Nuovi vegetali per salvare l'agricoltura, la ricetta di Elena premiata dalla Clinton Foundation

Giovedì 26 Maggio 2022 di Valentina Silvestrini
Elena Del Pup

PORDENONE - Sebbene non lo dica, quello che propone si avvicina molto a una rivoluzione culturale e sociale: non a caso il suo progetto The Good Scientist è l'unico italiano selezionato dalla Clinton Foundation per accedere al programma di sviluppo grazie alla rete Clinton Global Initiative University. Lei è Elena Del Pup, 24 anni compiuti proprio oggi, 26 maggio, di Cordenons; alle spalle ha una laurea triennale alla Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa in Scienze Agrarie e Biotecnologie Vegetali e parallelamente in Scienze agrarie all'Università di Pisa. Lo scorso venerdì ha discusso la tesi di laurea magistrale in Olanda alla Wageningen University, polo di eccellenza mondiale sui temi dell'agricoltura, biotecnologie e ambiente dove ha frequentato il Master in Plant Sciences con specializzazione in genetica e genomica vegetale che concluderà con un tirocinio di sei mesi (da luglio) negli Stati Uniti alla Stanford, al centro di ricerca Carnegie Science. Si occuperà di bio-informatica, ossia «l'analisi di dati genetici per capire come funziona l'ereditarietà delle piante - racconta Elena -. Alla fine l'obiettivo è produrre varietà vegetali per l'agricoltura, quindi capaci di adattarsi al cambiamento climatico, alle necessità dei coltivatori ma anche dei consumatori, al rischio fitosanitario derivante dai patogeni. Mi occuperò della creazione di un modello di machine learning».
Quello dello sviluppo di nuove varietà vegetali per l'agricoltura è un ambito complesso, su cui spesso pesa la disinformazione. «Lo sviluppo di nuove varietà significa scegliere i migliori padre e madre di una pianta, incrociarli e fare selezione. È qualcosa di assolutamente naturale.

Fare biogenetica vuol dire valorizzare la biodiversità vegetale delle piante. Due anni fa ho lavorato per sei mesi alla Fao a Roma al Trattato internazionale per le risorse fitogenetiche per l'agricoltura e l'ambiente, dunque le banche delle sementi, la conservazione della biodiversità proprio perché la biodiversità è un valore nella ricerca e nello sviluppo di nuove opportunità in agricoltura».

Ed è proprio l'approccio divulgativo l'aspetto che più interessa la giovane ricercatrice: «Esistono disinformazione e cattiva comunicazione tra scienza e società: ci sono alcuni stereotipi che contrastano con lo spirito proprio dei ricercatori della mia generazione, ovvero di sfruttare la scienza per avere un impatto migliorativo sulla società. Spesso la scienza e in generale l'ambito Stem (Science, Technology, Engineering e Mathematics) fatica a comunicare. Ne è responsabile la scienza stessa forse troppo chiusa in una torre d'avorio».
A tale proposito Elena ha creato The Good Scientists, una startup di divulgazione che deriva dal passato di attivismo scientifico della giovane ricercatrice. Durante gli anni universitari Del Pup ha fatto parte di associazioni studentesche per la comunicazione scientifica, tra cui la rivista Progetto Biotecnologico (particolarmente attiva su Instagram e Tik Tok). Attualmente fa parte della GeneSprout Initiative, associazione di giovani ricercatori che si occupa a livello europeo di informazione nel dibattito politico sulle nuove tecnologie genomiche applicate all'agricoltura. L'associazione è coinvolta anche nell'iniziativa legislativa della Commissione Europea, tanto da essere stata convocata alle consultazioni. Elena è a capo del gruppo di lavoro Policy e Advocacy. «Portiamo l'esperienza dei giovani ricercatori che tiene molto al tema del cambiamento climatico ma anche nel vedere applicate tecnologie innovative per il futuro dell'agricoltura» racconta.
La sua speranza per il futuro è di tornare in Italia e restituire acquisizioni e innovazioni anche al proprio Paese, dove tutto è iniziato.

La passione è nata «al tempo in cui frequentavo il liceo Vendramini di Pordenone, dove c'è un percorso di ecologia/ambiente, durante il quale ho iniziato a sentire che mi interessava l'ambito della scienze e della biologia e il modo in cui queste possono risolvere i problemi ambientali e sociali», dice Elena. Un nuovo umanesimo che sempre più ha bisogno di donne nelle discipline Stem come conferma anche Sabina Nuti, rettrice del Sant'Anna: «C'è bisogno dell'entusiasmo e dell'energia delle ragazze per continuare a progredire e per dare un contributo che possa migliorare la nostra società. L'interdisciplinarietà, tratto che caratterizza le attività di formazione della Scuola Superiore Sant'Anna, è stata uno degli elementi che hanno permesso a Elena di superare la selezione della Clinton Foundation. Saremo lieti di ascoltarla nei corsi di orientamento sulle discipline Stem rivolti a studentesse di alto merito e provenienti da famiglie con genitori non laureati. Il talento e il merito potranno ispirare tante altre ragazze».
 

Ultimo aggiornamento: 27 Maggio, 10:32 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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