Padova in vino. Le eccellenze del territorio in Fiera. «Diamo voce ai piccoli produttori»

«Perché in Veneto? Perché si beve» scherza Marco Ramunno, 35 anni, titolare di Arte nel vino

Domenica 26 Marzo 2023 di Silvia Moranduzzo
Padova in vino

PADOVA - C’è chi commercia solo vini francesi, chi è nato da poco e chi arriva da lontano. Cosa hanno in comune? Sono piccoli produttori, eccellenze nascoste che altrimenti si faticherebbe a scoprire. Chiude oggi Padova in vino, organizzata da Arte nel vino, per la prima volta nella città del Santo.

Cinquanta aziende, 300 etichette, occupa metà del padiglione 11 della Fiera di via Tommaseo. Solo venerdì si sono registrati 500 ingressi e 60 accrediti gratuiti di albergatori, ristoratori e commercianti. E più di qualcuno ha comprato diverse casse di vino usufruendo del Kpoint di Poste Italiane che permette di ricevere le bottiglie gratuitamente a casa.

Dare voce alle piccole aziende

«Perché in Veneto? Perché si beve» scherza Marco Ramunno, 35 anni, titolare di Arte nel vino. «Siamo nati come marchio nel 2009 e abbiamo cominciato con piccoli eventi nelle enoteche di Milano, wine festival di due ore – spiega – Poi ci siamo cimentati con le fiere del vino, del gin, del Giappone, del tartufo. Poi alcune aziende che ci seguono si sono dimostrate interessate a espandere il mercato nel Nord Italia e così ci siamo messi alla ricerca del posto più adatto». E il posto più adatto si è rivelato Padova. Talmente adatto che sono già state prenotate le date per marzo del prossimo anno con l’idea di allargarsi: occupare tutto il padiglione, realizzare degli showcooking. «Preciso che siamo una cosa completamente diversa rispetto al Vinitaly – continua Ramunno – Noi abbiamo dei prezzi più bassi, qui si possono comprare bottiglie e diverse aziende propongono degli sconti specifici. Diamo voce alle piccole aziende. I grandi marchi ci sono ma non agli stand, alle degustazioni e alle master class».

Gli stand

Petit Vigneron ha sede a Villorba (Treviso) e commercia in via esclusiva vini francesi di piccoli produttori che altrimenti resterebbero sconosciuti. Piccole stelle nel cielo dell’enologia. «Trattiamo vitigni autoctoni che altrimenti non arriverebbero nel mercato italiano – spiega Flavio Bordin – I prezzi non sono eccessivi e trattiamo solo produttori certificati. Si deve sfatare l’immagine per cui la Francia produce solo vini costosi. Il Vinitaly? Preferisco le fiere più piccole, credo siano più adatte per spiegare il nostro prodotto». Ci sono anche aziende giovanissime, come la Monte Viale, nata nel 2020 scommettendo contro tutti e la pandemia. «Siamo un’azienda a conduzione familiare – dicono Mariagiulia e Giacomo Boldrin – Produciamo sui Colli Euganei e sui Colli Berici. Per noi è ancora presto per fiere più grandi ma questo è un buon palco per farsi conoscere, ci dà visibilità sul nostro territorio. Aprendo abbiamo fatto un salto nel buio e una sana pubblicità non può che far bene». C’è chi ha fatto ancora più strada. Come le Cantine Agresti di Andria, in Puglia. Che oltre al vino accompagnano gli assaggi con ottimi taralli. «Abbiamo tra gli altri un Nero di Troia in barrique e un rosè da vitigno bombino pugliese che può accompagnarsi a tutti i pasti – elencano Bassem Ayeb e Loris Zara – Una fiera piccola secondo noi permette di vedere meglio quello che c’è. Si fa un giro, si torna indietro, si riesce a parlarsi. Siamo pochi ma buoni». Non resta che aspettare marzo 2024. Cin cin. 

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