L'allarme del sindaco: «Fosfati in agricoltura, l'acquedotto è a rischio»

Giovedì 28 Febbraio 2019 di Marco Agrusti
L'allarme del sindaco: «Fosfati in agricoltura, l'acquedotto è a rischio»
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PORDENONE - Quando sembra che il problema relativo alla potabilità dell'acqua sia ormai solo (si fa per dire) di pertinenza delle utenze non allacciate agli acquedotti, ecco che la principale voce pubblica del capoluogo - quella del sindaco Alessandro Ciriani - lancia un nuovo allarme: anche la rete pubblica non è esente da rischi. E gli agenti che preoccupano sono i fosfati.

Ciriani commenta le notizie relative al possibile inquinamento delle falde superficiali da cui si riforniscono migliaia di utenze in tutta la provincia. Il primo cittadino affronta il tema e va oltre, tornando a sorpresa sullo stato di salute delle rete pubblica, cioè di quella che si riferisce agli acquedotti. «L'acqua che beviamo - spiega senza mezzi termini Ciriani - è figlia di quello che abbiamo fatto vent'anni fa». Il sindaco si riferisce alle pratiche - ora vietate - in voga tra la fine degli anni 80 e l'inizio degli anni 90 in agricoltura. «La presenza dei nitrati, ad esempio, non comprometterebbe solamente l'acqua che sgorga dai pozzi artesiani, ma anche quella che i residenti ricevono dall'acquedotto».
 
«Per questo la vera sfida, che stiamo affrontando con la società Hydrogea, è quella di trovare per il capoluogo una nuova miniera d'oro a monte. «Il nostro lavoro principale - prosegue Ciriani - consiste nella valutazione di uno slittamento a nord delle fonti di approvigionamento cittadine. Ci riferiamo al bacino di Ravedis, che se collegato a Pordenone garantirebbe un flusso di acqua montana e pulita. Stiamo lavorando con Hydrogea per arrivare al risultato. Ad oggi, infatti, la presenza di nitrati renderebbe vani anche i filtri al carbone attivo installati per ovviare al problema rappresentato dai metaboliti dell'atrazina». È di fatto un allarme: anche l'acqua che scorre nelle tubazioni non è al riparo dagli agenti inquinanti. LE CONTROMISURE Intanto in città si continua a parlare dei pozzi artesiani e dei diserbanti agricoli che minacciano le utenze non allacciate all'acquedotto. E il Comune studia misure per convincere (stavolta non con le buone) i residenti recalcitranti a lasciare il pescaggio privato per rivolgersi invece alla rete pubblica. «Stiamo cercando degli strumenti - ha proseguito Ciriani - per convincere, se non per imporre, ai cittadini l'allacciamento agli acquedotti della zona. Non possiamo farlo per ragioni di sicurezza, ma potrebbe essere possibile se ci riferissimo alla salute pubblica. La questione è importante e riguarda tutta la popolazione: l'allacciamento all'acquedotto è fondamentale». Anche oggi, che proprio l'acqua dell'acquedotto stesso torna ancora una volta sotto la lente. LE UTENZE PRIVATE Intanto anche l'assessorato all'Ambiente sta lavorando per convincere gli amministratori di condominio e i proprietari delle abitazioni private ad allacciarsi all'acquedotto, per evitare almeno lo stesso problema che ha indotto il Comune a dichiarare non potabile l'acqua di 25 fontane cittadine. «Non è facile - ha detto Ciriani - ma almeno un'azione morale dobbiamo farla. Allacciarsi all'acquedotto è importantissimo per mantenere gli standard di potabilità dell'acqua e assicurare un'uniformità di trattamento a tutti i cittadini del capoluogo». 

Ultimo aggiornamento: 15:19 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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