Diocesi, un buco da 600mila euro. ​Bilancio in rosso: immobili in vendita

Domenica 22 Settembre 2019 di Alberto Rodighiero
IL VESCOVO Monsignor Claudio Cipolla
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PADOVA - La Diocesi chiude in rosso anche il bilancio 2018 e il Vescovo lancia un grande piano delle alienazioni. Il patrimonio immobiliare della Chiesa padovana, infatti, vale circa 130 milioni di euro. Nonostante un sensibile miglioramento rispetto al passato (il bilancio del 2017 ha registrato una perdita di esercizio di 872.719,73 eur ) anche l’anno scorso i “conti” della chiesa padovana hanno registrato il segno meno. Il rendiconto gestionale 2018, infatti, si è chiuso con proventi pari a 9.932.961 euro a fronte di 10.568.364 euro di costi, con un disavanzo di 635.403 euro.

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All’Opera della Provvidenza di Sant’Antonio di Sarmeola la Diocesi, con in testa il Vescovo Claudio Cipolla, ha presentato il “Rapporto annuale 2018” con un’analisi dei “beni immobili” di 13 enti diocesani, ovvero: Diocesi, Antoniana srl, Associazione universale Sant’Antonio, Casa del Clero, Centro universitario, Collegio  Gregorianum, Movimento Apostolico Diocesano, Opera Diocesana Adorazione Perpetua, Opera Achille Grandi, Opera Casa Famiglia, Opera Nostra Signora di Lourdes, Seminario vescovile e Villa Immacolata. L’analisi è stata realizzata da realizzata dalla Sinloc per ipotizzare un piano di valorizzazione e razionalizzazione dei beni della Curia.

LA SITUAZIONE
Il patrimonio mappato (di cui non fanno parte le proprietà delle singole parrocchie, gli edifici di culto e i monumenti) risulta per 66 complessi immobiliari di circa 130 milioni di euro.
Ma la lettura del dato va abbinata alla situazione oggettiva che evidenzia alcuni aspetti: gran parte degli immobili non danno reddito perché sono funzionali alla missione della Chiesa, c’è un sottoutilizzo di alcuni immobili e spazi, ci sono locazioni ed entrate con incapacità di copertura dei costi immobiliari per alcune realtà, oltre alla mancanza di adeguati accantonamenti per manutenzioni straordinarie e alla necessità di interventi di messa a norma e adeguamento.

IL PROBLEMA
A titolo di esempio, su 100.000 metri quadri di beni, 45.000 sono destinati a uso istituzionale e, quindi, non producono un solo euro di guadagno, mentre solamente 14.500 metri quadri hanno destinazione commerciale, 22.600 residenziale e 10.000 direzionale. Il saldo gestionale nonostante 2 milioni di euro incassati grazie agli affitti, è di appena 700 mila euro. Troppo poco. Non solo. Per adeguamenti e manutenzione si registra la necessità di reperire 20 milioni di euro. Soldi che la Chiesa padovana non ha in cassa. Anche a fronte di questo, ieri il vescovo ha annunciato un grande piano di alienazioni che potrebbe essere pronto tra un anno. «Dobbiamo partire da presupposto che tutto non può essere mantenuto in queste condizioni – ha spiegato monsignor Cipolla – Ora dobbiamo capire cosa per noi deve essere mantenuto e che cosa si può alienare».

LE SCELTE
«Ad oggi, non abbiamo individuato gli immobili da mettere sul mercato – ha aggiunto – di certo non possiamo pensare di vendere il seminario o la Curia.

Lo stesso discorso vale per le chiese. Come prima cosa cercheremo di razionalizzare gli spazi attualmente occupati e poi si ragionerà su che cosa vendere». Sempre sul fronte delle alienazioni, ieri il rettore del Seminario Giampaolo Dianin, ha annunciato che a luglio è stato firmato un atto transattivo con la società bergamasca Trifoglio spa per la cessione dell’ex seminario minore di Tencarola. Un atto che, in teoria, dovrebbe sbloccare una vicenda che si trascina ormai da quasi 20 anni. Quanto ai tempi per arrivare a un rogito, però, Dianin ha preferito astenersi da ogni previsione.

Ultimo aggiornamento: 18:34 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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