Industria metalmeccanica, brusca frenata della subfornitura tedesca

Lunedì 14 Gennaio 2019
Lo stabilimento Zml di Maniago
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PORDENONE La brusca frenata di fine anno della produzione industriale aveva già mostrato più di qualche segnale di rallentamento nel manifatturiero del Friuli occidentale. In particolare nelle ultime settimane dell'anno appena finito era stato il comparto della metalmeccanica a percepire nettamente i segnali che la corsa - riprese dal 2014 in poi - stava facendo segnare il passo. Ma è soprattutto la grande gelata del mercato tedesco dell'auto a gettare più di qualche preoccupazione tra gli operatori del comparto della subfornitura. Nel territorio pordenonese, infatti, esiste una sorta di filiera di piccole e medie imprese che operano nell'ambito dell'automotive e che esportano i loro componenti proprio in Germania. C'è ormai un consolidato rapporto tra la subfornitura meccanica pordenonese e le più prestigiose case automobilistiche tedesche. Una filiera che ha trovato, grazie a qualità e affidabilità dimostrate nel tempo, la fiducia dei partner germanici, ma che dipende molto dall'andamento dei quel mercato.
 

Tra le aziende più importanti che esportano per buona parte dei propri fatturati in Germania vi sono sicuramente la Zml di Maniago e il Gruppo Brovedani di San Vito al Tagliamento. Sull'azienda di Maniago - oltre che nel comparto dell'automotive opera anche nell'elettrodomestico con più di 500 dipendenti - già alcune nubi si erano addensate nello scorso mese di novembre: per uno dei reparti e per alcuni addetti azienda e sindacato avevano infatti siglato un accordo di cassa integrazione. Ora bisognerà capire quali saranno le ripercussioni dell'ulteriore frenata dell'auto tedesca.
SEGNALI IN AUTUNNO
E a confermare che già dopo l'estate nel comparto c'era aria di rallentamento è l'amministratore delegato del Gruppo Brovedani, Sergio Barel. «Quello che è successo - ha raccontato il top manager nelle ultime ore al Sole 24 Ore - ha dell'incredibile perché fino ad agosto i clienti tedeschi ci hanno fatto correre. Poi hanno quasi chiuso le fabbriche e frenato la richiesta di componenti. Qualche ordine è stato cancellato ma nella maggior parte dei casi è stato l'aggiornamento settimanale delle consegne a segnalarci i problemi. Minori richieste di componenti». Il Gruppo Brovedani, 120 milioni di ricavi e 1.100 addetti tra San Vito, Bari e gli stabilimenti esteri in Europa dell'est e Messico, chiude comunque il 2018 con valori in forte crescita, grazie anche a un'ampia diversificazione delle produzioni e al fatto che il rallentamento dell'auto si è verificato nell'ultima parte dell'anno. «Il problema vero - aggiunge l'amministratore delegato - è oggi avere una visibilità chiara sul futuro, in un momento in cui le normative sulle emissioni vanno in direzioni opposte. L'Europa ha una direzione green evidente, mentre gli Usa, cancellandole normative volute da Obama, di fatto sta bloccando i nuovi investimenti dando lavoro alle fabbriche tradizionali». Insomma, le imprese guardano con attenzione ma temono che nel 2019 la crescita non arriverà dalla Germania.
IL SINDACATO
Preoccupazione anche nel sindacato dei metalmeccanici. «Effettivamente - conferma Maurizio Marcon, segretario regionale e provinciale Fiom - in qualche caso, come alla Zml di Maniago, già in autunno eravamo ricorso a qualche settimana di cassa integrazione. Registriamo il timore nella filiera delle fabbriche dell'automotive che lavorano molto con la Germania. Ma è ancora presto per fare un bilancio, terremo monitorata la situazione. D'altra parte, su altri fronti come l'elettrodomestico non c'è questo rallentamento: Nidec ed Electrolux per ora non registrano frenate. Capiremo meglio nelle prossime settimane e nei prossimi mesi. Certo non sarà un anno facile».
Davide Lisetto
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Ultimo aggiornamento: 12:19 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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