Altolivenzafestival esplora i confini e onora Gorizia capitale europea della cultura 2025

Sabato 27 Agosto 2022 di Cristiana Sparvoli
Altolivenzafestival esplora i confini e onora Gorizia capitale europea della cultura 2025

Il confine non è, necessariamente, un simbolo di chiusura, un limite invalicabile o una cortina impenetrabile. Per come l'Associazione culturale Altoliventina lo intende, il confine (o, meglio, i confini) è un elemento di incontro e scambio tra comunità diverse, con cui alimentare il fluire del fiume della conoscenza. Perché, oltre alla paura per ciò che è ignoto, la natura umana coltiva anche il seme della curiosità insaziabile per quanto è sconosciuto e inedito. Un ragionamento che si sviluppa partendo da quanto suggerito dalla Regione per onorare Gorizia capitale europea della cultura 2025.

La città isontina (una sorta piccola Berlino tra Italia e Slovenia), ha una storia di drammatici conflitti, ma anche di incontro tra il mondo slavo e quello latino. Mondi che si sdoppiano (vedi il bilinguismo) e che pure si fondono. Per dare forza al significato di confine, l'Altoliventina ieri sera ha scelto una località sul limitare di due comuni, Prata e Pasiano, il Pont de Fero che attraversa il fiume Meduna, per lanciare la XXVIII edizione dell'Altolivenzafestival declinata, appunto, sulla trattazione dei Confini in chiave musicale e culturale. Con una doverosa digressione sul centenario più celebrato dell'anno, quello della nascita di Pier Paolo Pasolini (1922-2022), che va ad inserirsi nel cuore della rassegna concertistica.


PASOLINI
«Pier Paolo Pasolini, in fin dei conti, è stato un uomo di confini. Ma li sapeva superare, scavalcava agevolmente i generi tra letteratura, cinema, poesia, saggistica. Non si è formato e non è nato in Friuli, però è diventato il più grande scrittore friulano del Novecento. Sapeva ascoltare e fare proprie le culture a cui si avvicinava». È questo il pensiero che ha guidato Sandro Bergamo e l'Altoliventina nella formulazione del festival musicale, divenuto un punto fermo nel panorama regionale. Esplorare il concetto dei confini in musica, legati anche alla produzione di Pasolini, lo si farà nelle 15 date, in cartellone da giovedì 1° settembre a sabato 12 novembre nei luoghi più belli del Friuli Venezia Giulia e nel vicino Veneto.


L'ITINERARIO
L'itinerario di quest'anno parte da Roveredo e poi toccherà Polcenigo, Pasiano, Mansuè, Maron di Brugnera, Stevenà di Caneva, Brugnera, Valvasone, Gorizia, Portobuffolè, Sagrado, San Canzian d'Isonzo, San Vito al Tagliamento e Spilimbergo. Tre incontri sull'opera cinematografica e letteraria di Pasolini si terranno a Francenigo. «Tra i molti momenti significativi del festival, vorrei sottolineare il Vespro per gli Indios Guaranì, che eseguiremo nel duomo di Valvasone il 9 ottobre», annuncia il maestro Bergamo, «Musica che Domenico Zipoli, gesuita e missionario, compose per le celebrazioni liturgiche degli Indios convertiti dai Gesuiti nelle colonie spagnole dell'America del Sud. Zipoli, però, scriveva da musicista occidentale e non vi inserì elementi della cultura Guaranì.
BENEDETTO MARCELLO
È invece uno sguardo diverso, di curiosità verso la cultura ebraica, quello di Benedetto Marcello, che a Venezia udiva trapelare i canti delle sinagoghe, poi inseriti nella composizione dei suoi salmi, al centro del concerto Echi dal Ghetto, che si terrà il 16 ottobre nella chiesa di Sant'Ignazio, a Gorizia». Anche Trieste è una città simbolo di incontro tra fedi diverse e integrate, l'ortodossia serba e la liturgia cattolica. Liturgie di Oriente e Occidente a confronto nell'evento in programma a Sagrado (Go) il 29 ottobre, nella chiesa di San Nicolò vescovo, con la Cappella Altoliventina e il Coro serbo-ortodosso della chiesa di San Spiridione (Trieste). Altro momento significativo, a Spilimbergo, il 6 novembre (nella chiesa di San Giuseppe e Pantaleone) con Bach nei film di Pasolini. L'appuntamento di apertura, nel duomo di San Bartolomeo, a Roveredo in Piano (1 settembre, alle 20.45), ha come trama la Linea di confine tra sacro e profano, e vedrà Ilaria Centorrino esibirsi all'organo. I protagonisti dei concerti successivi saranno ancora la Cappella Altoliventina, diretta da Bergamo, l'Orchestra Barocca San Marco, il cembalista Alberto Busettini, il Duo Hana (Hersi Matmuja e Ilaria Fantin), il Marisa Scuntaro Trio, il chitarrista Michele Pucci, il Trio Gaggia, l'organista Simone Vebber, il Quintetto Arrigoni, l'Oberton String Octet, la pianista Irina Vaterl, Labirinto Armonico, Luca Scandali, Micrologus e La Pifaresca. Chiudono il festival, sabato 12 novembre, nella sala dell'Essicatoio Bozzoli di San Vito al Tagliamento, Jacobo Hernandez Enrìquez (violino) e Leo Morello (violoncello), con Pasolini e il sogno di una musica del futuro.

 

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