La nuova sfida di Vo': tornare a scuola. Tutto pronto per accogliere Mattarella nel paese che si rialza e indica la via

Sabato 5 Settembre 2020 di Maria Elena Pattaro
Mattarella in visita a una scuola (foto di repertorio). Il presidente inaugurerà l'anno scolastico da Vo'

VO' - Ancora una volta pionieri, ancora una volta simbolo di speranza e di rinascita. È un ruolo a cui Vo’, epicentro veneto dell’epidemia, si è ormai abituato. Dopo aver dimostrato al mondo intero che il Covid può essere tenuto a bada se non addirittura sconfitto, il paesino collinare diventa ambasciatore di un’altra sfida cruciale: tornare a scuola ai tempi del coronavirus. È da qui infatti che il 14 settembre il presidente della Repubblica Sergio Mattarella inaugurerà il nuovo anno scolastico.

LA CAMPANELLA
Ma per i bambini dell’infanzia dell’istituto comprensivo di Lozzo Atestino – di cui Vo’ fa parte – la campanella suonerà già lunedì mattina. Gli alunni delle elementari e delle medie di Vo’ torneranno in aula giovedì 10 settembre. Ieri per la scuola Guido Negri è stata un’altra giornata di preparativi. Alle 8.30 arrivano i 120 banchi monoposto del commissario straordinario per l’emergenza Covid Domenico Arcuri. Gambe in metallo, ripiano in legno ignifugo, sottobanco per riporre i libri. Non ci sono i militari dell’esercito a consegnarli, come era sembrato in un primo momento, ma gli operai della ditta Mobilferro di Trecenta (Rovigo) aiutati dagli Alpini, che li posizionano nelle poche aule ancora vuote. Le altre sono già state allestite: alcune con i tanto discussi banchi con le rotelle, altre ricordano invece una schermata di Tetris perché banchi trapezoidali dai colori accesi sono uniti a piccoli gruppi: un gioco di incastri per assicurare il metro di distanza tra bocca e bocca.



SCHERMO E BANCHI COLORATI
Ma è l’atrio al piano terra a catturare con il suo allestimento innovativo: da una parte pouf colorati «in tessuto virucida» – sottolinea la maestra Isabella Fattoni. Gli sgabelli sono disposti in cerchio, a formare l’Agorà: è questo lo spazio in cui ci si confronta e si concordano le regole da rispettare. Dalla parte opposta, dietro i pannelli fonoassorbenti, un grande schermo e gruppi di banchi colorati in cui prenderanno vita i laboratori di coding, robotica, origami. A guardarlo oggi sembra impossibile che sette mesi fa qui nell’atrio ci fosse un punto prelievi, con medici e infermieri in assetto anti Covid. Per ben tre volte i 3.300 abitanti di Vo’ si sono sottoposti a screening, dando un preziosissimo contributo alla ricerca. Tempo pochi giorni e dalla porta in vetro entreranno finalmente i ragazzi. «Grazie alla didattica a distanza il filo non si è mai interrotto» – spiega la maestra Lorena Bruscaggin, che è anche la responsabile Covid per l’istituto. «Ma l’emozione di rivedere i ragazzi è grande». Per un attimo la voce le trema in gola. Per tutti questi mesi le classi si sono incontrate solo online. L’istituto comprensivo è stato il primo in Italia ad avviare la didattica a distanza, già a fine febbraio, quando Vo’ è stato blindato dopo la scoperta dei primi due casi di contagio. La voglia di rivedere gli alunni è purtroppo intrecciata all’amarezza di dover rinunciare a tutte quelle attività che coinvolgevano e “mescolavano” le classi e alla paura dei contagi. L’aula Covid, in cui gli alunni sospetti aspetteranno in isolamento l’arrivo dei genitori, per quanto allestita in modo accogliente, è lì a ricordare che il virus resta in agguato.

UN PO' DI TIMORE
«L’obiettivo primario è salvaguardare la sicurezza dei ragazzi» afferma la docente e stavolta la sua voce è ben salda. Cristian, che tra pochi giorni comincerà la quinta elementare non vede l’ora a di rivedere i compagni «eppure da qualche notte non chiude occhio – racconta mamma Marica – vuol dire che un po’ di timore c’è per questo nuovo anno scolastico». Tante le incognite e le responsabilità, ma anche le occasioni per dimostrare che con la collaborazione e il senso civico di tutti, ce la si fa. Sembra di intuire questo pensiero negli sguardi concentrati del dirigente scolastico Alfonso D’ambrosio e del sindaco Giuliano Martini, presenti alla consegna dei banchi. Il primo cittadino ha un appuntamento a Codogno, dove incontrerà per la prima volta il sindaco dell’altro Comune simbolo dell’epidemia. Ma si ferma un po’ nel cortile della scuola osservando gli operai che scaricano i banchi e quelli che stanno finendo di montare il palco della Rai da cui il 14 parleranno le autorità. «Abbiamo chiesto che il presidente Mattarella passi in Municipio per un saluto alla cittadinanza. Sarebbe un gesto molto bello». Per ora non ci sono conferme, così come resta soltanto una voce la presenza del governatore Luca Zaia lunedì mattina per la campanella della scuola dell’infanzia. Se c’è una certezza in questo affollato calendario di settembre è la riga rossa tirata sulla Festa dell’Uva, una tradizione radicata che con la sfilata di carri allegorici fatti con gli acini attirava ogni terza domenica di settembre migliaia di persone.



VIGNETI E CANTINA
«Abbiamo deciso di annullarla perché il rischio di assembramenti era troppo elevato» – spiega il sindaco, che sa bene di avere gli occhi puntati. «Non possiamo predicare bene e razzolare male, proprio noi – prosegue ripensando ai tanti sacrifici fatti da Vo’ in questi mesi –. È una scelta sofferta ma dettata dal senso di responsabilità, anche dal punto di vista della spesa pubblica: investire somme notevoli in un evento senza poi renderlo accessibile a un folto pubblico non ci sembra corretto. Useremo i soldi risparmiati per progetti più utili dedicati ai nostri ragazzi». Lungo la provinciale i trattori con i carretti ricolmi d’uva fanno la spola tra i vigneti e la Cantina sociale dei Colli Euganei, che raccoglie circa 700 soci. Vo’ è il paese del vino e della trachite, come ricorda una scritta all’ingresso del centro collinare e la vendemmia, iniziata a fine agosto, è in piena attività. «Le uve Chardonnay, Pinot Bianco e Pinot grigio sono già state incantinate, adesso stiamo raccogliendo le varietà Merlot e Serprina. Avremo un’annata interessante – spiega il direttore del Consorzio Alessio Equisetto –. L’anno scorso abbiamo raccolto poco meno di 100mila quintali di uve, quest’anno la quantità è inferiore ma la qualità è molto buona». Da quei grappoli nasceranno i vini Doc e Docg. Anche quelli a marchio Vo’, che oltre a deliziare il palato aiutano la ricerca contro il coronavirus. Per ogni bottiglia venduta, infatti, un euro viene devoluto all’équipe di ricercatori dell’Università di Padova coordinata dal professor Andrea Crisanti. Sul sito istituzionale del Consorzio il “contatore” segna 63.063 euro raccolti, dato aggiornato al 20 di agosto. «Abbiamo l’alcol che ci protegge» – aveva detto scherzando Niki Sinigaglia quel fatidico 21 febbraio in cui tutto è iniziato ai microfoni di una giornalista interdetta. In un certo senso aveva ragione: Vo’ ha trovato il modo di contribuire, anche attraverso il suo prodotto più tipico, a trovare un rimedio contro il virus. Oggi la battuta del giovane vadense, colto alla sprovvista mentre si gustava uno spritz con due amici, è diventata un adesivo sulla vetrina della Locanda al sole, dove Adriano Trevisan e Renato Turetta si davano appuntamento per giocare a carte. Sono loro i primi due casi accertati del cluster di Vo’ e Trevisan, morto a 77 anni la sera del 21 febbraio, è anche la prima vittima italiana ed europea di Covid-19. L’amico renato Turetta si è spento a distanza di qualche settimana. La terza vittima è Andreina Santimaria, morta a 83 anni.

DAL LOCKDOWN A OGGI
Ma senza lockdown, tamponi di massa per individuare anche gli asintomatici e isolarli, il cluster di Vo’ avrebbe raggiunto cifre ben più drammatiche. Invece su 3.300 abitanti i contagi totali sono soltanto 89, di cui due attualmente positivi, frutto di vacanze passate in zone a rischio: la Croazia, nel caso dell’ultima ragazza colpita. Dal suo ambulatorio di viale Rimembranza il medico di base Luca Rossetto, 63 anni, descrive la saggezza con cui i cittadini di Vo’ hanno affrontato e continuano ad affrontare l’emergenza Covid. «Non vedo da parte loro né una tranquillità assoluta rispetto ai rischi di contagio né un timore irrazionale. E questo è fondamentale, anche nel facilitare il nostro lavoro di medici di base, in un momento come questo» afferma Rossetto, che lavora a Vo’ da trent’anni e il coronavirus lo ha sperimentato sulla propria pelle: è stato infatti il primo medico ad ammalarsi di Covid-19 in Veneto, finendo ricoverato all’ospedale San Bortolo di Vicenza. Cinque giorni in reparto e poi due settimane in isolamento, anche se in realtà lui e gli altri due colleghi si erano isolati volontariamente dal 21 febbraio, in via precauzionale. Li hanno sostituiti tre giovani medici volontari: Maria Teresa Gallea, Luca Sostini e Paolo Simonato, che per questo loro gesto di dedizione sono stati nominati Cavalieri della Repubblica.

GENTE SEMPLICE
«Quando sono rientrato in ambulatorio, appeso alla porta ho trovato un biglietto di bentornato e di ringraziamento che mi ha commosso» racconta Rossetto. «Vo’ una terra di storia, Vo’ il paese dei vigneti, Vo’ il paese della gente semplice» così i cittadini si erano definiti nella dedica. Quasi sette mesi dopo, Vo’ è anche il paese che si rialza e indica la via. 

Ultimo aggiornamento: 08:54 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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