Acqua malata, nei fiumi friulani c'è di tutto: dal piombo al nichel, allarme anche nel Tagliamento

Martedì 15 Novembre 2022 di Marco Agrusti
Il Tagliamento

Nella lista delle criticità c’è anche il “re” dei fiumi del Friuli Venezia Giulia: il Tagliamento. Nel dettaglio, l’analisi condotta dall’Arpa si riferisce a quello che viene chiamato “stato chimico”, cioè la concentrazione di sostanze inquinanti. E un lungo tratto del fiume “maestro” della nostra regione è colorato di rosso. Non una buona notizia, dal momento che il colore corrisponde a uno stato chimico “non buono”. Si tratta ad esempio dell’asta che si trova in corrispondenza del comune di San Daniele e del tratto di fiume nei pressi di San Vito al Tagliamento, Codroipo e Camino, a cavallo tra le province di Udine e Pordenone. 
«Le analisi delle sostanze prioritarie - si legge nel rapporto dell’Arpa - hanno portato all’assegnazione di uno stato chimico non buono per la presenza tributilstagno.

L’allarme è elevato: si tratta di una sostanza molto tossica, utilizzata nelle vernici per impedire ai composti organici di attecchire. 


LA MAPPA


Il Tagliamento, che per completezza versa in uno stato molto buono se ci si sposta a Pinzano, non è l’unico fiume “malato” della nostra regione. Il report dell’Arpa, infatti, considera ogni singolo corso d’acqua (rogge comprese) del territorio del Friuli Venezia Giulia. A Pordenone, per esempio, è colorato di rosso quasi tutto il Noncello. In questo caso l’analisi dell’Arpa ha segnalato un eccesso di idrocarburi e anche uno stato ecologico (quindi la presenza di fauna e flora) non buono. A Fiume Veneto, poi, c’è il problema del fiume “Fiume”, dov’è stata rilevata la presenza di mercurio, una sostanza pericolosa anche per l’uomo. Male anche il Rio Cao Maggiore a Chions, dove domina il fluorantene, un altro idrocarburo. Non si salvano nemmeno alcuni torrenti di collina e di montagna: il “Cosa” tra Travesio e Castelnovo è contaminato da idrocarburi, mentre lo stesso problema lo si riscontra a Montereale Valcellina nel torrente Cavrezza, penalizzato anche dal punto di vista della flora e della fauna. Anche in questo caso gli obiettivi non risultano centrati. Problemi anche per la Roggia di Mezzo a San Vito al Tagliamento. 


FRIULI CENTRALE


In provincia di Udine basta dare un occhio alla mappa colorata elaborata dall’Arpa del Friuli Venezia Giulia per accorgersi di una grande macchia rossa che si trova in corrispondenza del capoluogo. Gli idrocarburi, infatti, sono estremamente presenti lungo il Cormor, nei comuni di Mortegliano, Pozzuolo e Colloredo. Spicca poi la presenza di nichel nelle acque del fiume Torre a Povoletto. Si tratta di uno dei corsi d’acqua più importanti di tutta la regione. E l’inquinamento è presente, tanto da non far passare l’esame sottoposto dai tecnici dell’Arpa regionale. Il tributilstagno torna protagonista nelle acque del Corno a San Giorgio di Nogaro, mentre spiccano alcune situazioni che riguardano la profonda montagna friulana. Anche quello che sembra un gioiello naturalistico come lo Slizza a Tarvisio, infatti, non supera l’analisi proposta dall’Arpa. Sono stati addirittura rilevati piombo e cadmio. Un paradiso naturale con due “nemici” nascosti ma scovati dagli esperti. Sempre nel Tarvisiano e in generale in montagna, non sta benissimo neppure il Fella, che a Malborghetto presenta piombo nell’acqua. 
L’Arpa ha fissato nel 2027 il termine entro il quale i fiumi dovranno rientrare nel “buono stato”. Un corso d’acqua su dieci al momento non c’entra questo obiettivo. 

Ultimo aggiornamento: 07:50 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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