio De Chirico. La mostra-museo, allestita grazie alla concessione delle stanze della villa da parte del Comune di Brugnera, potrà essere visitata ancora domenica, a Villa Varda, sia al mattino che nel pomeriggio e proseguirà anche nelle prossime settimane.
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci