L'estate dei bambini in città: punti verdi più spaziosi e sessioni allungate a sette settimane

Mercoledì 20 Maggio 2020 di L.Z.
L'estate dei bambini in città: punti verdi più spaziosi e sessioni allungate a sette settimane (foto Pixabay)
PORDENONE - Punti verdi con partenza anticipata e a prezzi popolari per le famiglie alle prese con le difficoltà legate all’emergenza Covid-19: in questi giorni è previsto un ultimo tavolo con la Regione e all’inizio della prossima settimana dovrebbe essere definita in maniera chiara l’offerta per poter così aprire le iscrizioni. Con il Comune pronto a mettere sul piatto ulteriori 200mila euro, oltre a quanto già stanziato, per un servizio che avrà inevitabilmente costi organizzativi maggiori, sia per la necessità di partire in anticipo, sia per la maggior richiesta di personale resa necessaria dalle regole anticontagio. Di certo la durata dei Punti verdi sarà estesa da quattro a circa sette settimane, e le quote di partecipazione dovranno essere accessibili anche per le famiglie in difficoltà economiche.

SPAZI RADDOPPIATI
A seguire direttamente la questione è il sindaco Alessandro Ciriani: «Le linee guida appena uscite – spiega – prevedono un raddoppio degli spazi, e dunque un numero maggiore di educatori, oltre a molte prescrizioni che riguardano per esempio la mensa. Il nostro obiettivo è quello di garantire, per le varie fasce d’età, un numero adeguato di posti nei centri estivi comunali, per più settimane e a prezzi popolari. Ci saranno poi anche i privati, come parrocchie e associazioni, che organizzeranno le loro attività e potremo eventualmente prevedere una posta aggiuntiva per contributi. Si tratta comunque – precisa il primo cittadino – di un’iniziativa legata all’emergenza Covid-19 e alle difficoltà create alle famiglie. Individueremo criteri per le famiglie nelle quali, per esempio, in questi mesi i genitori non hanno lavorato». Infine, il sindaco ricorda anche che il “buono baby-sitter” può essere utilizzato per questi servizi.

GRUPPI RIDOTTI
Le linee guida prevedono, fra l’altro, per i più piccoli, gruppi ridotti e preferibilmente attività da svolgere in nidi e scuole abitualmente frequentate dai bambini e un rapporto educatore-bambini che cambia a seconda della fascia d’età: fra zero e sei anni rapporto di uno a quattro o uno a cinque per i più grandi; uno a uno nel caso di minori con disabilità. Oltre a questo, l’intensificazione della sanificazione dei locali, l’utilizzo di una pluralità di sedi con disponibilità di spazi aperti, tempi di permanenza ridotti per i più piccoli, accesso contingentato da parte dei genitori, pasti in monoporzione con materiali monouso. A queste linee si aggiungono le ulteriori proposte regionali come il triage all’ingresso quotidiano, le modalità di gestione di una eventuale insorgenza di sintomi nei bimbi, negli operatori o nei familiari, l’igienizzazione dei materiali didattici e la formazione degli operatori sulle misure di prevenzione. L’Opera Sacra famiglia, da parte sua, ha già presentato il suo progetto, “forte” anche dei grandi spazi sui quali può contare in Comina, che in questa situazione diventano indispensabili. Resta da vedere quante realtà private riusciranno ad avviare il servizio, e se saranno in grado di farlo con gli stessi numeri degli anni scorsi, nel rispetto delle prescrizioni. Di certo diverse parrocchie, per esempio quella del “Don Bosco”, si stanno attivando, come conferma il consigliere Alessandro Basso. “Di strutture in grado di farlo ce ne sono – conferma anche Ciriani –, eventualmente magari senza il serviziomensa”.
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