Università, consulenze private: condannato il prof Cossu, deve risarcire 620mila euro

Sabato 25 Marzo 2023 di Gabriele Pipia
Il Palazzo del Bo e il prof. Raffaello Cossu

PADOVA - Aveva un rapporto di esclusiva con l’Università di Padova, ma per sette anni ha ricevuto importanti incarichi libero professionali per conto di Comuni e società private in tutta Italia. Il professor Raffaello Cossu, docente emerito del Bo dopo essere stato per 14 anni presidente del corso di laurea in Ingegneria per l’ambiente e il territorio, è stato condannato dalla Corte dei Conti a risarcire l’Università di Padova con 621.584 euro
Il professor Cossu, che proprio oggi compie 75 anni, è originario di Sassari e vive a Venezia. È considerato un grande esperto a livello mondiale di ingegneria sanitaria e ambientale e per questo motivo nella sua prestigiosa carriera ha organizzato una lunga serie di convegni internazionali dirigendo anche importanti riviste di settore. Ora però deve fare i conti con la sentenza depositata ieri dalla Corte dei Conti (sezione del Veneto). 
 

L’ACCUSA
La Procura erariale aveva chiesto il risarcimento di 902mila euro sommando sia gli importi non versati all’ateneo sia il danno erariale. Gli accertamenti erano stati svolti dal Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza e gli atti erano stati trasmessi alla Procurare erariale nel 2018. Da quelle carte risultava che il professor Cossu, docente a tempo pieno all’università di Padova dal 2008, nel periodo 2012-2018 abbia svolto una grande mole di «lavoro extraistituzionale incompatibile con il suo rapporto di lavoro». 
 

GLI INCARICHI
Nella sentenza della Corte dei Conti si parla di «incarichi professionali in assenza della prescritta autorizzazione in favore di soggetti privati ed enti pubblici». Gli incarichi citati sono 13 e nell’elenco figurano tra gli altri quelli per il Comune di Sassari, per quello di Montichiari e per la società Hera Spa. 
«Per alcuni di essi la Procura dava atto dell’esistenza di autorizzazioni rilasciate dall’università - si legge ancora nella sentenza -, riferibili però solo a parte delle prestazioni eseguite o per un impegno preventivato risultato di fatto inferiore a quello effettivo. Tali incarichi, sempre a dire della Procura, erano stati svolti mediante l’utilizzo di una stabile organizzazione e con uno studio professionale articolato con una sede legale e amministrativa a Sassari e una sede operativa a Padova». 
Per la Procura erariale «non vi era dubbio circa la consapevolezza delle violazioni perpetrate, avendo egli accettato e svolto incarichi evidentemente incompatibili con il regime giuridico prescelto del tempo pieno». Secondo la Procura c’era anche «un intento doloso a celare all’amministrazione datrice di lavoro la reale natura e la consistenza dell’attività extraistituzionale svolta». 
 

LA DIFESA
Per la difesa, rappresentata dai legali Andrea De Bonis del Foro di Potenza e Franco Zambelli del Foro di Venezia, «il prof Cossu aveva sempre adempiuto con assiduità e puntualità a tutti i suoi compiti istituzionali, tanto da ottenere diversi riconoscimenti da parte dell’Ateneo e ottime valutazioni da parte degli studenti». 
La difesa contesta la tesi della continuità di questa attività extraistituzionale. «Non aveva più assunto incarichi tipici della professione di ingegnere quali quelli di progettazione e direzione dei lavori e anzi aveva abbandonato tutti quelli precedenti e incompatibili che curava per conto di committenti privati». 
Sempre secondo i legali difensori «le saltuarie consulenze svolte costituivano prestazioni di natura altamente scientifica, come tali anche retribuite con un elevato costo di 400 euro all’ora, e dovevano ritenersi ammissibili e lecite non essendovi alcun rapporto tra l’ammontare elevato dei compensi percepiti e la supposta abitualità e continuità della prestazione. Le consulenze contestate erano solamente 16 tra il 2009 e il 2018, quindi 2 all’anno, e avevano richiesto un impegno di 2-3 giorni massimo ciascuna». E le sedi? «A Sassari ha la sua sede fiscale e a Padova ha a disposizione una piccola foresteria, ma la modesta attività professionale veniva svolta nella sua casa di Venezia» 
La Corte dei Conti nelle 74 pagine di sentenza ricostruisce tutti gli incarichi e condanna a pagare 621.584 euro. 
 

Ultimo aggiornamento: 26 Marzo, 10:39 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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