​Guerra dell'acqua in montagna. «Dal 2021 addio doppie bollette»

Lunedì 20 Luglio 2020 di Lorenzo Padovan
Guerra dell'acqua in montagna. «Dal 2021 addio doppie bollette»
PORDENONE Con l'approvazione della Legge Galli nel 1994 e le sue successive modifiche e integrazioni legislative, il rapporto tra utenti e servizi di acquedotto, fognatura e depurazione dei reflui, è cambiato radicalmente. Ne parliamo con Giovanni De Lorenzi, presidente di HydroGea, gestore del servizio in 20 Comuni, compreso il capoluogo Pordenone, spesso chiamata in causa per il lievitare delle tariffe.

Come si spiega l'aumento dei costi relativi alla distribuzione dell'acqua?
«La Legge Galli ha dato il là a una riforma strutturale della gestione dell'acqua pubblica, introducendo il Servizio idrico integrato, quindi anche la ripartizione in ambiti territoriali omogenei. Significa che l'acqua, trattandosi di un bene pubblico primario, deve essere resa disponibile a parità di condizioni entro aree geografiche simili così da evitare sperequazioni di trattamento tra i cittadini e assoggettata al severo controllo pubblico in relazione a costi, salubrità, qualità ed efficienza gestionale, sotto la vigilanza di una Autority nazionale, che oggi si chiama Arera».

Questo ha introdotto nuove modalità di imputazione dei costi e relativa fatturazione?
«Proprio così. Il principio si basa sulla parità di trattamento verso gli utenti e sull'equità del costo, privilegiando il contenuto sociale, quindi nessuno deve rimanere senz'acqua, addebiti in rapporto ai consumi, sensibilità sociale a favore dei nuclei familiari più numerosi. Sostenibilità del servizio, mantenimento della sua continuità e progettualità di prospettiva, nonché miglioramento della propria qualità tecnica e della qualità ambientale».

Anche gli investimenti di sviluppo del servizio devono essere compresi in bolletta?
«Certo: la tariffa contiene anche il costo della pianificazione degli investimenti futuri, consentendo in questo modo la disponibilità dell'acqua anche nei prossimi decenni. L'apparente costo elevato dell'acqua contempla infatti gli oneri relativi alla gestione, alla distribuzione, alle manutenzioni e agli investimenti futuri nella logica di assicurazione della continuità del servizio, della ricerca di nuove fonti, di sviluppo delle infrastrutture, entro una logica di omogeneità territoriale dove spesso i Comuni più piccoli non riuscirebbero a garantirsi il servizio con le sole proprie entrate. Con il Servizio pubblico integrato, calato su ambiti territoriali interviene il gestore unico, che raccoglie le entrate anche dai Comuni più grandi e pescando da una unica cassa riesce a soddisfare le esigenze di tutti i cittadini presenti nel territorio servito, compresi i piccoli Comuni, diversamente privi di capienza finanziaria».

Ogni gestore predispone una propria tariffa in relazione alle esigenze del territorio servito, come si configurano le vostre?
«Sono in assoluto le più basse in ambito regionale, così come pure in confronto a quelle degli ambiti territoriali del Veneto a confine con il nostro territorio provinciale. In pianura non si rilevano rimostranze particolari. I pordenonesi, in particolare, sono consapevoli di contare su un servizio di eccellenza consolidato. In montagna, invece, l'assenza diffusa di contatori di misura non permette la distribuzione equa dei costi e soprattutto i lacunosi data base dei Comuni che sono pervenuti alla Società con notevole ritardo rispetto all'avvio della gestione nel 2011, hanno fatto emergere molte sperequazioni che diventano motivo di giusta rimostranza da parte degli utenti, e costretto a recuperare in cinque anni anche i precedenti dal 2010 al 2015, sommandoli ai successivi. Quindi doppia bolletta per i Comuni montani. Nel 2020, tuttavia, è stato raggiunto il pareggio e quindi dal 2021 anche i Comuni montani si troveranno con fatture trimestrali».

Di chi la colpa di questi disagi?
«Non mi piace addebitare colpe ad alcuno perché non è facile fare scelte a fronte di evoluzioni gestionali complesse, ma senza perifrasi non mi faccio remore nel dire che gli amministratori di quei Comuni, che nella gestione del passaggio da un esercizio del servizio in economia diretta a una più vasta e condivisa, negli anni 20102014, una mano sulla coscienza dovrebbero porsela».

Come tacitare la protesta? 
«Continuando a fare ciò che stiamo facendo, dando riscontro di una attività assolutamente trasparente che ci permetterà di fatturare sotto l'egida dell'equità e del pago per quanto consumo. Presto riusciremo, attraverso la disponibilità del confronto con le anagrafi tributarie, a far emergere gli errori contenuti nelle banche dati ottenute dai Comuni ad avvio attività e anche, in applicazione a precise disposizioni dell'Autorità nazionale, a rilevare utenze tuttora invisibili e mai dichiarate».
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