Battista Colussi, il "re" delle macchine per lavare i prosciutti diventa "dottore"

Mercoledì 8 Luglio 2020 di Davide Lisetto
L'imprenditore Battista Colussi (foto Ciol)
PORDENONE - Nel suo lunghissimo curriculum di imprenditore di successo e di inventore di innovativi sistemi meccanici conta oltre cinquemila impianti - buona parte da lui stesso brevettati - destinati al lavaggio industriale nei settori dell’alimentare, della farmaceutica e ospedaliero. È stato lui l’inventore in Italia nel lontano 1981, tra le tante creazioni industriali, della prima macchina per lavare i prosciutti senza mai toglierli dal telaio: un’innovazione che permise all’industria del prosciutto crudo di passare dalla pulitura “manuale” di circa 70 pezzi all’ora agli ottocento lavati meccanicamente. E poi, per citare qualche esempio, gli impianti per il lavaggio delle attrezzature e delle stesse forme di formaggio (tra gli altri Grana Padano e il Parmigiano Reggiano) e delle attrezzature per i grandi marchi della cioccolata. Oltre alle macchine per il lavaggio e la sanitizzazione utilizzate nel comparto farmaceutico.
MEZZO SECOLO
Mezzo secolo di esperienza e di eccellenza: Giovanni Battista Colussi, 70 anni compiuti il 4 luglio scorso, oggi sarà insignito della laurea magistrale honoris causa in Ingegneria meccanica dall’Università Udine. «Per me – dice il grande imprenditore che guida la “Colussi Ermes” di Casarsa, società leader mondiale nella produzione di macchine per lavaggio e sanitizzazione industriale – una cosa troppo grande, non ci credevo e quasi non ci credo ancora». Ma questa mattina, alle 10, nell’aula Marzio Strassoldo dell’Ateneo udinese è prevista la cerimonia (alla presenza del rettore Roberto Pinton e della commissione) nella quale Colussi pronuncerà la sua “lectio” intitolata “Tecniche innovative nel processo per il lavaggio delle attrezzature e dei prodotti alimentari e farmaceutici”.
LA STORIA
La lunga storia dell’inventore e capitano d’impresa Giovanni Battista Colussi affonda le radici nella vicenda dell’azienda di famiglia. «Mio padre Ermes (il nome è stato mantenuto nella ragione sociale dell’azienda, ndr) aveva fondato un piccolo capannone in cui si producevano rimorchi agricoli negli anni Sessanta. Era stato, come molti friulani, emigrante in Australia. Tornato in patria con qualche risparmio aveva deciso di mettere su una piccola attività». È in quell’officina che il piccolo Giovanni Battista si sporca le mani cominciando a realizzare qualche giocattolo. Ed è lì che quello che diverrà l’«Archimede delle macchine per lavare» comincia a sviluppare un autentico talento creativo: «Pensi – ricorda – che mia mamma aveva un negozio di giocattoli in piazza a Casarsa. E lei diceva sempre che io non ne ho mai preso uno dagli scaffali perché preferivo realizzarli da me, come volevo io per i miei giochi».
Inventiva e creatività che pochi anni dopo si uniscono a preparazione tecnica e competenze: Giovanni Battista Colussi si diploma infatti perito meccanico all’Istituto Malignani di Udine. «Siamo agli inizi degli anni Settanta. Cominciai a lavorare come progettista meccanico in alcune aziende della zona, la “gavetta” come si diceva. L’azienda di mio padre intanto stava crescendo. Così qualche anno dopo decisi di tornare a lavorare con lui. C’era bisogno di piegare lamiere. Ma il passaggio alla progettazione è stato il passo successivo. Fino al primo importante salto innovativo dell’azienda che negli anni ’80 diventa leader prima italiano e poi europeo nel settore dei prosciuttifici». È in quel periodo che Giovanni Battista prende le redini dell’azienda.
GRANDE INNOVAZIONE
«Fino a quel momento – racconta – i prosciutti venivano lavati dallo stucco e dai residui della lavorazione di fatto manualmente. Brevettammo un sistema che consentì il lavaggio sul telaio, cioè senza mai toccare la coscia, di circa 800 pezzi all’ora». Le prime macchine brevettate da Colussi nel 1981 finiscono a San Daniele. Ma nel giro di poco l’azienda diventa fornitrice anche delle case alimentari di Parma. E poi in Spagna, per il famoso Patanegra, e in Francia. «Dove c’erano prosciutti da lavare ci chiamavano», ricorda ancora Colussi. E dai prosciuttifici il passo ai macelli e ai salumifici è breve. Ma negli anni la Ermes Colussi diventa anche il riferimento dei colossi europei del formaggio e della cioccolata. E di centinaia di supermercati, per il lavaggio dei grandi contenitori della frutta e verdura. Una ventina di anni fa un altro salto innovativo: l’ingresso nel settore farmaceutico. Ad oggi nel mondo ci sono oltre 5mila impianti – i più grandi arrivano anche a 50 metri di lunghezza – firmati dalla Ermes Colussi. Macchine progettate e realizzate una a una per rispondere a precise esigenze del cliente. «Siamo quasi una sartoria degli impianti del lavaggio», spiega Colussi che, a 70 anni, continua a girare il mondo per vedere di persona come installare le sue creature nelle industrie. «Macino ancora dagli 80 ai 100mila chilometri l’anno». E l’emergenza Covid? «In questi mesi ci sta creando qualche difficoltà in Russia, Turchia e Usa, dove non possiamo ancora mandare i nostri tecnici. Ma gran parte del lavoro sulle macchine lo facciamo da remoto. Dopo due mesi di rallentamento ora stanno tornando gli ordini».
LA FAMIGLIA
E da un quindicennio al fianco di papà Giovanni Battista ci sono i figli Andrea, 44 anni, e Chiara, 39. Entrambe laureati negli Stati Uniti oggi lavorano al vertice dell’azienda. «Da quando ci sono loro – ammette il padre – il business nei mercati esteri e l’export sono esplosi». La Colussi Ermes, 150 addetti diretti e più di 200 con l’indotto, oltre alle due unità produttive di Casarsa conta anche una sede commerciale a San Diego, California. Una storia di eccellenza che oggi sarà riconosciuta con la laurea ad honorem. Ma per Giovanni Battista un solo rammarico: «La cerimonia per motivi di sicurezza sarà a porte chiuse. Mi sarebbe piaciuto che ci fossero tutti i miei collaboratori. Sono loro le tessere più preziose di questo meraviglioso mosaico di vita. L’azienda – conclude con un pizzico di commozione – è la mia seconda casa, anche se mia moglie dice sempre che è la prima».
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