PORDENONE - «Mio padre ha 96 anni.
I FATTI
Lo stabile di via Barcis ha due piani. «Uno a terra che ospitava un esercizio commerciale e che ora è vuoto e un altro rialzato che rappresenta invece la proprietà di mio padre», ha raccontato Velia. «Lunedì il titolare di una vicina attività commerciale mi ha contattata per allertarmi: aveva visto le persiane alzate e soprattutto aveva notato delle luci accese all’interno». Eppure quella casa doveva essere vuota. «Mio padre - racconta ancora Velia Cassan - ha infatti deciso di venderla e ha già staccato le utenze».
Dopo la segnalazione, la donna ha scelto di vedere con i suoi occhi cosa stesse succedendo. E se prima ci poteva essere qualche dubbio, al suo arrivo in via Barcis anche quelli residui sono stati spazzati via dall’evidenza: «Una volta nelle vicinanze della casa di proprietà di mio padre - ha proseguito Cassan - ho notato alcuni uomini di colore stazionare nella terrazza del primo piano». La conferma che si temeva: qualcuno, quella casa, l’ha occupata. O comunque ci è entrato per rimanervi. Un’indagine più approfondita, ha permesso poi di notare altri segni. Inequivocabili. La porta d’ingresso forzata, un vetro rotto proprio in corrispondenza della maniglia. Tutto per permettere di aprire la porta stessa e di entrare nell’appartamento di 120 metri quadri di proprietà del 96enne pordenonese.
LE CONSEGUENZE
«Quando ho capito cosa stesse succedendo - ha proseguito Velia Cassan - ho chiamato immediatamente il numero unico di emergenza, cioè il 112. Mi hanno passato i carabinieri che a loro volta mi hanno consigliato di rivolgermi alla polizia locale di Pordenone». Dopo la seconda chiamata, Velia Cassan ha compreso come solamente con in mano una denuncia si sarebbe mosso qualcosa di concreto. E così ha fatto, mettendo la firma sull’esposto. «Mi hanno però fatto sapere che non sarà tutto immediato, che comunque ci vorranno giorni». Giorni innanzitutto per capire chi siano quelle persone avvistate sul terrazzino della casa del padre. «È vero - ha spiegato la figlia del 96enne - che l’appartamento l’abbiamo liberato e che l’intenzione è quella di venderlo. Ma rimane pur sempre una nostra proprietà. Per mio padre quell’immobile rappresenta i risparmi di una vita. Non poter accedere alla sua proprietà è una violenza. Di sera si nota che la casa è illuminata. Non so che altro dire, sono sconfortata e spero che tutto questo non arrechi conseguenze al mio povero papà, già psicologicamente provato».