Zaia: «Quel prof l'ha aperto come un carciofo». Ma era il Coronavirus, non Crisanti

Sabato 7 Gennaio 2023 di Angela Pederiva
Luca Zaia

VENEZIA - Contro il logorio della vita moderna un'intercettazione fraintesa. Di mezzo c'è un carciofo, proprio come nel famoso liquore veneziano celebrato da Ernesto Calindri in quel vecchio Carosello, solo che questa volta il contesto è l'amplificazione mediatica di un'inchiesta giudiziaria. Lo sfondo della vicenda è l'indagine a carico del microbiologo Roberto Rigoli e della dg Patrizia Simionato sui tamponi rapidi, in cui vengono captate (direttamente o indirettamente) anche le conversazioni di altri manager sanitari quali Roberto Toniolo e Luciano Flor, di un docente universitario come Stefano Merigliano e di un politico qual è Luca Zaia: 9 telefonate, nell'arco di 7 giorni, che svelano i retroscena accademico-istituzionali del caso riguardante Andrea Crisanti.


L'ORTAGGIO
L'equivoco sul brogliaccio è apparso lunedì su Repubblica, con le anticipazioni della puntata di Report in onda quella sera su Rai 3. Il quotidiano ha citato un'intercettazione di Zaia, riferendone la rabbia per lo studio di Crisanti sui test antigenici, durante una chiacchierata con Toniolo ascoltata dagli investigatori: «Ho in mano una relazione autorevolissima, che lo ha preso e l'ha aperto come un carciofo...». Peccato che l'immagine dell'ortaggio non si riferisse allo scienziato e al suo lavoro, bensì al Coronavirus. Per capirlo occorre ripercorrere i passaggi della storia, così come ricostruita finora dagli inquirenti.
È il 6 maggio del 2021. Da un mese e mezzo è online su MedRxiv la prima versione della ricerca di Crisanti, che oltre ad evidenziare la minore affidabilità dei kit rapidi acquistati da Azienda Zero rispetto a quella dichiarata dall'azienda Abbott, aggiunge questa annotazione (la traduzione dall'inglese è nostra): «Durante la progressiva e massiccia introduzione dei test antigenici da ottobre 2020, il Veneto ha registrato uno dei più alti tassi di infezione giornaliera con oltre 7.000 decessi nel periodo da ottobre 2020 a febbraio 2021, un terzo dei quali tra gli anziani ospitati in casa di cura».
È un'ombra sulla gestione della pandemia che la Regione non può accettare.

Perciò, nell'ambito del periodico invio alla Procura di Venezia delle informative sull'attività svolta, Zaia chiede ad Azienda Zero di trasmettere ai magistrati anche un parere di cui dispone e che è stato firmato da un certo professore, che poi si scoprirà essere Massimo Clementi. «Ho in mano una relazione autorevolissima», dice il governatore nel frammento di trascrizione correttamente riportato da Repubblica e ripreso da molti altri organi di informazione, alimentando le polemiche. La seconda parte della dichiarazione che gli viene attribuita, invece, si riferisce ad un altro punto del dialogo con Toniolo. Per evidenziare agli occhi del dg l'autorevolezza del giudizio, infatti, il leghista gli spiega che è stato formulato dall'esperto che all'inizio dell'epidemia ha isolato il Sars-CoV-2, cioè dal virologo «che lo ha preso e l'ha aperto come un carciofo»: il virus, appunto, non Crisanti.


LA GRANA
È solo un dettaglio in una settimana contrassegnata da scontri feroci, certamente, ma contribuisce a far capire quanto delicata sia tutta questa vicenda. Una storia che in quei giorni di maggio del 2021 continua all'insegna della tensione. In quel frangente circola infatti la notizia che Azienda Zero avrebbe denunciato Crisanti per diffamazione, a causa delle sue critiche sui tamponi rapidi e, più in generale, sulla strategia della Regione. Gli umanisti del Senato accademico dell'Università di Padova presentano così una mozione «per la difesa della libertà e dell'indipendenza della ricerca» a sostegno del collega microbiologo. Prima di sbilanciarsi nel voto sul documento, i medici che siedono nell'organo vorrebbero capire cosa sostiene lo studio sui test antigenici, ma Crisanti rifiuta di presentarlo su consiglio del suo avvocato, in quanto il testo sarebbe oggetto della presunta querela sporta contro di lui. La richiesta dei camici bianchi all'autore è singolare, visto che l'articolo scientifico in versione pre-print è liberamente accessibile già dal 26 marzo sulla piattaforma scientifica, ma tant'è.
Merigliano, che all'epoca è presidente della Scuola di medicina, si adopera per cercare di sminare una grana senza precedenti nei rapporti tra l'Università e la Regione. In particolare il docente chiede al dg Toniolo di convincere Palazzo Balbi a mandare all'allora rettore Rosario Rizzuto, oltre che a lui stesso, una nota per precisare che l'ente non ha formalizzato alcuna denuncia contro Crisanti, ma ha semplicemente trasmesso alla Procura di Venezia i documenti in suo possesso sulla gestione emergenziale, come da prassi in quel periodo. Toniolo riferisce la richiesta a Flor, al tempo direttore generale della Sanità, il quale gli fa presente che prima di fare una mossa del genere occorre coinvolgere Zaia. Qualcosa però va storto, perché a quanto pare nessuno avvisa il governatore, né gli avvocati. Ciononostante tre giorni dopo la lettera viene comunque spedita.
Zaia appunto non lo sa e intanto raccomanda a Toniolo di mandare la relazione di Clementi ai pm lagunari. Il presidente ribadisce che il parere, ottenuto gratuitamente dal virologo, smonta le accuse di Crisanti sull'alta mortalità veneta causata dal presunto utilizzo sbagliato dei tamponi rapidi. Non a caso vengono inseriti pure due articoli di The Lancet e Science sul tema, ritenuti favorevoli alla tesi sostenuta dalla Regione, nel plico indirizzato ai magistrati, che viene consegnato a mano per essere certi che arrivi a destinazione.


LA SEDUTA
Arriva l'11 maggio, giorno in cui è fissata l'attesa seduta del Senato accademico, che vede come ultimo punto all'ordine del giorno il documento sulla libertà di ricerca. Il verbale pubblicato dal Bo ne ricostruisce minuziosamente l'esito: il rettore Rizzuto annuncia che è pervenuta non solo la nota di precisazione di Azienda Zero, ma anche una lettera di Crisanti, il quale ritiene opportuno, «con la speranza di evitare possibili conflitti, congelare la mozione». Dopo un po' di dibattito sulla patavina libertas, i senatori accademici accettano di sospendere la clamorosa iniziativa.
L'indomani Zaia legge la notizia sui giornali e va su tutte le furie con Toniolo, come emerge dall'intercettazione svelata da Report sullo «schianto» di Crisanti: «È un anno che prendiamo la mira a questo... e voi andate a togliergli le castagne dal fuoco?». Il resto è cronaca di questi giorni, con il Covesap che torna a tuonare: «Basta omertà sulla sanità in Veneto».

 

Ultimo aggiornamento: 17:12 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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