Ucraina 50enne bivacca da 10 giorni nella sala d'attesa dell'ospedale e non si può sfrattarla

Mercoledì 22 Gennaio 2020 di Michelangelo Scarabellotto
L'ingresso dell'ospedale di Sacile
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SACILE - Sala d’attesa dell’ospedale: la presenza da una decina di giorni, sia di giorno che di notte, di una donna di persona nazionalità ucraina di circa 50 anni, con borse al seguito, che bivacca indisturbata e si aggiunge alle badanti e alle altre persone che da tempo si rifugiano nella sala, ripropone il problema più volte sollevato dal personale della struttura, segnalato ai responsabili senza che alcuna soluzione sia stata attuata. 

SALA D’ATTESA E CASA
La nuova arrivata è comparsa all’inizio della scorsa settimana, munita di bagaglio, sistemandosi nella sala senza più muoversi se non per alcune pause durante la giornata. Dopo i primi due giorni di permanenza sono partite le prime segnalazioni ai responsabili della struttura e successivamente ai carabinieri della Stazione sacilese che venerdì mattina sono arrivati nella sala d’attesa e hanno portato la donna in caserma per identificarla. In mattinata la donna è ricomparsa con il suo bagaglio nella sala della struttura dove continua a soggiornare di giorno e di notte, senza che nessuno fino ad ora abbia cercato di convincerla che la Sala non può essere utilizzata, se non per attendere di utilizzare i servizi dell’ospedale. Inoltre la porta d’ingresso da via Ettoreo viene chiusa alle 20, su disposizioni dei responsabili della struttura ed è impossibile far uscire eventuali persone presenti, così come è possibile accedere ai locali attraverso altri accessi che rimangono aperti.

UNA SITUAZIONE NON NUOVA
La situazione non è nuova: già due anni fa gli operatori avevano espresso preoccupazioni per la presenza di persone che nulla avevano a che fare con eventuali utenti dei servizi sanitari e sociali durante la giornata. Successivamente avevano informato i responsabili della presenza notturna di ignoti, autori di danni nei servizi igienici; poi era stato segnalato un giovane incappucciato che si sarebbe rifugiato nei servizi igienici dove sarebbero state trovate macchie di sangue sul pavimento. E ancora circa un mese fa il furto di sonde dal padiglione Ruffo e i danneggiamenti al padiglione Meneghini. 

RESPONSABILE DEL DISTRETTO
Informata dei fatti la responsabile del Distretto Ovest, Barbara Geri, aveva ribadito che «la Sala d’attesa e i bagni sono luoghi pubblici, all’interno della struttura ospedaliera, nei quali non posso impedire la sosta, a meno che le persone non disturbino o creino altri problemi che possano turbare l’attività dei servizi presenti». Circa l’ipotizzata installazione di una telecamera aveva aggiunto: «Non è con una telecamera che si risolve il problema della sala d’attesa», e ancora «si sa bene che nei bagni non è possibile installare alcun impianto di sorveglianza». Per quanto riguarda furti ed effrazioni, la responsabile aveva a sporto denuncia ai Carabinieri, mentre sulla presenza delle badanti, aveva coinvolto l’assessore Antonella Baldo per verificare la disponibilità del Comune di un locale da mettere a disposizione di queste persone nelle ore di pausa del loro servizio.

LA RABBIA DEGLI OPERATORI
«Ora - sottolineano gli operatori - la situazione che dura da una settimana è completamente nuova, dato che la presenza della donna si protrae nelle 24 ore e ha assunto la forma di un vero e proprio “bivacco”, con possibilità per la stessa di muoversi durante la notte all’interno della struttura, così come durante il giorno non offre, a chi utilizza i servizi sanitari, uno spettacolo edificante». Per questo ripropongono ai responsabili l’opportunità di un servizio di vigilanza con personale fisso di giorno. ma soprattutto di notte. 
 
Ultimo aggiornamento: 15:35 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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