Da un'aiuola solitaria a un'intera piantagione: l'arnica di Francesca sfida i colossi mondiali

Venerdì 6 Maggio 2022 di Enrico Padovan
Francesca Muner con il marito e il fratello

PORDENONE - Nell'ultima trentina di anni ci hanno provato in tanti, ma davvero pochi sono riusciti ad avviare delle piantagioni di arnica economicamente vantaggiose. C'è riuscita un'azienda pordenonese, Armo1191. Un successo dovuto anche ad una situazione difficile da replicare. La pianta, infatti, è particolarmente esigente in termini di habitat. «Il terreno adatto è fondamentale: deve essere caratterizzato da una specifica acidità, essere drenante, privo di ristagni d'acqua, e superare i 1000 metri di quota», spiega Francesca Muner, che guida l'azienda insieme al marito e al fratello. «Piancavallo, grazie al fenomeno del carsismo, si è rivelato il luogo ideale, e abbiamo avuto la fortuna di trovare dei terreni che, oltre ad essere dotati dei giusti elementi, fossero anche facili da raggiungere per lavorarci».
Armo1191, azienda agricola che coltiva arnica montana, ha partecipato negli scorsi giorni alla finalissima nazionale degli Oscar Green 2021 di Coldiretti Giovani Impresa, per la quale sono state selezionate solo 18 aziende all'interno di un ventaglio complessivo di oltre 1000 realtà iscritte. L'azienda friulana, che lo scorso 11 settembre aveva conquistato la vittoria nella sezione friulana del concorso, si è piazzata sul podio a livello nazionale all'interno della categoria Sostenibilità e transizione ecologica.

SOSTENIBILITÀ
La sostenibilità, in effetti, è uno dei pilastri fondamentali dell'azienda, che la declina su più fronti. Innanzitutto, ovviamente, c'è la sostenibilità ambientale: l'arnica montana, pur non essendo ancora in pericolo d'estinzione, sta progressivamente scomparendo dalle montagne dell'arco alpino, tanto che vari Paesi hanno scelto di etichettarla come specie protetta. «L'arnica in montagna è paragonabile all'ape in pianura: la sua presenza è una sorta di cartina di tornasole del benessere dell'ambiente circostante», spiega Francesca Muner. «La coltivazione in Castaldia è un caso quasi unico: viene seguita con interesse anche dai ricercatori dell'università tedesca di Marburg, che stanno studiando gli habitat della pianta per poterla preservare in natura». Per di più, il processo di coltivazione dell'arnica di Piancavallo è completamente biologico - non vengono usati né concimi né pesticidi - e le lavorazioni, dalla rimozione delle erbacce alla raccolta dei fiori, vengono eseguite interamente a mano. E nonostante il periodo di fioritura si limiti all'estate, i lavoratori che si occupano dell'arnica non vengono lasciati a casa ma sono impiegati, nel corso dei mesi invernali, nella gestione dei vigneti in pianura, nell'ottica di una sostenibilità anche di tipo socio-economico, a 360 gradi.
Le insidie della coltivazione dell'arnica non sono poche: «Non è affatto facile da insediare e ha una bassa germogliabilità, dunque le piantine vanno cresciute in un vivaio e poi, nel periodo di maggio, trapiantate all'aperto», prosegue Francesca. «È fondamentale avere una buona programmazione: le piante messe a dimora quest'anno, infatti, non daranno i fiori subito, ma bisognerà aspettare l'anno prossimo.

Dopodiché, l'arnica continuerà a fiorire per un totale di quattro anni di seguito».

TUTTA LA FILIERA
Coltivare una pianta che pochissimi riescono a gestire non è l'unica prerogativa di Armo: l'azienda, infatti, si occupa insieme ad alcuni collaboratori locali dell'intero processo produttivo, dal germoglio fino al bancone della farmacia. Dopo cinque anni di sperimentazioni, nel 2016 il team ha cominciato a commercializzare creme ed oli, che costituiscono ora il suo business principale. L'arnica, infatti, è una pianta officinale dalle riconosciute proprietà antidolorifiche, analgesiche, antinfiammatorie e antiecchimotiche. «Sul mercato si trovano prodotti di bassa qualità e a basso prezzo. Noi abbiamo deciso di offrire un'alternativa, occupandoci direttamente di creare creme a partire da una materia prima di alto livello e di diffonderle attraverso farmacie, erboristerie, negozi di sport e professionisti del settore, oltre al nostro e-commerce». Armo1191 ha in questo modo lanciato una sorta di sfida ai colossi del settore, e i risultati si cominciano a vedere: finalmente il valore della materia prima, i fiori di arnica, sta cominciando a crescere.

UNA RAPIDA ASCESA
Quella di Armo1191 è una storia iniziata da poco, soprattutto se si considerano i passi da gigante compiuti finora. Tutto comincia nel 2011 quando Antonio Conzato, già proprietario dell'azienda agricola di famiglia, decide di cimentarsi in una sfida all'apparenza quasi impossibile. Del resto, le sfide Antonio ce le ha nel sangue: suo nonno, decenni prima, aveva scommesso sulla crescita dei vigneti sui terreni brulli e aridi di San Quirino e Roveredo. Antonio verrà affiancato dopo qualche tempo dalla moglie Francesca Muner e dal cognato Andrea Muner. La primissima aiuola pilota, realizzata su un declivio a 1191 metri sul livello del mare, ospitava appena 100 piantine di arnica: ora, appena 11 anni dopo, le piante di Armo sono oltre 150 mila. Nel frattempo la coltivazione è scesa lievemente di quota, ed è situata su due terreni pianeggianti: uno è una sorta di balcone che si affaccia sulla pianura, l'altro un avvallamento noto come Busa Barzan. Complessivamente, gli appezzamenti si estendono per un ettaro e mezzo: si tratta della più ampia coltivazione di arnica montana di tutta l'Europa. Con il suo giallo acceso non è più solo un terreno agricolo, ma è diventata un vero e proprio luogo di ritrovo che, anche grazie ad un calendario estivo di eventi, attira frotte di persone per assistere alla stagione delle fioriture.
 

Ultimo aggiornamento: 7 Maggio, 09:57 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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