PORDENONE - La stangata sui servizi (elettricità e gas su tutti) annunciata dal ministro Cingolani poteva sembrare “sufficiente”.
LA DIFFICOLTÀ
La dinamica non lascia più spazio ad alcuna manovra. Non c’è margine, in tutti i sensi. Né di manovra, né a bilancio. Mantenendo i prezzi attuali, i ristoranti del Pordenonese lavorerebbero in perdita. Tutto deriva da una tendenza che dopo le ferie è diventata ancora più marcata: acquistare la materia prima che poi viene lavorata dai cuochi per essere trasformata in un piatto è un’operazione sempre più costosa. E stavolta si può tranquillamente parlare di un’impennata. Ecco qualche esempio che può far capire perché in autunno al ristorante ci si ritroverà davanti a sorprese per nulla gradite. Le vongole, forse il frutto di mare più diffuso nella cucina del Nordest, fino a poche settimane fa costavano circa otto euro al chilo. Ora nei mercati si riescono a “portare via” a 14 euro. È quasi un raddoppio. Insostenibile. La piovra, invece, è passata da 12 a 20 euro al chilo. Il tutto all’ingrosso, quindi è facile immaginare l’effetto di un rialzo simile sul prezzo che infine si è costretti a praticare al cliente. E una dinamica simile riguarda anche tutta la filiera della carne del Friuli Occidentale, con i costi alla “base” della catena di approvvigionamento che sono schizzati verso l’alto anche del 50 per cento in poche settimane.
LA TESTIMONIANZA
I ristoratori ci hanno provato, a lavorare con i listini intatti anche di fronte al rialzo del costo delle materie prime. Si era sperato di essere al cospetto di uno choc economico temporaneo, di una distorsione del mercato. Non era così, perché la tendenza è diventata consolidata. Una normalità, nuova e pesante. Quindi adesso l’impatto finirà per abbattersi sulle tasche dei consumatori.
«Ma purtroppo non c’è alcuna alternativa - spiega Carlo Nappo, chef molto conosciuto a Pordenone e volto della Catina di piazzetta Cavour e del Podere dell’angelo di Visinale di Pasiano -. Abbiamo provato a tenere duro, ma ora non è più possibile. Dopo dieci anni ci vediamo costretti a ritoccare i listini. Non l’avevamo mai fatto, ma se non procedessimo in questo senso dovremmo chiudere. Non staremmo più in piedi». È solo una delle tante testimonianze identiche in provincia di Pordenone. La stagione è già segnata: sarà un autunno caldo, non per tutte le tasche. Neanche a tavola.