Padova. L'ateneo e la città tra spazio e tempo: Padua UniverCity racconta la crescita del Bo

Presentato il nuovo progetto: una mappa geografica animata, consultabile sul web, che svela otto secoli tra passato e futuro

Mercoledì 26 Ottobre 2022 di Marco Miazzo
I cartelloni esposti a Geografia di Padua UniverCity

PADOVA - Un ateneo che cresce, di pari passo con la città in cui vive, creando di anno in anno nuove reti e nuove connessioni oltre confine. È questo il cuore pulsante del nuovo progetto geografico dell'università, che raccoglie il lavoro corale di 50 studiosi, dando vita a quella che di fatto è una mappatura di 800 anni di storia. Tempo, spazio e persone diventano protagoniste di un'unica anima in Padua UniverCity. L'analisi mette in luce come il Bo, in otto secoli, ha plasmato e arricchito il tessuto urbano della città, alimentando flussi di persone su scala regionale, nazionale ed europea, stimolando scambi di idee e attivando collaborazioni a livello planetario. Accedendo alla piattaforma univercity.800anniunipd.it è possibile seguire tramite cartine e grafici interattivi la poderosa crescita storica e l'articolazione spaziale di un'università che è cresciuta con la città stessa per aprirsi poi a tutto il mondo. «Padua UniverCity è un momento importante in cui i nostri progetti di ricerca e terza missione vengono trasmessi al pubblico più ampio - dichiara Andrea Carausi, vice direttore del dipartimento di Scienze Geografiche - è un'occasione per noi universitari di riflettere e capire chi siamo, da dove veniamo e dove stiamo andando.

Inoltre, questo progetto ci dice che l'università è un bene comune che non appartiene solo a chi ci studia e ci lavora, ma a tutta la comunità padovana e non solo».

Lo sviluppo in città

La prima sezione della piattaforma (Forma Urbis) presenta l'espansione fisica dell'ateneo dentro e oltre la città di Padova, ricostruendo i momenti salienti del suo sviluppo edilizio: nel 1222, anno di registrazione notarile dello Studium Patavinum, non esisteva una vera e propria sede, poiché i docenti facevano lezione nelle loro abitazioni o utilizzavano ambienti messi a disposizione da conventi, dal comune o affittati dalle organizzazioni studentesche. Solo nel 1399 venne donata una casa nei pressi del Santo, ma la vera svolta arriva nel 1493 quando i giuristi acquisiscono alcuni ambienti collocati nel Hospitum Bovis, attuale Palazzo Bo. Negli anni della Serenissima si ebbe un grande cambiamento nell'organizzazione edilizia, Venezia acquisì tutti gli immobili della corte del Bo riunendo tutte le attività di studio e approvando la costruzione dell'Orto Botanico. Fino al 1900 la superficie coperta dall'Università si aggirava attorno ai 5.000 mq, solo nell'ultimo secolo si sono moltiplicate le sedi: tra inizio e metà '900 si arrivò a coprire 181.809 mq comprando terreni nella zona del Portello e costruendo il Liviano, venne inoltre realizzato l'Osservatorio di Asiago, prima sede esterna all'università. Con il dopoguerra l'edilizia universitaria ebbe un boom, vennero potenziate le strutture al Portello e venne realizzato il polo ospedaliero. Prosegue anche lo sviluppo di complessi fuori città come Bressanone, Legnaro, Chioggia e Verona (università autonoma dal 1982). A fine anni '90 il Bo si estendeva per 480 mila mq avendo costruito il campus lungo il Piovego e la sede di Agripolis a Legnaro. Il secolo di svolta rimane il '500, da quel periodo i due perni dell'Università sono Palazzo Bo e Orto Botanico. Dal primo parte l'espansione edilizia, oggi 100 volte più estesa di allora (oltre 787.000 mq) con gli ambiziosi progetti di Voltabarozzo e la Caserma Piave Futura; dal secondo l'espansione delle aree verdi urbane ed agricole, che oggi superano i 135 ettari, il doppio della superficie edificata.

Gli studenti

Dalla seconda sezione (Persone) si evince che l'evoluzione storica delle iscrizioni segna un aumento esponenziale solo nell'ultimo secolo: fino agli inizi del '900 frequentare l'università era privilegio riservato a poco più di 1.500 studenti, mentre oggi gli iscritti arrivano a quota 70 mila. Incrociando i dati sulle provenienze degli iscritti gli studiosi del dipartimento di Geografia hanno notato come la capacità di attrazione dell'ateneo si riverbera in primis sul tessuto urbano limitrofo: gli studenti provenienti da Padova e provincia nel 2020 sono il 27.3%, dalle altre province venete proviene il 52% degli iscritti mentre oltre il 20% proviene da altre regioni. Anche l'internazionalizzazione fa segnare ottimi risultati: sono circa 3.000 gli studenti Erasmus, mentre la terza sezione (Rete) mostra che la pagina web dell'università conquista l'attenzione di tantissimi ad Oriente. Oltre alla piattaforma web, sarà inoltre possibile visitare gratuitamente la mostra a Palazzo Wollemborg, sede del museo di geografia, dove i dati saranno esposti fino al 20 novembre.

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