Ambiente, indagini sull'inquinamento nel Tagliamento: in acqua vernici e idrocarburi, partono i controlli

Lunedì 21 Novembre 2022 di Marco Agrusti
Il Tagliamento sotto monitoraggio da parte dell'Arpa

FRIULI - L’Arpa del Friuli Venezia Giulia mette “nel mirino” il Tagliamento. E lo fa da un lato rimarcando che non c’è un «allarme rosso», ma dall’altro disponendo «accertamenti per accertare le origini e le cause». Di cosa? Della presenza di sostanze che in un fiume non ci dovrebbero essere. E che hanno fatto scattare un allarme, dipinto in realtà proprio di rosso dalla stessa Arpa, che nel suo rapporto ha definito lo stato chimico del fiume “non buono” in due punti: a San Vito al Tagliamento e a San Daniele. «Su 10 stazioni di monitoraggio chimico, due presentano criticità», conferma l’Agenzia regionale. 
 

LA MAPPA
La stazione di rilevamento di San Vito al Tagliamento, per la precisione, è in allerta per la presenza di organostannici. Si tratta di residui di prodotti utilizzati come biocidi (uccidono eventuali parassiti, in ogni caso forme di vita) nelle vernici. Sono stati considerati come uno dei più tossici xenobiotici (cioè sostanze estranee) mai prodotti e introdotti in ambiente. «Naturalmente - ha spiegato il sindaco di San Vito, Alberto Bernava - si tratta di una questione che ci interessa eccome. Coinvolgeremo già lunedì (oggi, ndr) l’ufficio Ambiente del Comune».
A San Daniele, dove il sindaco Pietro Valent dichiara di «non aver ricevuto comunicazioni ufficiali», il problema è il benzopirene, «un idrocarburo policiclico aromatico ubiquitario in regione, la cui presenza è probabilmente dovuta alle ricadute dei residui della combustione della legna per il riscaldamento (nelle zone montane) o al traffico stradale (in pianura)», come riferisce l’Arpa. Anche le strade trafficate, quindi, sono responsabili dell’inquinamento dei fiumi. La soglia d’allarme è stata superata, anche se i limiti nel tempo sono stati abbassati.
 

IL QUADRO
«Per quanto riguarda il fiume Slizza (e siamo a Tarvisio, ndr), su due delle quattro stazioni di monitoraggio presentano uno stato chimico “non buono” per la presenza di piombo e cadmio.

Ciò è da mettere in relazione alla presenza di rocce ricche di questi metalli e alla intensa attività estrattiva praticata nel sito minerario di Cave del Predil fino all’ultimo decennio del secolo scorso», continua la comunicazione dell’Arpa. La normativa comunitaria prevede per ogni corpo idrico (tratto di fiume o falda con caratteristiche omogenee) il raggiungimento di un obiettivo di “stato di qualità buono” al 2027. Qualora non venisse raggiunto l’obiettivo vanno individuate delle misure di miglioramento. Per questo, i dati Arpa Fvg sono confluiti nel nuovo Piano di Gestione delle Acque del Bacino delle Alpi Orientali approvato dalla commissione interministeriale a gennaio del 2022 che contiene anche le misure di miglioramento individuate dalla Regione Friuli Venezia Giulia (autorità competente) per i corpi idrici in stato non buono o a rischio. Arpa Fvg effettua la classificazione dei corpi idrici regionali ai sensi delle direttive comunitarie e nazionale (Direttiva 2000/60/CE, D.Lgs. 152/2006). Tali normative prevedono l’attribuzione di un indice di qualità chimica ed ecologica a conclusione di un ciclo di monitoraggio della durata di sei anni, l’ultimo dei quali si è concluso nel 2019 (risultati pubblicati sul sito Arpa Fvg nel 2021). Il 91% delle 200 stazioni di monitoraggio poste lungo i fiumi regionali presentano uno stato di qualità chimica “buono” (9% classificato come “non buono”), il 54% delle 328 stazioni monitorate presentano uno stato ecologico “buono” o “elevato”, il 30% è “sufficiente”, il rimanete “scarso” o “cattivo”.

Ultimo aggiornamento: 09:54 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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