Attentato in Mozambico, il vescovo sente i supersiti: «I terroristi sono passati più volte correndo e sparando»

Venerdì 9 Settembre 2022 di Pier Paolo Simonato
L'attentato alla missione in Mozambico

«Li ho sentiti abbastanza sereni, tutto sommato, rispetto a ciò che hanno vissuto.

Dal loro racconto è emerso un fatto decisivo: sono stati risparmiati, ma non sappiamo esattamente perché sia accaduto». Parola del vescovo Giuseppe Pellegrini. Il peggio sembra passato, insomma. Almeno per i due sacerdoti pordenonesi, il 58enne Lorenzo Barro e il 45enne Loris Vignandel, scampati all’incursione degli jihadisti a Chipene, nel Nord del Mozambico. Ieri sul bagno di sangue (sono almeno tre i morti accertati, tra i quali la suora vittoriese Maria De Coppi, ma non è escluso che la giungla restituisca presto o tardi altri cadaveri) è arrivata una macabra “firma”: quella dell’Isis.


TERRORE


Un breve riepilogo dei fatti. L’attacco alla missione diocesana di Chipene, nella regione di Cabo Delgado, è stato messo in atto martedì notte con inaudita ferocia da un commando jihadista, che ha anche decapitato due collaboratori locali dei sacerdoti. L’84enne suora comboniana è stata colpita alla testa da due proiettili sparati alla testa, a bruciapelo, mentre si trovava nei locali della struttura. Durante l’assalto i due “fidei donum” della Chiesa concordiese avevano inviato un drammatico messaggio via Telegram: «Qui sparano. Ci vediamo in Paradiso. Stanno incendiando la casa». Della “cittadella” tenacemente costruita da religiosi, volontari e cooperanti (il primo “mattone” era stato posto nel lontano 1963), alla fine sono rimaste soltanto rovine fumanti. Anche l’ambulatorio, un dispensario prezioso per la poverissima gente del posto, è andato in cenere. Con tutte le medicine e i vaccini che conteneva.


CALVARIO


«Ho parlato al telefono questa mattina (ieri, ndr) con Lorenzo e Loris - racconta il presule Giuseppe Pellegrini -, per offrire loro parole di conforto, dopo che erano stati ospitati a Namaaca dai missionari veronesi. Lo stesso cardinale Matteo Maria Zuppi, presidente della Cei, mi ha chiesto di ringraziarli». I due “apostoli” si sono poi diretti verso Nacara, dove hanno incontrato il vescovo Alberto Vieira, per fare un primo punto della situazione. Di certo non possono tornare a Chipene, almeno per ora. Nella zona l’esercito mozambicano è impegnato nella repressione dei ribelli e ci sono già stati due violenti scontri a fuoco. Gli altri collaboratori dei sacerdoti pordenonesi si sono rifugiati nella foresta, dopo che anche il “barrio” a due chilometri dalla missione è stato preso di mira. Cosa succederà adesso? «Noi siamo al servizio della Diocesi africana - ricorda monsignor Pellegrini -, quindi spetta alle loro guide valutare le prossime scelte. Dopo le prime, concitate comunicazioni, dai colloqui con Lorenzo e Loris è emerso un fatto importante: i terroristi li hanno risparmiati. Sono passati più volte, sparando e gridando, davanti alle loro stanze. Sapevano che loro due erano lì dentro, ma non hanno sfondato le porte, con l’obiettivo di entrare per ucciderli, né hanno tentato di rapirli. Naturalmente non possiamo conoscere il motivo di questa scelta. Del resto, la stessa consorella che li ha poi raggiunti credeva di trovarli morti». E la suora brutalmente colpita? Nella presunta rivendicazione - non è detto che sia realmente degna di fede -, l’Isis sostiene di aver fatto uccidere la religiosa perché si era “impegnata eccessivamente nella diffusione del cristianesimo”. Maria De Coppi era a Chipene fin dal 1963, l’anno di fondazione della missione cattolica.


FUTURO NEBULOSO


Sembra certo che nei prossimi giorni Barro, già direttore del Seminario diocesano e parroco ad Aviano, e Vignandel, ex parroco di Chions, torneranno in Friuli. «Al telefono - dice Alex Zappalà, segretario del vescovo e del Centro missionario -, Lorenzo mi ha confidato che la situazione a Cabo Delgado sta cambiando in fretta, e non certo in termini positivi. Quelli che lo Stato chiama “ribelli” si sono in realtà organizzati in una sorta di vera e propria milizia ben armata, facendo così il salto di qualità. Puntano su Nacala e sul suo porto, una realtà geopoliticamente molto importante per l’intera regione del Nord». Insomma, il pericolo non si può sottovalutare.

Ultimo aggiornamento: 12:16 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci