Padova, è boom di ricoveri per il virus West Nile: 49 i casi accertati

Mercoledì 3 Agosto 2022 di Elisa Fais
L'Azienda ospedaliera di Padova
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PADOVA - Nel giro di poco più di 20 giorni l’Azienda Ospedale - Università di Padova ha dovuto fronteggiare un’ondata di ricoveri per West Nile virus. L’emergenza legata alla “febbre del Nilo” continua a destare preoccupazione nel Padovano, finora sono 49 i casi accertati di positività riscontrati su tutto il territorio.

Massimo l’impegno sul fronte dell’assistenza da parte di via Giustiniani. L’ospedale, finora, ha prestato cure mediche a 19 pazienti positivi al virus. Attualmente 12 i ricoverati, sei i dimessi e un assistito è stato preso in carico a livello ambulatoriale.

Il contagio si diffonde

«In questi giorni la pressione della West Nile sulle strutture dell’ospedale è progressivamente aumentata - dichiara il direttore generale, Giuseppe Dal Ben -. Da qualche singolo caso, che si poteva ritenere sporadico, siamo oggi a più di 10 persone ricoverate, 12 per l’esattezza, in una fascia di età dai 30 agli 80 anni. Solo negli ultimi tre giorni abbiamo avuto otto conferme di positività in pazienti che abbiamo ricoverati per i gravi sintomi della West Nile presso le nostre strutture». Il contagio, dunque, continua a diffondersi. «Devo ringraziare il personale del laboratorio di analisi, che sta lavorando a pieno regime per poter arrivare a confermare nel più breve tempo possibile questi i casi sospetti - aggiunge Dal Ben - si tratta di pazienti che accedono in ospedale con un malessere spesso diffuso, con i tipici sintomi di una forte influenza, talvolta con abbinati anche fenomeni neurologici. È bene richiamare alla prudenza, la malattia in questo periodo non scherza, con una diffusione a macchia di leopardo nell’intero territorio, favorita forse anche dalle condizioni meteorologiche».

Le cure

Non esiste una terapia specifica per la febbre West Nile. Nella maggior parte dei casi, i sintomi scompaiono da soli dopo qualche giorno o possono protrarsi per qualche settimana. Nei casi più gravi è invece necessario il ricovero in ospedale, tre i pazienti che sono stati ricoverati in terapia intensiva in Azienda ospedaliera. Gli altri (con febbre, sintomi neurologici o encefalite lieve) sono stati affidati alle cure dei reparti di Malattie infettive o di Neurologia. «Nel reparto di Malattie infettive eravamo molto concentrati sul Covid - commenta la direttrice Annamaria Cattelan - ma in questi giorni la West Nile ha soppiantato per presenze il virus precedente, impegnando ora molte energie del nostro reparto. Attualmente non c’è una terapia d’elezione, curiamo i sintomi e nel caso di meningiti e meningoencefaliti si interviene con farmaci ad hoc per contenere gli effetti sul sistema nervoso centrale».

I controlli

L’invito è di non ignorare i campanelli d’allarme. «È bene non procrastinare l’arrivo in ospedale, nel caso si abbia importante febbre con cefalea, nausea, vomito, o stato confusionale. La malattia colpisce anche i giovani, ma sono le età avanzate quelle più a rischio, quindi i grandi anziani - prosegue la dottoressa Cattelan -. Sono allo studio dei vaccini, che potranno essere molto utili, ma al momento ci basiamo sulla prevenzione». Il periodo di incubazione dal momento della puntura della zanzara infetta varia fra 2 e 14 giorni, ma può essere anche di 21 giorni nei soggetti con deficit a carico del sistema immunitario.

Ultimo aggiornamento: 5 Agosto, 12:33 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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