Ipotesi confini chiusi, baristi e negozianti Ascom: «Non fateci ripiombare nel tunnel»

Martedì 9 Febbraio 2021 di Gabriele Pipia
Ipotesi confini chiusi, baristi e negozianti Ascom: «Non fateci ripiombare nel tunnel»

PADOVA - «Sabato abbiamo visto la luce, ora nessuno pensi di farci tornare nel tunnel». La metafora di Patrizio Bertin, presidente dell’Ascom, riassume lo stato d’animo di baristi, ristoratori e negozianti.

La stragrande maggioranza ha appena ripreso a fatturare dopo un mese da incubo e ora scaccia subito lo spettro di nuove limitazioni. La folla in centro di sabato pomeriggio, con ripetuti assembramenti lungo il Liston e nelle altre vie dello shopping, ha infatti riaperto il dibattito: servono nuovi divieti?

«Mi auguro che per il prossimo fine settimana venga adottato un provvedimento regionale e che vengano chiusi i confini dei comuni» è stata la prima reazione dell’assessore alla Sicurezza Diego Bonavina. Il governatore Zaia ha rimandato ogni decisione ai prossimi giorni mentre a Palazzo Moroni sono in corso valutazioni e confronti con la prefettura. 

Le associazioni di categoria mettono già le mani avanti. Il primo è Filippo Segato, segretario dell’associazione dei pubblici esercizi Appe: «Bloccare l’accesso alla città nel fine settimana non sarebbe ragionevole. L’ultimo weekend ha visto sommarsi l’inizio dei saldi, i centri commerciali chiusi e il meteo incerto che ha portato la gente a preferire un giro in città anziché gite più lunghe. Certe scene si sono verificate solo in via Roma e in pochissime altre aree. Sarebbe ingiusto che venisse colpito un intero comparto commerciale con limitazioni generalizzate. Piuttosto auspichiamo una maggiore presenza delle forze dell’ordine per un controllo del territorio. Chiudere tutta la città sarebbe poco logico, mentre sarebbe utile che da Roma arrivasse il via libera per l’estensione dell’orario per bar e ristoranti fino alle 22: i clienti eviterebbe di concentrarsi in poche ore di apertura. Oggi ci sono solo due opzioni: il pranzo e l’aperitivo alle 17». 


Aspettando decisioni dal governo (e la situazione politica certo non aiuta), Segato fa poi il punto sugli incassi: «La presenza dei clienti è stata buona soprattutto per il pranzo. Ma stiamo parlando comunque del 60% in meno rispetto ad un normale weekend di carnevale pre-Covid. Mancano ovviamente gli introiti del sabato sera e della domenica sera». 
Sulla stessa linea c’è Patrizio Bertin dell’Ascom: «Sovraccaricare la gente di ulteriori ordinanze sarebbe devastante e terribile. È vero che sabato c’era parecchia gente, ma ciò non significa dover chiudere la città. Ora i grandi incriminati sono gli spritz e i saldi, ma cosa ci si aspettava dopo un periodo di così forte austerity? La gente ha voglia di uscire e di stare in strada. Il Comune ci pensi bene prima di introdurre altri impedimenti. Intanto impegniamoci tutti per continuare a sensibilizzare sul rispetto delle regole». 


Un netto “no” arriva anche dall’ottico Massimiliano Pellizzari, rappresentante dei commercianti del centro (Acc). «Abbiamo appena ricominciato dopo aver perso il Natale, ricordo che siamo stati in zona arancione nel periodo in cui solitamente facciamo più incassi che in tutto l’anno. Abbiamo fatto un’attraversata nel deserto e finalmente abbiamo ripreso a vedere un po’ di movimento. Diamo la possibilità alle persone di tornare a condurre una vita normale». 
Nicola Rossi, numero uno di Confesercenti, chiede tempo. «Diamoci un’ultima possibilità, vediamo come andrà il prossimo weekend prima di attuare il pugno di ferro. Questo era il primo sabato di zona gialla e c’erano pure i saldi appena iniziati: non sarà sempre così. Il virus circola eccome, le varianti preoccupano e questo non è un gioco. Ma chiudere subito i confini non sarebbe la soluzione giusta». 
 

Ultimo aggiornamento: 12:11 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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