La sindaca presente all'Adunata di Rimini: «Mai visto violenze, non facciamo i tifosi»

Domenica 15 Maggio 2022 di Denis De Mauro
La sindaca Papais (seconda da destra) all'adunata di Rimini

Viva gli alpini, come si legge negli striscioni.

Un po’ meno, anzi molto meno, gli uomini che ancora non hanno compreso che certi atteggiamenti non sono più tollerati, nemmeno quelli che un tempo passavano quasi per “piccolezze”. È questo il pensiero comune alle donne che fanno politica nella Destra Tagliamento, unito all’idea che non si possono condannare una manifestazione che è parte della nostra storia e un Corpo che si fonda su ben altri e più solidi principi. Nelle stesse ore, però, da Trieste il sindaco Roberto Dipiazza getta benzina e infiamma la polemica. 


LE OPINIONI


«Se ci sono stati episodi di violenza, è evidente che vadano condannati come qualsiasi altra violenza, ma non sono d’accordo su come si sta strumentalizzando e buttando fango su un Corpo che da oltre un secolo è simbolo di valori ed impegno rigoroso», commenta la deputata sacilese Vannia Gava. Per il sottosegretario all’Ambiente, al momento è impossibile giudicare la genuinità di tutte le accuse emerse. «Non spetta a me la verifica, ci penseranno le forze dell’ordine». Sull’argomento torna anche l’assessore regionale Tiziana Gibelli per la quale «è incredibile ci siano ancora persone con simili atteggiamenti. Ci sono delle denunce: se le accuse saranno confermate i responsabili andranno presi e condannati. Nessuno sconto a nessun molestatore». Una fermezza che però, secondo l’assessore, non può essere estesa agli alpini nel loro insieme. «Trattarli come fossero tutti colpevoli è una cosa che mi colpisce. Episodi così accadono anche in altre situazioni, ma se succede in una discoteca, ad esempio, non consideriamo colpevoli tutti coloro che vi si trovavano». Per Gibelli non si tratta comunque di un tentativo di denigrare le Penne nere, «che hanno storia e presente di generosità e spessore. Vedo di più un’approssimazione di linguaggio nel presentare l’accaduto». Di episodio da non sottovalutare parla l’assessore comunale pordenonese alle Pari opportunità Guglielmina Cucci. «Serve un percorso culturale che porti al cambiamento. Noi l’abbiamo avviato con la Carta di Pordenone, ma è evidente che c’è ancora tanta strada da fare». La Carta di Pordenone è protocollo che ha come obbiettivo superare gli stereotipi di genere, promuovendo un’immagine di pluralità ed equilibrio tra uomini e donne. «Una volta le donne subivano in silenzio, ma ancora oggi denunciare episodi simili risulta loro difficile, figurarsi con gli alpini». Cucci, che a Pordenone si occupa anche di pari opportunità, legge quella odierna come una società ancora «patriarcale e maschilista. Abbiamo lavorato tantissimo, ma se i risultati sono questi, vuol dire che c’è ancora molto da fare». Anche secondo lei comunque non si può generalizzare, puntare il dito contro tutte le Penne nere, i cui valori sono «riconosciuti e condivisi». «Quanto accaduto a Rimini - chiosa - è importante occasione di riflessione per tutti». Chi all’adunata romagnola c’era è Francesca Papais. La sindaca di Zoppola non se n’è persa una dal 2014 e assicura di non aver mai assistito ad episodi del tipo denunciato quest’anno. «Quanto accaduto va accertato, condannato se vero, ma prendere di mira le adunate per questo…no». Papais ricorda come ai ritrovi degli alpini arrivino anche intere famiglie. Secondo lei «il problema è che noi italiani tendiamo sempre a dividerci in pro e contro, a fare i tifosi, come dimostrano anche le petizioni promosse negli ultimi giorni». La prima per chiedere la sospensione dei raduni per due anni, la seconda che guarda dalla parte opposta. «La petizione non è una soluzione» commenta la sindaca di Zoppola. «Se così fosse dovremmo mettere in discussione ogni momento di aggregazione». 


LA BAGARRE


L’ennesima miccia, però, si è accesa ieri a Trieste. Protagonista il sindaco Roberto Dipiazza, che parlando ai microfoni di Telequattro si è espresso così: «Ma stiamo scherzando? Una ha detto: “mi hanno detto che ho un bel paio di gambe e mi sono sentita violentata. Quando vediamo passare una bella ragazza, cosa pensiamo? Siamo maschi». Dipiazza se l’è presa anche con chi ha denunciato gli episodi, parlando di «gentaglia». «Ma stiamo scherzando? Se le avessero detto ‘hai un bel c...’, cosa avrebbe fatto allora? Viva gli Alpini! Viva gli Alpini! Ma poi è tutta gentaglia...». Apriti cielo. 

Ultimo aggiornamento: 16 Maggio, 10:29 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci