Agricoltura e siccità, la Regione Fvg convoca un tavolo di emergenza

Lunedì 30 Maggio 2022 di Davide Lisetto
Scorcio del Tagliamento a Valvasone

La primavera è stata molto difficile e ha comportato anche il rinvio delle semine. Ma l’estate che sta arrivando rischia di esserlo ancora di più. L’agricoltura sta attraversando una situazione complicatissima a causa dei lunghi mesi siccitosi, interrotti solo da alcune precipitazioni - nei mesi di aprile e maggio - ma del tutto insufficienti a garantire una stagione calda che è alle porte. L’avvio della stagione irrigua, che si apre “ufficialmente” mercoledì 1 giugno da parte dei Consorzi di bonifica regionali, avviene in una situazione drammatica in cui le coltivazioni sono già in forte sofferenza. Bacini montani a secco, portate dei fiumi mai così minime e falde abbassate a livelli molto rischiosi: in alcune aree della regione, come nel cividalese o nella pianura pordenonese, si arriva a un abbassamento anche di dieci o dodici metri. Insomma, si apre il periodo irriguo ma non c’è acqua a sufficienza e si rischia il razionamento. Tanto che la Regione ha convocato un tavolo di emergenza - è previsto per dopodomani - per fare il punto della situazione con Consorzi di bonifica e associazioni di categoria degli agricoltori.

Il confronto, coordinato dall’assessore regionale alle Risorse agroalimentari Stefano Zannier, punterà a fare una ricognizione della situazione al fine di valutare se sia necessario attuare già da subito strategie di razionamento dell’acqua rispetto ad alcune aree o ad alcune tipologie di coltivazioni. A sentire gli esperti dei Consorzi di bonifica del Cellina Meduna e della Pianura friulana l’ultima situazione simile si era verificate nella primavera del 2003. La speranza è che nelle prime settimane di giugno arrivi pioggia in abbondanza. Ma affinché possa esserci una situazione di garanzia dovrebbe piovere per quasi un mese.


BACINI A SECCO
I bacini idrici della montagna pordenonese non sono mai stati così bassi in tantissimi anni: un inverno con pochissime piogge e con poche nevicate ha lasciato gli invasi della Valtramontina (Cà Selva, Cà Zul e lago di Redona) a livelli bassissimi. Leggermente più elevati rispetto all’inverno (quando nel lago di Redona erano addirittura riaffiorati i ruderi dell’antico villaggio sepolto dalle acque) ma decisamente inferiori alla necessità di un inizio di stagione irrigua. Non molto diversa la situazione in Valcellina: il lago di Barcis nei mesi scorsi ha registrato minimi che non vedeva da lunghissimo tempo. Così come le portate dei fiumi, a cominciare dal Tagliamento, sono più simili a quelle registrate in media a luglio o agosto che a maggio. Tanto che il Consorzio udinese della pianura friulana non esclude che sia necessario ricorrere alle convenzioni con la società di gestione idroelettrica per “scaricare” in via eccezionale dai serbatoi di Verzegnis e di Sauris. Una via di uscita che consentirà di “dare da bere” - al sistema irriguo della pianura.

Un esempio su tutti: alla presa di Ospedaletto la portata del fiume Tagliamento è di poco più di 30 metri cubi al secondo. Era di 23 metri cubi al secondo prima delle ultime piogge dei giorni scorsi - sono state appena più abbondanti nelle montagne dell’udinese -: precipitazioni che però consentono un’autonomia al sistema irriguo che non va oltre ai dieci giorni. Troppo poco, evidentemente, per fare stare tranquillo il settore dell’agricoltura che in questo momento deve fronteggiare più problematiche. A cominciare da quella dell’incremento dei costi delle materie prime, a quella dei fertilizzanti che hanno subìto uno stop con la guerra in Ucraina. Senza contare la necessità di rendere il comparto più autonomo - a cominciare dal grano - dalle importazioni dai Paesi coinvolti nella crisi internazionale.

Ultimo aggiornamento: 31 Maggio, 10:34 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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