Vent'anni fa la piena che stravolse Pordenone: i giorni della paura

Fu una durissima prova che per due settimane mise alla corda l'intera città che riuscì a reagire

Domenica 27 Novembre 2022 di Loris Del Frate
L'alluvione nel quartiere delle Grazie

Oggi, vent'anni fa, Pordenone era sott'acqua. Il 26 novembre del 2002 alle 21, il Noncello in piena ruppe l'argine all'altezza della chiesa della Santissima e in due ore il quartiere delle Grazie era un grande lago. Il giorno prima erano andati sotto gran parte dei quartieri di Villanova e Vallenoncello, oltre alla parte terminale del centro storico. L'acqua era salita sino al museo civico. Sono i giorni della paura. Quasi settemila le persone che si erano ritrovata l'acqua in casa, più di cinquemila aveva subito danni ingenti. In questo dramma collettivo l'unica cosa positiva (non da poco) era che non c'erano state vittime. Alcune persone erano ricoverate in ospedale perchè intirizzite dal freddo: erano bagnate.

Avevano cercato, inutilmente, di difendere dall'acqua la casa. Altre erano in osservazione per stati d'ansia o leggere ferite causate dai mobili che galleggiando si erano spostati. Nulla di grave.

Quello che era sconcertante era vedere la città ridotta in quegli stati. Alle Grazie l'acqua aveva raggiunto e superato i 4 metri. Casette a un piano inagibili, palazzi senza luce e gas. Sono due le immagini che forse sono diventate l'emblema di quell'alluvione e che davano immediatamente l'idea di quello che era accaduto. La prima il distributore di benzina di via Mestre. Fuori dall'acqua era rimasto solo il tetto in metallo con la scritta Max 4.50 mt. L'indicazione dell'altezza massima di accesso per i veicoli. La seconda era quella del Lido. Il ristorante vis a vis al ponte di Adamo ed Eva non c'era più. Dall'acqua verde del Noncello emergeva solo la punta del tetto. Ovviamente chi ha vissuto quell'alluvione avrà nella mente la propria foto emblematica.

Il senso di sconforto è prevalso subito in tutti. Ma è stato solo un attimo. Poi l'istinto di sopravvivenza, la necessità di rimettere tutto in piedi e la voglia di lasciare alle spalle quello che era successo sono venute a galla. Nel vero senso della parola. Nella loro difficoltà e nel senso di smarrimento, quei giorni sono stati però quelli che hanno mostrato l'orgoglio dei pordenonesi. Il Dna come lo ha chiamato Sergio Bolzonello. Un orgoglio condiviso dove la solidarietà e il senso di fratellanza hanno contagiato tutti. Pochissimi hanno lasciato la loro casa nonostante i grandi disagi. Sono rimasti e da dentro hanno iniziato a ripulire.

 

Anche in questo caso c'è un emblema. L'allora parroco delle Grazie, don Alessandro Paradiso si è ritrovato la chiesa allagata ben oltre l'altare. Sott'acqua anche la canonica. Avrebbe dovuto andarsene subito, ma non c'è stato nulla da fare, non ha mollato un secondo la sua chiesa. Due giorni dopo si è lasciato convincere dai vigili del fuoco che con il canotto di salvataggio lo hanno portato in terra ferma. Ma sono decine le storie come questa che hanno interessato anziani soli che non ne hanno voluto neppure sentire di abbandonare la casa allagata. A badare a loro e ai tanti che avevano fatto questa scelta i vigili del fuoco e i volontari della protezione civile. Oltre a mettere in sicurezza tutto il possibile portavano i pasti, le medicine, rassicuravano e a volte - per tirare su il morale - ci scappava pure qualche barzelletta. Sergio Bolzonello, il sindaco di allora, non ha esitato a definirli persone eccezionali perchè hanno sempre anteposto ai loro problemi quelli degli altri.

Forse in quei giorni Pordenone è cresciuto perchè è stato permeato da uno spirito solidaristico che non si è più visto in città, fatto salvo (pur se solo in parte) quando è stato messo in discussione lo stabilimento Electrolux di Porcia. Peccato che quello spirito si sia dissolto e faccia fatica a farsi vivo perchè quasi certamente Pordenone sarebbe cresciuto ancora. E non solo nei conti in banca. A vent'anni da allora resta una sola domanda. Se oggi dovesse piovere come accadde nel 2002 succederebbe la stessa cosa? No. Sono stati spesi tanti soldi e fatte diverse opere di protezione del territorio, anche se non c'è la sicurezza totale. Parte di Villanova è ancora a rischio, così come alcuni tratti di Valle. Il Noncello, però, nel suo argine ha un'anima di metallo. Quello che manca è lo spirito di allora, alimentato da una fiammella che non deve aver bisogno di tragedie e drammi. 

Ultimo aggiornamento: 11:03 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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