Covid e crisi. Locali chiusi a Pordenone, i ristori non bastano

Lunedì 16 Novembre 2020
Covid e crisi. Locali chiusi a Pordenone, i ristori non bastano

PORDENONE «Quello che sento confrontandomi con molti miei colleghi è l'esasperazione e l'incertezza più totale.

Non c'è molto da girare intorno. Non saranno solo i quindici giorni previsti con l'ingresso in zona arancione. La netta sensazione è che le chiusure proseguiranno per un periodo più lungo. Qui c'è dicembre di mezzo. Si, certo si parla di decreto Natale per consentire le riaperture. Ma l'incertezza è troppa e la gente non vede la luce». È pessimista Pier Dal Mas nel suo primo giorno da disoccupato. Anche lui ha dovuto fermarsi come l'intera categoria dei ristoratori e dei baristi. Il rappresentate della categoria per l'Ascom provinciale non ha dubbi: «In questo modo stanno portando gli operatori all'esasperazione. Abbiamo investito molto per mettere in sicurezza i locali. Ci siamo organizzati in mille modi per garantire un servizio coretto e sicuro. E poi questo è il risultato? Saranno in molti a non farcela». 

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I RISTORI

Nella maggior parte dei casi ai titolari di ristoranti e bar i soldi promessi dal governo sono già arrivati. Ma sono in molti anche a essere rimasti delusi. «Si è molto parlato di questi benedetti ristori, come li chiama il governo. Per ora però quello che è arrivato è certo meglio di nulla, ma è troppo poco per consentire agli operatori di tenere in vita le proprie attività. Quando va bene arriva il 20 per cento rispetto a quanto si era guadagnato lo stesso periodo dell'anno precedente. Se uno pensa che già domani (oggi, ndr) ci sono da pagare gli anticipi Inps per chi ha dipendenti la cifra è insufficiente». Intanto, nel primo giorno arancione a Pordenone sono stati in parecchi - tra bar, caffetterie e ristoranti - a organizzarsi con l'asporto. Persino il caffé è diventato d'asporto. Nei park compare pure qualche furgone specializzato in street-food.

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«Certo - aggiunge Dal Mas - tutti cercando di organizzarsi con grande voglia di fare e fantasia. Ma è dura. L'asporto è limitato solo al territorio comunale. Nei centri grandi c'è più bacino, ma nei comuni piccoli si è penalizzati. Con le consegne a domicilio si può uscire dal Comune, ma con il delivery stanno dentro le spese quei locali a conduzione familiare che non hanno spese di affitto. Agli altri conviene chiudere perché non si pagano nemmeno le spese».
d.l.

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