Ilenia, l'assessore alla gentilezza che sfida l'era Covid: «Contesto sociale da ricostruire con grazia per rinascere»

Giovedì 16 Dicembre 2021 di Emanuele Minca
Ilenia Teccolo

VALVASONE ARZENE - Dal primo dicembre Ilenia Teccolo è ufficialmente assessore alla Gentilezza di Valvasone Arzene.

A nominarla Markus Maurmair, sindaco del Comune, un paese di circa 4mila anime a poca distanza da Pordenone, che ha aderito alla proposta che era stata avanzata dell’associazione “Cor et Amor”. Una pensata che nelle intenzioni vorrebbe favorire buona educazione, rispetto verso il prossimo e la cosa pubblica, sensibilizzazione ai comportamenti positivi, iniziative di cittadinanza attiva per il bene comune.

Ilenia Teccolo, 47 anni, sposata e una figlia, assessore eletto a ottobre che seguiva già Istruzione e Politiche giovanili, è ora diventata anche “costruttore di gentilezza” col non semplice compito di rendere in paese ogni pratica di gentilezza un’abitudine e accrescere il benessere della comunità, partendo dai più piccoli. Temi che l’assessore ha accolto con favore, dimostrando di avere le idee chiare su come intenda agire: «Quando sono venuta a conoscenza del progetto mi sono entusiasmata. Essere assessore alla Gentilezza per me significa ascoltare le persone che mi sono vicine e difendere il patrimonio di relazioni della mia comunità, oggi più che mai sotto attacco a causa di un contesto sociale caratterizzato dal Covid e dagli effetti nefasti che esso ha portato non solo sulla salute pubblica ma anche sulla socialità». 
Come si presenterebbe a chi non la conosce? E che ruolo ha concretamente l’assessore alla Gentilezza?
«Sono una persona semplice a cui piace partecipare attivamente alla vita del mio paese. In particolare mi piace stare con i più piccoli, che mi danno anche molto e mi fanno star bene. Il ruolo? È prima di tutto molto importante essere attenti alla gentilezza, a partire dai bambini e dai giovani, prestando attenzione alle parole e ai gesti».

Ma che influenza potrà avere in un piccolo comune come Valvasone Arzene? Non c’è il rischio che si riduca tutto a una bella trovata?
«Io cercherò di fare e di dare il meglio che posso a tutti, incondizionatamente. Quanta influenza concretamente potrò avere col mio operato sarà solo il tempo a dirlo. Partendo da una base importante, ossia dalla fiducia che la gente ha riposto in me».

Si sente all’altezza di un compito così particolare? Cosa fa nella vita, fuori dall’impegno amministrativo?
«Fino a qualche anno fa ero commessa in una pasticceria, oggi sono una collaboratrice domestica. Lavoro che mi permette di essere di aiuto a chi ha bisogno di un sostegno».

Di certo questa è una novità nel panorama nazionale: ma di cosa dovrebbe occuparsi il suo assessore alla Gentilezza? Ne avete parlato in Giunta?
«Il mio ruolo è di costruire buone pratiche coinvolgendo anche gli adulti in spazi comuni, insegnando loro ad avere rispetto verso tutti e tutto, in particolare i bambini. L’obiettivo è di aiutarli nel quotidiano, ma anche organizzando degli appositi eventi per loro. L’aspetto più semplice, ma anche più importante, sarà regalare ogni giorno un sorriso a tutti».

Perché proprio lei in questo ruolo?
«Da anni svolgo volontariato ai Centri estivi della nostra parrocchia, quasi ogni giorno accompagno i bambini a scuola con il Pedibus. Questi aspetti hanno spinto i miei colleghi assessori e il mio sindaco a scegliere me, proprio per la mia presenza costante nella vita di comunità. Accompagnando i bimbi a scuola, ricordo loro ogni giorno di salutare tutti quelli che incontrano».

In qualche modo si era già calata nel ruolo prima ancora di avere l’incarico... Ma quanto realmente si può incidere con la gentilezza e addirittura con un assessorato dedicato?
«Penso in realtà che ce ne sia molto più bisogno di quanto comunemente si creda in quanto percepisco, anche nel nostro piccolo, un senso di sfiducia, di diffidenza e in qualche caso di solitudine. A volte basta anche un semplice sorriso per attenuare questi sentimenti negativi».

Per quella che è la sua percezione, pensa possa essere più facile svolgere il suo compito in un paese? Forse in una città sarebbe più complicato.
«Se non altro vivere in una piccola realtà ci rende più consapevoli del valore della famiglia, dell’amicizia e ci rende più sensibili verso i minori o verso chi soffre; questo avviene anche grazie al fatto che ci conosciamo quasi tutti. Quindi sì, penso che in una città medio-grande un assessorato alla gentilezza sarebbe difficile da gestire».

Cosa c’è nel programma dell’assessorato, sempre ammesso che ci sia un programma?
«Ci saranno delle giornate dedicate alla gentilezza dove accoglieremo per esempio i nuovi nati dell’anno precedente o dove i nonni potranno stare insieme ai nipoti. Vorrei organizzare la nuova Biblioteca comunale come spazio comune con giochi-laboratori. Tra le mie idee ci sarebbe quella di dare un attestato, un riconoscimento a chiunque nel mio paese partecipi a una pratica di gentilezza, come ad esempio tutti gli accompagnatori del Pedibus».

Quanto prevede di spendere per promuovere la gentilezza?
«In realtà il mio è un assessorato senza portafoglio, non sono previsti specifici fondi per le attività che vorrei portare avanti; ma di certo proporrò alla giunta progetti che saranno presentati e possibilmente condivisi anche con il consiglio comunale. L’obiettivo è coinvolgere il più possibile chiunque amministra la cosa pubblica nell’idea di essere più attenti al prossimo».

Ma per un ruolo così particolare, lei si ispira a qualche modello?
«Ai miei genitori. Il vero motivo di ispirazione è la gentilezza che quotidianamente hanno dimostrato verso le persone che stavano loro intorno e verso coloro che incontravano anche per la prima volta».

Ultimo aggiornamento: 17 Dicembre, 11:00 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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