Autunno "bollente", cassa integrazione e ferie più lunghe: la crisi è in anticipo

Sabato 27 Agosto 2022 di Loris Del Frate
Lavoro

Non serve aspettare l’autunno, la situazione economica regionale inizia già a manifestarsi per quello che sarà, un disastro.

Le super bollette dell’energia stanno già mettendo in ginocchio diverse attività e i primi risultati di questa impennata dei costi si riflettono sul fronte delle imprese. La Eurolls, azienda con sede ad Attimis ed una delle diverse filiali produttive a Villa Santina ha lanciato l’allarme: congelati tutti gli investimenti in programma per gli stabilimenti italiani a causa del caro energia. A dirlo è stato l’amministratore Renato Railz. Eurolls, impegnata nella costruzioni di rulli, cavi e tubi, con core business nei trattamenti, rivestimenti e componenti in metallo duro e diamantati, registra, nel solo mese di luglio appena trascorso, solo per lo stabilimento carnico di Villa Santina, una bolletta per il consumo dell’energia elettrica, pari a 173mila euro, rispetto ai 45mila euro del luglio dello scorso anno. «Siamo parlando di cifre non più gestibili e livelli record, per una situazione che si presenta insostenibile - spiega Railz - così facendo siamo costretti a bloccare gli investimenti, almeno in Italia». Eurolls occupa circa 150 dipendenti e fattura 60 milioni all’anno.


GLI ALTRI

Se Eurolls blocca gli investimenti, va ancora peggio ad Acciaierie Venete che ha sede a Buia. L’azienda ha comunicato al sindacato un fermo lavorativo. Alla Ztm di Maniago, dove la situazione era già critica con problemi di cassa integrazione, il piano di riorganizzazione stenta ad andare avanti e una delle colpe è proprio l’aumento dei costi. Sono solo tre esempi di quello che sta venendo avanti. Chi sta peggio sono le aziende a grosso dispendio di energia, quelle chiamate proprio energivore, la siderurgia (acciaierie, laminatoi, vetro) e la chimica che avevano già spese alte e ora se le vedono triplicare. Un problema per tutti, ma ancora più marcato nella Destra Tagliamento dove la siderurgia occupa una porzione importante del Pil provinciale, così come il vetro e parte della chimica.


COSA FARE


I veri problemi si inizieranno a vedere già da lunedì prossimo, quando apriranno gran parte delle fabbriche, grandi e piccole e delle attività artigiane. C’è già chi si è ritagliato un piano di azione che non fa intravvedere nulla di buono. Alcune imprese, infatti, hanno deciso di prolungare le ferie di almeno una settimana in più per risparmiare sulle bollette, altre fabbriche hanno invece attuato un’altra strategia, ossia cambiare i turni lavorativi intensificando l’occupazione nelle ore in cui l’energia costa meno. Ma non è ancora tutto. Una delle possibilità che sono in esame da parte di altre imprese è quella di bloccare la produzione una settimana al mese, così come c’è pure qualcuno (accade nelle aziende più piccole) che chiude il lavoro settimanale il giovedì anticipando di un giorno. Resta il fatto che si tratta di palliativi che ovviamente non risolvono la situazione.


IL SINDACATO


«La vera preoccupazione - spiega Maurizio Marcon, segretario generale della Fiomm - sarà in autunno, anche se i primi effetti si iniziano a vedere già ora. Le aziende facendo smaltire i permessi, anticipando di qualche giorno le ferie, facendo una, due settimane di cassa integrazione, avevano arginato il primo rincaro dei costi dell’energia, arrivando, quindi sino alle ferie lunghe di agosto. La speranza era che la bolla dell’aumento del gas e dell’energia nel frattempo si fermasse e quindi la possibilità di rientrare dalle ferie con una situazione decisamente migliore. In realtà le cose non sono andate così - va avanti Marcon - anzi, i costi sono aumentati, così come è sempre più complicato riuscire a trovare le schede elettroniche. Per questo il problema rischia di esplodere al rientro, quando arriverà la nuova bolletta a pieno regime. Onestamente la preoccupazione è molta e i segnali sono già evidenti».

Ultimo aggiornamento: 28 Agosto, 11:11 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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